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26 Novembre 2025

Usa, Medicare taglia del 36% la spesa per quindici farmaci

Medicare comunica i prezzi negoziati per quindici farmaci ad alto costo, con una riduzione del 36% della spesa e un risparmio stimato di 8,5 miliardi di dollari dal 2027


Farmaci mecato grafici

Medicare ha annunciato che i prezzi negoziati per quindici farmaci ad alto costo ridurranno del 36% la spesa rispetto ai livelli recenti, pari a circa 8,5 miliardi di dollari in costi netti coperti. I nuovi prezzi entreranno in vigore nel 2027.

Tra i medicinali inclusi figura il semaglutide prodotto da Novo Nordisk, venduto come Wegovy per il controllo del peso e come Ozempic per il diabete. Il prezzo mensile sarà fissato a 274 dollari, rispetto ai 428 dollari netti indicati in un’analisi pubblicata sul Journal of Managed Care and Specialty Pharmacy. Il listino del farmaco è pari a 959 dollari al mese. Sulla base dei prezzi di listino non scontati, i risparmi stimati da Medicare sui quindici farmaci oscillano tra il 38% e l’85%.

Secondo William Padula, professore di economia sanitaria alla University of Southern California, «erano pronti a sedersi al tavolo e a spingere su quei prezzi, ed è ciò che hanno fatto». Le riduzioni più ampie riguardano Calquence di AstraZeneca, Ofev di Boehringer e Ibrance di Pfizer, ciascuno con un taglio superiore a 4.000 dollari rispetto ai prezzi netti stimati.

La negoziazione dei prezzi rientra nell’Inflation Reduction Act approvato nel 2022, che ha introdotto per la prima volta la possibilità per Medicare di concordare i costi dei farmaci con le aziende. Il risparmio previsto per il 2027 supera quello ottenuto nel primo round di negoziazioni concluso lo scorso anno, quando per dieci farmaci era stata stimata una riduzione del 22% della spesa netta secondo un’analisi di Goldman Sachs. Tra i medicinali negoziati in questa tornata figurano anche l’inalatore Trelegy Ellipta di GSK, che avrà un nuovo prezzo di 175 dollari rispetto ai 654 di listino, e il farmaco per la sindrome dell’intestino irritabile Linzess di AbbVie, che scenderà da 539 a 136 dollari.

Alex Schriver, portavoce dell’associazione industriale PhRMA, ha dichiarato che «sia l’Inflation Reduction Act sia i modelli di prezzo basati sulla clausola della nazione favorita rappresentano una politica sbagliata per l’America». Sean Sullivan, professore di farmacia alla University of Washington, ha affermato che «questi prezzi scenderanno al di sotto dei livelli netti attuali. Ci saranno risparmi reali» e ha osservato che altri pagatori potrebbero chiedere alle aziende condizioni analoghe.

La Reuters ricorda che, nonostante le riduzioni ottenute per i primi dieci farmaci negoziati con effetto dal 2026, i nuovi prezzi restano in media più che doppi, e in alcuni casi fino a cinque volte superiori, rispetto a quelli praticati in quattro altri Paesi ad alto reddito. Il processo di negoziazione non considera direttamente i prezzi internazionali, ma richiede la valutazione di diversi elementi, tra cui i dati forniti dai produttori e la disponibilità di terapie alternative.

Il prossimo ciclo di trattative riguarderà altri quindici medicinali, inclusi farmaci somministrati in ambito ospedaliero, e inizierà a febbraio.

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