sanità
11 Maggio 2023 Le regioni sono in ritardo sulla riforma della medicina del territorio. Case ed ospedali di comunità e centrali operative “Cot” non si vedono ancora. Dopo i rilievi della Corte dei Conti sui ritardi nell’applicare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a certificarlo è l'Agenas in audizione alla Commissione Affari Sociali del Senato
Le regioni sono in ritardo sulla riforma della medicina del territorio. Case ed ospedali di comunità e centrali operative “Cot” non si vedono ancora. Dopo i rilievi della Corte dei Conti sui ritardi nell’applicare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a certificarlo è l’Agenzia dei Servizi sanitari regionali (Agenas) in audizione alla Commissione Affari Sociali del Senato.
Al 31 dicembre 2022 era operativo l’8,5% del totale delle 1430 nuove case di comunità previste. Le “case” attivate a tutto il 2022 in base ai contratti istituzionali di sviluppo (Cis) per sviluppare il Piano erano 122 su 1430, di quelle previste in singole regioni sulla base di accordi di programma con il ministero della salute erano invece operative 111 su 195; solo in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Molise risultavano attive strutture previste dai piani operativi regionali attivati con i fondi PNRR e solo in Lombardia Piemonte ed Umbria risultavano case previste da accordi di programma che utilizzano altre fonti di finanziamento. A fine 2022 inoltre era stato attivato solo il 7,1% degli ospedali di comunità previsti dai piani operativi regionali redatti in base al Pnrr, ed il 27,8% di quelli previsti da accordi sottoscritti al di fuori del PNRR grazie al supporto di fondi regionali e fondi europei di sviluppo regionale: fin qui, per quel che possono, rispondono “presente” Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria ma anche Molise e Calabria. Quanto alle centrali operative territoriali Cot, siamo molto indietro e al 2022 solo il 2,3% di quelle previste da finanziamenti PNRR era attivo mentre era attiva una Cot su quattro di quelle finanziate dalle regioni fuori dal PNRR. I dati sono estratti da una relazione conoscitiva dell’Agenzia sull’ammodernamento del patrimonio edilizio che illustra lo stato d’attuazione della Missione 6 PNRR: un tema che è centrale per il Servizio sanitario a partire dalla legge 502 del 1992 quando furono stanziati 30 mila miliardi di vecchie lire, pari a 15,6 miliardi di euro per ristrutturare edifici ospedalieri ed ambulatoriali ed ammodernare il parco macchine (quest’ultimo ora oggetto di nuovo finanziamento nel PNRR per 4,05 miliardi di euro di fondi dell’Unione Europea). L’indagine racconta come di questi 15,6 miliardi, poco più di 2 siano stati destinati entro il 1996, poco più di 6 tra il ’96 e il 2006, 1,2 in funzione del patto salute 2006-09, 2 miliardi in base alle finanziarie tra il 2008 ed il 2010 e 5 miliardi erogati dalle Finanziarie tra 2019 e 2022 oltre a 113 milioni “extra” elargiti per ristrutturare gli ospedali psichiatrici giudiziari. A livello nazionale, ricorda Agenas, mettiamo “a terra” queste erogazioni sulla base di accordi di programma tra ministero della Salute e singole regioni: accordi che passano al vaglio operativo del Nucleo Verifica Investimenti Pubblici del Ministero stesso, poi al setaccio del ministero dell’Economia ed infine nel dibattito in conferenza Stato Regioni che li ratifica. Agenas sottolinea però che nell’iter post-ratifica iniziano problemi frutto di errori anteriori e successivi, in particolare – al di là di imprevisti contingenti come i contrasti con i comuni, l’eventuale scarso sostegno della regione all’Asl, il cambio di manager regionali o d’azienda sanitaria – il vero problema sarebbe il fatto che quando è sottoscritto l’accordo la progettazione non è ancora in uno stato avanzato. Il binomio regione-azienda crederebbe poco in quello che fa. Altri problemi riguardano la fase attuativa, con imprevisti quali l’aumento dei costi degli interventi, l’emergere di nuovi o diversi fabbisogni, le varianti in corso d’opera, i trasferimenti momentanei di attività sanitarie strategiche in siti che… non sono ancora stati trovati. Infine, ci possono essere difficoltà in sede di rendicontazione.
Con il PNRR allo strumento degli accordi di programma si è sostituito il Contratto istituzionale di sviluppo, ma gli iter non sono cambiati troppo e i problemi sono più o meno gli stessi. In quanto ente di supporto alle regioni, Agenas nel documento si propone come operatore di snodo nel monitoraggio e nella rendicontazione, che relazioni semestralmente al Ministero sullo stato di attuazione dei progetti, in un quadro dove il governo centrale in caso di inerzia regionale – o di altre pubbliche amministrazioni titolate all’accesso ad accordi di programma e CIS – possa esercitare anche poteri sostitutivi nell’interesse della popolazione.
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