Usa
22 Dicembre 2025Prezzi dei farmaci, accordo Trump–Big pharma: sconti mirati e impatto limitato sul sistema

Sconti su alcuni farmaci in cambio di incentivi regolatori e alleggerimenti tariffari. È il perno degli accordi annunciati alla Casa Bianca tra l’amministrazione Donald Trump e nove grandi aziende farmaceutiche, nell’ambito della cosiddetta iniziativa “Most Favored Nation”, che punta a collegare i prezzi dei medicinali negli Stati Uniti a quelli praticati in Paesi con costi più bassi.
Le aziende coinvolte sono Amgen, Boehringer Ingelheim, Bristol Myers Squibb, Genentech, Gilead Sciences, GSK, Merck, Novartis e Sanofi, che hanno annunciato riduzioni di prezzo su farmaci per diabete, malattie cardiovascolari, Hiv, epatite B e altre patologie. Gli sconti riguarderanno medicinali acquistati dal governo e da cittadini statunitensi tramite un nuovo portale dedicato, TrumpRx.gov.
In cambio, l’amministrazione ha offerto una serie di incentivi, tra cui la rimozione della minaccia di dazi, benefici regolatori e voucher per accelerare le valutazioni della Food and Drug Administration (FDA) su future domande di autorizzazione. Secondo quanto dichiarato dai funzionari, questi strumenti potrebbero ridurre i tempi di revisione da circa un anno a uno o due mesi.
L’annuncio segue accordi analoghi siglati nei mesi precedenti con altre aziende, a partire da Pfizer, che a settembre aveva inaugurato la nuova fase di intese con l’amministrazione. Complessivamente, le aziende inizialmente coinvolte dall’iniziativa erano diciassette; AbbVie, Johnson & Johnson e Regeneron non hanno ancora annunciato pubblicamente riduzioni di prezzo, ma secondo fonti governative sarebbero prossime a farlo.
Il presidente Trump ha rivendicato l’iniziativa come uno dei principali risultati del suo mandato sul fronte della sanità, sostenendo che anche risparmi limitati possano avere un impatto per i pazienti, e criticando altri Paesi per beneficiare, a suo giudizio, dei prezzi più elevati praticati negli Stati Uniti.
Secondo diversi esperti e analisti, tuttavia, l’impatto complessivo sul sistema sanitario statunitense dovrebbe rimanere contenuto. Medicaid rappresenta una quota relativamente ridotta dei ricavi complessivi delle aziende, e molte delle riduzioni annunciate sono simili a programmi di sconto già esistenti. “Difficilmente questo tipo di accordi produrrà risparmi significativi su scala nazionale”, ha osservato Craig Garthwaite, direttore del programma di health care della Kellogg School of Management della Northwestern University, citato nell’articolo.
Sul piano politico e istituzionale, l’iniziativa ha suscitato critiche da parte di parlamentari democratici, che hanno chiesto maggiore trasparenza sui contenuti degli accordi e hanno sollevato dubbi su possibili scambi impropri tra sconti sui prezzi e vantaggi regolatori. Anche alcuni ex dirigenti FDA hanno espresso preoccupazioni sulla legittimità dei voucher per revisioni accelerate e sui potenziali effetti sulla tutela della sicurezza dei farmaci.
Dal canto suo, l’amministrazione difende il programma, sostenendo che sicurezza ed efficacia restano priorità e che la pressione esercitata sull’industria è necessaria per contrastare l’aumento della spesa farmaceutica, che negli Stati Uniti continua a crescere più rapidamente rispetto ad altri Paesi ad alto reddito.
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