Psichiatria
23 Dicembre 2025Il presidente della Società italiana di psichiatria a Sanità33: oltre 850mila persone prese in carico nel 2023. Servono investimenti stabili su rete pubblica, interventi precoci e un rafforzamento del territorio
“Il disagio psichico non è più un fenomeno marginale, ma è diventato una componente strutturale della domanda di salute”. Guido Di Sciascio, direttore del Dipartimento di Salute mentale della ASL Bari e neo presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), fotografa così una situazione che non consente più letture rassicuranti. I numeri, del resto, parlano chiaro. I dati del Sistema informativo per la salute mentale (SISM), aggiornati al 2023, indicano che oltre 850mila persone sono state prese in carico dai servizi specialistici nel corso dell’anno, con più di 260mila nuovi accessi. “Questo significa che esiste una pressione significativa e costante sui servizi e che la domanda di cura continua a crescere”, spiega Di Sciascio, sottolineando come la salute mentale sia ormai uno dei principali ambiti di utilizzo del Servizio sanitario nazionale.
Un fenomeno che non riguarda più singole fasce della popolazione, ma che attraversa trasversalmente la società e si intreccia con fattori sociali, lavorativi e relazionali sempre più complessi. Di fronte a bisogni clinici in aumento e sempre più articolati, la risposta non può essere episodica. “Serve lavorare in modo strutturato, evitando la logica emergenziale che non dà stabilità ai servizi né continuità di cura”, avverte. In questo quadro, alcuni segnali vengono anche dalle scelte più recenti a livello politico. Il disegno di legge di Bilancio, osserva il presidente Sip, prevede un incremento degli investimenti a sostegno del Piano nazionale per la salute mentale (PASM), riconoscendo la salute mentale come una componente strutturale del SSN. Le priorità sono chiare: interventi precoci, continuità assistenziale, integrazione territoriale e capacità di intercettare il disagio prima che evolva in forme più gravi e difficili da trattare. Per la Società italiana di psichiatria le azioni da mettere in campo sono altrettanto nette. In primo luogo, un investimento stabile sulla rete pubblica della salute mentale. In secondo luogo, un rafforzamento deciso della prevenzione e dell’intercettazione precoce, soprattutto nelle fasce più giovani, sempre più vulnerabili. “Agire in tempo significa ridurre il rischio di accessi tardivi ai servizi e di cronicizzazione dei disturbi”, sottolinea Di Sciascio. Terzo punto, non meno importante, un cambio culturale: la salute mentale deve essere considerata a pieno titolo un asse portante del sistema sanitario, e non un ambito residuale.
La riorganizzazione della sanità verso il territorio rappresenta, secondo lo psichiatra, un’opportunità significativa. Non una novità assoluta per la salute mentale, che in Italia affonda le sue radici nella riforma del 1978, ma una sfida da rendere concreta. Anche perché il quadro epidemiologico è profondamente cambiato: oggi prevalgono disturbi depressivi e d’ansia, dipendenze, disturbi alimentari, del neurosviluppo e di personalità, condizioni che richiedono risposte flessibili e integrate, più orientate alla riabilitazione e alla vita nella comunità che al ricovero ospedaliero. “L’obiettivo è riportare la persona a una vita quanto più possibile normale, superando la logica dell’esclusione”, afferma. Sul fronte dell’innovazione, Di Sciascio invita alla prudenza. L’intelligenza artificiale può essere un supporto potente per la ricerca e l’organizzazione dei servizi, ma in salute mentale restano aperte questioni cruciali di affidabilità, sicurezza, privacy e responsabilità clinica. “Non può sostituire la relazione terapeutica, che resta l’elemento fondante del nostro lavoro”, ribadisce. Lo stesso vale per la telemedicina, utile in alcuni ambiti come la consultazione o il contatto con pazienti che faticano a raggiungere i servizi, ma da integrare con attenzione. “Il cuore della cura resta il rapporto umano, fatto di empatia e relazione: è lì che non possiamo permetterci di arretrare”, conclude il presidente della Sip.
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