sanità
14 Febbraio 2023 "È necessario che le politiche sanitarie operino per garantire un omogeneo accesso alle cure con modelli assistenziali uniformi in tutto il territorio nazionale, e combattano lo stigma e la discriminazione delle persone affette" dalla malattia. È l'appello di Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di neurologia (Sin), in occasione della Giornata internazionale dell'epilessia
"È necessario che le politiche sanitarie operino per garantire un omogeneo accesso alle cure" per l'epilessia "con modelli assistenziali uniformi in tutto il territorio nazionale, e combattano lo stigma e la discriminazione delle persone affette" dalla malattia "attuando percorsi di formazione per operatori sanitari e didattico-informativi per familiari/caregiver e altre figure presenti nella vita dei pazienti, come per esempio in ambiente scolastico e lavorativo". È l'appello di Alfredo Berardelli, presidente della Società italiana di neurologia (Sin), in occasione della Giornata internazionale dell'epilessia che si è celebrata il 13 febbraio.
L'epilessia - ricorda la Sin - è una delle più diffuse condizioni neurologiche croniche che può comparire a tutte le età, anche se ha picchi di comparsa in età infantile e negli anziani. Nei Paesi più industrializzati ne soffre l'1% circa della popolazione, mentre nei Paesi a basso reddito la patologia sembra ancora più diffusa. Nel mondo si stima che vivano circa 50 milioni di persone con epilessia, di cui 500mila-600mila in Italia. La maggior parte delle forme di malattia è gestibile con successo grazie alla terapia farmacologica che oggi si avvale di molti prodotti - circa 30 - che curano le crisi epilettiche con diversi meccanismi di azione e che in genere hanno un buon profilo di efficacia e tollerabilità, soprattutto quelli più recenti. Purtroppo, però, circa un terzo dei pazienti continua a presentare crisi epilettiche nonostante i farmaci: in questo caso si parla di farmacoresistenza, i cui meccanismi biologico-molecolari a tutt'oggi non sono ancora perfettamente noti.
"L'epilessia, soprattutto quando è farmacoresistente, costituisce un vero e proprio imperativo di salute pubblica - spiega Giancarlo Di Gennaro, direttore Uo Centro per la Chirurgia dell'epilessia Irccs Neuromed, Pozzilli (Isernia), coordinatore Gruppo di studio epilessia Sin - Basti pensare che è considerata una malattia sociale fin dal 1965. L'impatto negativo sulla qualità della vita è dato non solo dal fatto che le crisi si presentano improvvisamente e imprevedibilmente, comportando molto spesso perdita di coscienza con conseguente grande vulnerabilità in termini fisici e psicologici, ma anche perché possono associarsi ad altre condizioni mediche, disturbi cognitivi e disagio psicologico, e ciò la porta a essere considerata una sorta di 'malattia sistemica'".
Quando l'epilessia farmacoresistente è di tipo focale, ossia causata da un processo epilettogeno che interessa non tutta la corteccia cerebrale, ma solo una regione limitata che non è sede di funzioni importanti, per i neurologi "è imperativo valutare l'opportunità di un trattamento chirurgico. La chirurgia dell'epilessia - precisano - viene consigliata dopo un'accurata valutazione e consiste nella rimozione dell'area di corteccia cerebrale responsabile delle crisi. Questa opzione terapeutica, da utilizzare in casi ben selezionati, è sostanzialmente sicura e molto efficace. Nei casi non operabili è anche possibile proporre trattamenti di neuromodulazione (per esempio stimolazione vagale o cerebrale profonda) che, pur non risolvendo le crisi, possono ridurne intensità e frequenza in maniera significativa".
Proprio a causa della pervasività dell'epilessia in svariati ambiti della vita, nonché per lo stigma e il pregiudizio che ancora circondano questa malattia per la quale, soprattutto nei Paesi a basso reddito, non esiste un accesso omogeneo alle cure - evidenzia la Sin -l'Organizzazione mondiale della sanità ha attivato l'Intersectoral Global Action Plan (Igap) on Epilepsy and Other Neurological Disorders 2022-2031. Si tratta di un piano decennale dove l'epilessia riceve specifica attenzione e che si pone precisi obiettivi strategici: rendere la gestione di questa patologia prioritaria nelle politiche sanitarie nazionali, fornire diagnosi tempestive e terapie efficaci, attuare strategie di prevenzione, favorire la ricerca e innovazione e rafforzare un approccio di salute pubblica.
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