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18 Novembre 2024“Per la prima volta è stata trovata un’associazione tra la contaminazione delle micro- e nanoplastiche nelle arterie e le patologie cardiovascolari, che sono una delle principali cause di mortalità nel mondo”. A raccontarlo è il Prof. Raffaele Marfella
“Per la prima volta è stata trovata un’associazione tra la contaminazione delle micro- e nanoplastiche nelle arterie e le patologie cardiovascolari, che sono una delle principali cause di mortalità nel mondo”. A raccontarlo, in un’intervista a Sanità33, è Raffaele Marfella, dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, che ha coordinato la ricerca pubblicata di recente sul New England Journal of Medicine e presentata al Planetary Health Festival, che si è tenuto a inizio ottobre a Verona.
L’esperto osserva che “la presenza di micro- e nanoplastica nell’organismo era già evidente, perché sono state rintracciate particelle nell’utero, nel liquido seminale, nel fegato e nella placenta. Tuttavia, non era stato ancora dimostrato che la presenza di microplastica può determinare un’alterazione dei meccanismi principali di funzionamento dei vari organi e tessuti”. Marfella sottolinea che il problema della plastica “è legato, più che altro, alla sua dismissione, con la plastica che finisce nell’ambiente. Fino a qualche tempo fa – aggiunge l’esperto -, si pensava che la plastica fosse un materiale inerte e che determinasse problemi solo a livello ambientale. Purtroppo, però, si è visto che la plastica viene degradata, cioè ridotta in pezzetti dell’ordine dei micrometri e dei nanometri, che entrano nel corpo umano e possono provocare patologie”.
Lo studio italiano apre a diversi scenari sia a livello di prevenzione che di ricerca. L’indagine evidenzia l’importanza di “fare prevenzione primaria, evitando che la plastica entri nell’organismo, e di agire in prevenzione secondaria, cercando di contrastare i meccanismi attraverso i quali la plastica provoca le malattie”, osserva Marfella. Tuttavia, mentre sulla prevenzione primaria è la politica a doversi impegnare, sulla prevenzione secondaria entra in campo la ricerca scientifica: “Nella nostra università abbiamo creato un centro di ricerca dedicato agli effetti della microplastica sulla salute umana – conclude l’esperto -. Le mission del centro sono identificare i meccanismi che la plastica provoca nel corpo fino ad arrivare alla malattia, individuare dei sistemi per identificare in modo non invasivo la presenza delle microplastiche in determinati organi e trovare eventuali meccanismi terapeutici che possano agire sulla contaminazione, evitando l’insorgenza di patologie”.
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