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02 Luglio 2024

Intelligenza Artificiale e professioni sanitarie, i rischi di una disumanizzazione delle cure

Nell’ultimo numero di Punto Effe il professor Luca Pani, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Miami, condivide in un’editoriale alcune riflessioni sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla sanità, sulla medicina e in particolare sulle professioni sanitarie


Intelligenza Artificiale e professioni sanitarie, i rischi di una disumanizzazione delle cure

Nell’ultimo numero di Punto Effe il professor Luca Pani, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Miami, condivide in un’editoriale alcune riflessioni sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla sanità, sulla medicina e in particolare sulle professioni sanitarie.

Ecco il suo testo

“L'Intelligenza Artificiale (IA) è penetrata nel campo medico così rapidamente e inosservata che sembra che la sua interazione con la professione sia stata accettata senza un'adeguata valutazione. È evidente che le applicazioni di IA si stanno sviluppando a una velocità sorprendente e da recenti pubblicazioni emerge chiaramente ciò verso cui ci stiamo dirigendo. Non tutto è positivo. L'IA può vantare prestazioni straordinarie in termini di velocità, coerenza e precisione, ma tutte le sue operazioni si basano sulle conoscenze derivate dagli esperti del settore. Prendiamo, per esempio, il campo della patologia renale per illustrare questi sviluppi, sottolineando che è solo esemplificativo di altri settori della medicina. Numerosi anatomopatologi in tutto il mondo stanno caricando referti tissutali per "alimentare" gli algoritmi, e non è raro che siano necessarie fino a 100.000 annotazioni prima che un algoritmo possa riconoscere qualcosa di banale come un glomerulo renale. Dopo questo enorme sforzo l'IA farà il suo lavoro in un istante. A quel punto, si presume che gli algoritmi possano presto essere utilizzati per eseguire compiti tediosi, risparmiando tempo prezioso. È concepibile che, nel prossimo futuro, i patologi riceveranno non solo diapositive scannerizzate di biopsie renali, ma queste saranno accompagnate da un elenco di dati come il numero di glomeruli e l'area di fibrosi interstiziale e persino la bozza di un referto abbastanza completo. Con queste informazioni prontamente disponibili, l'anatomopatologo potrebbe concentrarsi solo sulle lesioni più complesse per generare una diagnosi. Tuttavia, se questi colleghi non saranno più tenuti a valutare da soli gli elementi di base dell'istologia, la loro capacità di farlo diminuirà gradualmente. Un pericolo reale è che, spostando gli elementi di base della biopsia renale letteralmente fuori dallo sguardo esperto del patologo, questi riceveranno sempre meno attenzione nella pratica clinica quotidiana, riducendo così l'intelligenza reale dell'architettura di base del rene.
In aree prive di esperti, l'output dell'IA potrebbe diventare lo standard, accelerando una transizione verso un panorama medico dominato solo dalla tecnologia. Le potenzialità dell'IA includono la capacità di superare la variabilità interosservatore, caratteristica della valutazione umana. Tuttavia, l'affidabilità e la precisione degli algoritmi rimangono questioni aperte. Se l'IA definisce autonomamente aree di interesse nei campioni tissutali, potrebbero emergere nuovi modelli diagnostici, trasformando la pratica patologica tradizionale. Questa evoluzione potrebbe aprire la strada a nuove interpretazioni sui meccanismi di malattia e facilitare lo sviluppo di sperimentazioni cliniche innovative. Ma vi è il pericolo che, perdendo la comprensione dei processi patogenetici, i trattamenti si basino su correlazioni IA-generate piuttosto che su una solida comprensione della malattia.

L'impiego dell'IA in medicina solleva questioni simili a quelle nel mondo dell'arte e della letteratura, dove si dibatte sull'uso etico e sulla regolamentazione dell'IA. Iniziative normative negli Stati Uniti e nell'Unione Europea indicano la necessità di un approccio bilanciato, che sfrutti i vantaggi dell'IA senza compromettere l'autonomia professionale.

In conclusione, mentre l'IA offre strumenti potenti per migliorare la diagnosi e la comprensione delle malattie, è fondamentale che tutti coloro che sono responsabili di procedure sanitarie, compresi i farmacisti, mantengano un ruolo attivo nella definizione dei percorsi diagnostici e terapeutici. La sfida per la professione sarà quella di integrare l'IA senza perdere di vista il valore insostituibile dell'esperienza umana, garantendo che la tecnologia rimanga uno strumento al servizio della medicina, e non il suo sostituto”.

Luca Pani, Università di Modena e Reggio Emilia, Università di Miami

TAG: INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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