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Intervista

18 Dicembre 2024

Hiv, Pugliese (Modena): farmacista ospedaliero sempre più orientato verso un approccio integrato

Nella gestione delle persone con HIV, il ruolo del farmacista ospedaliero è sempre più orientato “verso un approccio integrato e paziente-centrico”. A spiegarlo a Sanità33 è Antonia Pugliese, dirigente farmacista presso il Policlinico di Modena


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Nella gestione delle persone con HIV, il ruolo del farmacista ospedaliero è sempre più orientato “verso un approccio integrato e paziente-centrico, garantendo che ogni paziente abbia un accesso continuo alla terapia antiretrovirale, fondamentale per il controllo della malattia”. A spiegarlo a Sanità33 è Antonia Pugliese, dirigente farmacista presso il Policlinico di Modena, che porta l’esempio della struttura in cui opera per soffermarsi sulle modalità adottate per agevolare la continuità assistenziale tra ospedale e territorio e garantire una gestione ottimale della terapia antiretrovirale ai pazienti con Hiv.



È “assolutamente imprescindibile bilanciare l'adozione delle nuove terapie con una sostenibilità economica dell'azienda sanitaria per permettere l'ottimizzazione dell'uso delle risorse senza compromettere la qualità delle cure”, precisa Pugliese. Altro aspetto cruciale citato dalla farmacista è la gestione della continuità assistenziale che “richiede una precisa collaborazione tra ospedale e territorio. Nel nostro centro cerchiamo di agevolare il più possibile l'accesso alle terapie permettendo al paziente di contattarci preventivamente per accordarci su quando ritirare la terapia. È una possibilità molto utile soprattutto per i pazienti che vivono lontano a addirittura in altre regioni ma che sono seguite dal nostro centro di malattie infettive”, spiega l’esperta.

Tuttavia, l'aderenza terapeutica non dipende solo da fattori clinici, “purtroppo ancora oggi lo stigma sociale associato all’HIV rappresenta un grossissimo problema molti pazienti temono infatti di essere etichettati come malati e non è raro che nel momento della dispensazione della terapia il paziente chieda di eliminare la confezione identificativa della terapia per evitare che altri pazienti sappiano della loro condizione”, racconta Pugliese. Questo fa capire quanto “l'umanizzazione delle cure sia molto importante oggigiorno”, conclude la farmacista.

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Con il contributo non condizionante di Gilead


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