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Intervista

13 Ottobre 2025

Trapianti, Avenoso: Nuove terapie e linee guida condivise stanno cambiando la vita ai pazienti con GVHD cronica

Il professore dell’Università di Brescia: “L’obiettivo oggi è mantenere l’effetto antitumorale del trapianto riducendo al minimo la tossicità e migliorando la qualità di vita”


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Uniformare la diagnosi, condividere un linguaggio comune e personalizzare sempre più le cure: sono questi i pilastri su cui si fonda oggi la gestione della malattia cronica da trapianto contro l’ospite (cGVHD), una delle complicanze più complesse dopo il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. A spiegarlo a Doctor33 è Daniele Avenoso, professore associato di Ematologia all’Università di Brescia. “Le linee guida nazionali e internazionali – sottolinea Avenoso – ci permettono di parlare tutti la stessa lingua. Avere criteri uniformi di diagnosi e stadiazione significa identificare in modo corretto i pazienti, condividere i dati clinici e applicare terapie coerenti”. Un aspetto cruciale, spiega l’ematologo, perché la cGVHD può manifestarsi con sintomi molto diversi e in momenti differenti del decorso post-trapianto. “Non dobbiamo limitarci al criterio temporale dei 100 giorni tra forma acuta e cronica. Oggi, con i regimi di condizionamento a intensità ridotta, le due forme possono sovrapporsi: riconoscere la fisiopatologia corretta è fondamentale per scegliere la terapia giusta”.



Negli ultimi anni, ricorda Avenoso, sono arrivati in clinica farmaci innovativi – dagli inibitori di enzimi intracellulari agli anticorpi monoclonali – che stanno rivoluzionando l’approccio terapeutico. “Questi agenti permettono un’immunomodulazione più mirata, riducendo l’uso prolungato di corticosteroidi e la tossicità dei vecchi immunosoppressori. L’obiettivo è mantenere l’effetto benefico del trapianto contro la malattia di base, ma spegnere la risposta immunologica patologica”. Particolarmente significativi, aggiunge, sono i risultati ottenuti nel trattamento della cGVHD polmonare, una delle forme più severe. “Abbiamo finalmente farmaci orali capaci non solo di rallentare la progressione della malattia, ma anche di migliorare la funzione respiratoria, rimuovendo parte dei processi cicatriziali”. Secondo le linee guida internazionali, la terapia di seconda linea deve essere introdotta nei pazienti che non rispondono ai corticosteroidi o che mostrano una progressione della malattia. “In alcuni casi – precisa Avenoso – esistono opzioni anche di terza linea, efficaci e ben tollerate, ma il clinico deve sempre bilanciare benefici e rischi: alcuni farmaci possono dare citopenie o aumentare la suscettibilità alle infezioni virali”.

Fondamentale, infine, è il monitoraggio a lungo termine. “La cGVHD è multisistemica e impatta sulla qualità di vita del paziente. Le linee guida ci ricordano di non trascurare nessun aspetto: dall’osteoporosi ai tumori cutanei, fino alla salute cardiologica e sessuale, troppo spesso sotto-dichiarata”. Oggi, conclude Avenoso, la gestione ottimale del paziente trapiantato passa per un approccio multidisciplinare. “Serve un team integrato – ematologi, pneumologi, dermatologi, nutrizionisti e psicologi – che si prenda cura non solo della malattia, ma anche del benessere complessivo del paziente e della sua rete familiare. Perché curare il corpo non basta: dobbiamo prenderci cura della persona nella sua interezza”.


13/10/2025

trapianti
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