sanità
24 Marzo 2023 Si trovano nei policlinici universitari, negli istituti di ricerca dei grandi ospedali, fanno diagnosi e prendono responsabilità a volte importanti, ma non prendono una lira. Anzi pagano, perché sono in formazione. E non sono medici ma laureati in biologia, chimica, fisica, farmacia, odontoiatria, psicologia, medicina veterinaria
Si trovano nei policlinici universitari, negli istituti di ricerca dei grandi ospedali, fanno diagnosi e prendono responsabilità a volte importanti, ma non prendono una lira. Anzi pagano, perché sono in formazione. E non sono medici ma laureati in biologia, chimica, fisica, farmacia, odontoiatria, psicologia, medicina veterinaria. Le borse di studio del servizio sanitario per loro non ci sono o sono così limitate che devono farsi carico della propria specializzazione. Parliamo in tutto di circa 2500-2.600 specializzandi l'anno, che chiedono un riconoscimento, specialmente in una sanità dove i medici sono sempre meno e la presenza del personale è centellinata.
Per loro il microbiologo Andrea Crisanti, già ordinario di microbiologia all’Università di Padova ed in prima linea sin dall’inizio nel contrasto alla pandemia di Covid-19, presenta oggi da senatore Pd un disegno di legge che finanzia gli studi specialistici. «Gli specializzandi della scuola di Microbiologia clinica che dirigevo vivevano due disparità, i medici prendevano una borsa di studio e gli altri non medici no. Questa disparità non va bene, ecco perché il mio disegno di legge per porre rimedio e che presento oggi», ha spiegato Crisanti in una conferenza stampa, la sua prima nella nuova veste politica. «Genetisti che fanno anche diagnosi e sono oggi fondamentali negli screening, microbiologi che durante la pandemia hanno lavorato su milioni di tamponi, farmacisti, oggi sono inseriti nei turni delle strutture del SSN ma lavorano gratuitamente e questo va rivisto. Stiamo parlando di professioni essenziali per il servizio sanitario pubblico». Di qui la proposta di legge 583 sulle borse di studio per gli specializzandi di area non medica, prossima ad iniziare il cammino parlamentare.
A febbraio, da Segretario della 7ª Commissione Cultura al Senato, Crisanti aveva annunciato che almeno 1.500 specializzandi non medici sono equiparati ai laureati in Medicina dal Decreto Interministeriale n. 716/2016 sul “Riordino delle Scuole di specializzazione ad accesso riservato ai non medici” e il 70% dei loro crediti formativi matura in tirocini e pratiche che richiedono almeno 34 ore a settimana in ospedale: ma non beneficiano di borsa di studio, il loro prodigarsi non è remunerato «probabilmente, per la mancanza di adeguate coperture finanziarie». Peraltro, aggiungeva Crisanti, sono state le stesse direttive comunitarie 82/76, 93/16 e 2500/36 ad obbligare gli Stati membri a corrispondere un giusto compenso ai soli medici senza estenderlo alle altre figure professionali. Lo stesso Crisanti era stato protagonista a 8 febbraio di un’interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci, e quest’ultimo nell’occasione ha annunciato un gruppo di lavoro sulle questioni relative alle scuole di specializzazione di area sanitaria non medica, ammettendo come le disparità riguardino non solo il trattamento economico ma le modalità di selezione per l’accesso, le modalità di accreditamento delle Scuole di specializzazione e delle strutture facenti parte della rete formativa delle Scuole stesse. «Dal ministro della Salute Schillaci abbiamo avuto un riscontro positivo sul tema e potrebbe aiutarci nell'iter, come anche l'appoggio di altri parlamentari».
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