Ricerca
07 Agosto 2025Il nuovo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Andrea Lenzi, annuncia un riordino delle 351 strutture periferiche dell’ente, una razionalizzazione dei processi burocratici e un rafforzamento dei rapporti con il settore privato e internazionale
Il nuovo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Andrea Lenzi, annuncia un riordino delle 351 strutture periferiche dell’ente, una razionalizzazione dei processi burocratici e un rafforzamento dei rapporti con il settore privato e internazionale. L’obiettivo è rendere il Cnr più competitivo nella capacità di attrarre finanziamenti e più integrato con l’industria. In un’intervista rilasciata a La Stampa, Lenzi sottolinea la necessità di semplificare l’organizzazione interna, eliminare duplicazioni, aumentare le sinergie con le imprese e valorizzare i brevetti sviluppati. “Dobbiamo aumentare la capacità di attrarre fondi privati, ma anche esteri, utilizzando i risultati ottenuti come vetrina”, ha dichiarato.
Lenzi evidenzia che il sistema della ricerca italiana necessita di una maggiore collaborazione tra pubblico e industria, sul modello di quanto avviene nei Paesi anglosassoni, in Francia e in Germania. “Servono più accordi con l’industria, per sviluppare brevetti e creare partnership che generino vantaggi anche per la ricerca pubblica”, ha spiegato, aggiungendo che il Cnr deve fungere da raccordo tra i due ambiti. Rispetto al fenomeno della fuga dei ricercatori, Lenzi riconosce che la mobilità fa parte del mestiere, ma sottolinea la necessità di rendere lo scambio bidirezionale. “Occorre creare condizioni di lavoro eque, anche attraverso la sburocratizzazione, per attrarre e trattenere i ricercatori”, ha precisato. In questa prospettiva, ha già avviato incontri con i responsabili dei progetti finanziati dal Pnrr, invitandoli a cercare partner industriali.
Sul fronte della situazione finanziaria dell’ente, Lenzi ha annunciato un’operazione di trasparenza con il coinvolgimento di una società di revisione indipendente. Il tema è stato affrontato nel recente consiglio di amministrazione e il ministero dell’Università e della Ricerca, guidato da Anna Maria Bernini, ha già messo a disposizione risorse aggiuntive, condizionate a un utilizzo efficiente. Infine, in merito alla questione dei circa 4.000 ricercatori precari, Lenzi ha ribadito che nella ricerca scientifica il percorso prevede una lunga fase di apprendistato. “Un contratto significa portare avanti un progetto, non un’assunzione automatica. Serve selezione basata su competenze e produttività. Le sanatorie non possono funzionare nel sistema della ricerca”, ha dichiarato.
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