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12 Giugno 2024

L’Ospedale del Futuro, il libro di Paolo Colli Franzone

La seconda edizione del “Meeting Grandi Ospedali”, tenutasi a Napoli il 29 e 30 maggio, è stata la sede naturale per la presentazione del quarto libro di Paolo Colli Franzone “L’Ospedale del Futuro”. Una Visione di Innovazione e Umanizzazione delle cure che l’autore illustra in questo articolo


L’Ospedale del Futuro, il libro di Paolo Colli Franzone

La seconda edizione del “Meeting Grandi Ospedali”, tenutasi a Napoli il 29 e 30 maggio, è stata la sede naturale per la presentazione del quarto libro di Paolo Colli Franzone “L’Ospedale del Futuro” (Edizioni EDRA). Una Visione di Innovazione e Umanizzazione delle cure che l’autore illustra in questo articolo per Sanità33.

“Ho iniziato a pensare più di un anno fa al libro, in un clima caratterizzato da un mix di euforia per i fondi PNRR in arrivo per la modernizzazione degli ospedali sedi di DEA e di preoccupazione rispetto all’effettiva capacità del SSN di avviare una quantità decisamente rilevante di progetti dovendosi barcamenare tra i mille vicoli della burocrazia e del codice degli appalti.
L’idea era tentare di definire l’ospedale del futuro, giungendo poi a declinarlo nelle sue varie peculiarità, con particolare riferimento al ruolo determinante delle tecnologie (informatiche, ma non solo) e alla necessità di ridisegnare in chiave digitale i processi di diagnosi, terapia e cura. Perché l’Ospedale del futuro non è solamente un fatto progettuale e costruttivo, non è solo una gran bella notizia per le imprese di costruzioni e per i produttori di attrezzature sanitarie.
Il combinato disposto fra risorse PNRR e riforme (a partire dal DM 77) pone le basi per un SSN prossimo venturo caratterizzato soprattutto da “nuovi approcci”: il potenziamento della sanità territoriale, la trasformazione in chiave digitale, e per l’appunto i “nuovi ospedali” o, per essere ancora più precisi, i nuovi modi di concepire l’ospedale e di interpretare le varie professioni sanitarie.

Uno degli elementi più dirompenti che caratterizzeranno il futuro dell’ospedale (ma, più in generale, il futuro della Clinica) ha a che fare con il modus operandi del medico: sempre meno “one man show”, sempre più “costretto” a lavorare relazionandosi coi suoi colleghi di altre specialità, perché avremo sempre più degenti “complicati”, caratterizzati da patologie concomitanti difficilmente gestibili “una per volta”.

Gli ospedali di nuova costruzione assomiglieranno pochissimo ai loro antenati: l’ospedale del futuro sarà, in estrema sintesi, un concentrato di novità sotto parecchie dimensioni:
• la collocazione urbanistica: si abbandoneranno progressivamente le collocazioni nelle zone centrali delle città, privilegiando luoghi decentrati (ma comunque vicini alle grandi arterie stradali) e immersi nel verde.
• la destinazione d’uso: i grandi complessi ospedalieri potranno agevolmente “ospitare” strutture territoriali quali le case e gli ospedali di comunità e le COT, avendo cura (come prescrive la legge) di mantenere rigorosamente separate le rispettive gestioni.
• l’intensità di cura: in funzione di quanto enunciato al punto precedente, l’ospedale “in quanto edificio o complesso di edifici” erogherà prestazioni a intensità di cura differenziata. L’unità “core” dell’ospedale si concentrerà sull’alta e altissima intensità di cura, delegando tutte le altre prestazioni alle strutture “ospiti”.
• la morfologia e l’architettura: seguendo il trend già avviato, i nuovi ospedali recupereranno il modello “a padiglioni” articolati per intensità di cura.
• le tecnologie sanitarie: i robot, i carrelli a guida autonoma, i droni per il trasporto interno, le sale operatorie di nuova concezione, le terapie intensive ad assetto variabile, gli armadi farmaceutici “intelligenti”, le soluzioni di queue management e digital signage, le soluzioni di localizzazione e tracciamento, ecc.
• le tecnologie informatiche e telematiche: la telemedicina, i sistemi informativi ospedalieri di ultima generazione, le applicazioni di intelligenza artificiale, ecc.
• la razionalizzazione dei servizi comuni: le unità operative quali ad esempio i laboratori di analisi, le radiologie, la farmacia interna, e così via, saranno messe in comune con le strutture a bassa intensità di cura dislocate all’interno dell’edificio ospedaliero o ad esso contigue.

Molti cambiamenti, quindi, e non solo sotto l’aspetto delle tecnologie e dell’organizzazione dei processi.
Perderà completamente di significato il concetto di “integrazione ospedale-territorio”, semplicemente perché non ci sarà niente da integrare. L’entità Ospedale e l’entità Territorio diventeranno un tutt’uno, anche grazie al fatto che le tecnologie digitali contribuiranno ad abbattere l’unico vero ostacolo a causa del quale non siamo mai riusciti nella loro integrazione: la difficoltà di comunicazione e di condivisione dei dati. L’ospedale cesserà di essere un luogo caratterizzato da confini fisici e discontinuità di processo, diventando un’entità produttrice ed erogatrice di prestazioni indipendenti dal “topos”.

L’ospedale virtuale, in poche parole: struttura capace di gestire contemporaneamente (e con identiche performances ed appropriatezza) degenti e non. 
Questo significa, tra l’altro, rivedere completamente i DRG e i tariffari, perché l’ospedale dovrà essere remunerato anche per le prestazioni erogate verso pazienti “ricoverati a casa loro”.
A proposito: la Telemedicina, a questo punto, diventerà protagonista assoluta non solamente nell’ambito territoriale di gestione delle cronicità. E questo dobbiamo ricordarcelo bene, perché sarà il vero driver capace di far decollare seriamente un SSN realmente efficiente ed efficace.

Ma torniamo al libro, anticipando qui uno dei tanti argomenti trattati.
Parlando di Pronto Soccorso, il termine che più si presta a definirlo meglio è “protezione assoluta”: occorrerà risolvere il problema del numero ancora troppo grosso di accessi impropri. Magari sfruttando le potenzialità di applicazioni digitali quali i “Symptom Checker”, da utilizzare come strumento obbligatorio di pre-triage. E chi non è un codice ad alta priorità (rosso e giallo, per intenderci), se ne dovrà tornare a casa rivolgendosi alle Case della Salute e alla Guardia Medica. Oppure potrà rimanere in PS, dotandosi di molta pazienza (perché finirà in fondo alla coda) e pagando le prestazioni che gli verranno fornite.
Detta così può suonare come un approccio troppo radicale, ma non lo è. È puro realismo, è prendere atto della totale insostenibilità della situazione attuale.

Tutto cambierà radicalmente, nell’ospedale del futuro:
• i laboratori di analisi: si va verso l’accentramento dei laboratori e la contemporanea adozione massiccia di apparecchiature per la diagnostica “di base” al point-of-care. I grandi laboratori saranno sempre più robotizzati, capaci di smaltire in poco tempo quantità crescenti di test in arrivo.
• la diagnostica per immagini: l’intelligenza artificiale supporterà i refertatori nell’analisi accurata delle immagini, individuando e segnalando le aree cui rivolgere particolare attenzione.
• l’anatomia patologica: i vetrini diventeranno digitali, e sarà quindi possibile disaccoppiare il luogo “dov’è il reperto” da quello “dove si stila il referto”, magari costruendo reti di anatomopatologi fortemente specializzati, indirizzando quindi il vetrino digitale verso il miglior refertatore disponibile e specializzato in quel particolare tipo di tessuto e/o di patologia indagata, ottimizzando le risorse aumentando al tempo stesso la qualità del lavoro fatto.
• il blocco operatorio: arriveranno applicazioni software finalizzate alla gestione logistica integrata. Gli attuali silos che caratterizzano i sistemi informativi di blocco operatorio (planning, gestione del percorso preoperatorio, gestione intervento, imaging, rendicontazione amministrativo-contabile, pianificazione e logistica, reporting) verranno sostituiti da soluzioni “all-in-one” fortemente orientate all’ottimizzazione di tempi, spazi e costi.
• la terapia intensiva: i reparti di ICU del futuro saranno, innanzitutto, “silenziosi”. i devices vengono impostati “audio off at the bedside”, con un sistema di primary alarm notification delegata al software applicativo, in modo da arrivare immediatamente all’attenzione del personale di sala senza generare rumore ansiogeno per i pazienti. Le Control Room di ICU diventeranno sistema di comunicazione capaci di gestire gli allarmi, metterli in relazione fra loro, comprenderne la severità, trascurare quelli non significativi e indirizzare quelli severi in modo selettivo a chi li deve vedere e intervenire.
• la farmacia ospedaliera: diventeranno sempre più automatizzate, grazie all’utilizzo di caricatori automatici, di pinze per il picking e di postazioni di allestimento semiautomatico dei cestoni di rifornimento ai centri di consumo. Il passaggio evolutivo successivo sarà l’adozione di un vero e proprio sistema di “just-in-time”: il software di magazzino farmaceutico ospedaliero (aggiornato in tempo reale in seguito alle varie operazioni di carico e scarico) si collega direttamente con i sistemi informativi dei fornitori in modo da rendere automatico il processo di riordino e di conseguente reintegro.
• il reparto di degenza: si abbandonerà la logica di suddivisione dei reparti per specialità/branca, in favore di un modello centrato sulla tipologia di setting terapeutico e assistenziale.
I pazienti saranno classificati e gestiti in funzione del livello di stadiazione della loro patologia e, conseguentemente, sui loro bisogni medici e infermieristici. Questa affermazione implica dinamicità di gestione, con una rivalutazione quotidiana che tenga conto dei progressi/regressi compiuti dal paziente (cosa che già si fa da sempre) alla quale far seguire una riconfigurazione del setting quando necessaria.
Perderà progressivamente di significato la prassi di standardizzazione della durata dei ricoveri in base al semplice DRG, nella misura in cui essa sarà superata dalle evidenze e dalla confidenza che strada facendo verrà attribuita alla medicina di precisione.

Abbiamo capito che le tecnologie digitali giocano un ruolo assolutamente centrale ed esiziale rispetto alla reale possibilità che gli ospedali diventino davvero “del futuro”.
Ma qui subentra un problema in più: l’effettiva capacità del mercato di intercettare i nuovi bisogni e conseguentemente di sviluppare nuove soluzioni realmente performanti e capaci di supportare il cambiamento, in un contesto generale (se parliamo di sanità pubblica e di gare d’appalto) caratterizzato dalla logica del massimo ribasso. Lo abbiamo visto anche col PNRR, quando paradossalmente l’unico problema che non c’era era quello di acquistare a prezzi bassi: non si sa perché, ma anche le gare PNRR per la sanità digitale hanno visto ribassi come se non ci fosse un domani.
Occorre, una volta per sempre, rendersi conto che la “buona” informatica costa.
Occorre, una volta per sempre, selezionare i fornitori premiando la qualità. Altrimenti, sarà ancora una volta un’occasione perduta. E l’ospedale del futuro, per quanto lo possiamo aver progettato con cura, farà fatica a funzionare”.

Paolo Colli Franzone Presidente dell’Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità 

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