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Biotech Future 2024

12 Giugno 2024

Biotech Future 2024, esperienze imprenditoriali di successo come esempio per i giovani neolaureati

A Milano, nel corso del “Biotech Future 2024: competenze e opportunità nel settore” lo scopo fondamentale dell’incontro è stato quello di favorire la collaborazione tra giovani neolaurati in biotecnologie e il mondo del lavoro, evidenziando anche la possibilità di mettersi in proprio


Biotech Future 2024, esperienze imprenditoriali di successo come esempio per i giovani neolaureati

A Milano, nel corso del “Biotech Future 2024: competenze e opportunità nel settore” - evento che si è svolto l’8 maggio scorso nella cornice della Mind Innovation Week, Federchimica Assobiotec in collaborazione con Edra e ITTBiomed - lo scopo fondamentale dell’incontro è stato quello di favorire la collaborazione tra giovani neolaurati in biotecnologie e il mondo del lavoro, evidenziando anche la possibilità di mettersi in proprio fondando una start-up o prendendo parte a uno spin-off di una precedente realtà lavorativa, anche universitaria. Come esempio reale di quanto detto, sono state offerte varie esperienze di successo imprenditoriale, a dimostrare come le conoscenze scientifiche e lo spirito di iniziativa possano portare a risultati di eccellenza nella ricerca biomedica e rilevanti anche sotto il profilo economico.

Alessio Lanna, founder della start-up Sentcell e Honorary professor Ucl, riferisce di aver avuto una formazione universitaria in Italia (Tor Vergata e La Sapienza) seguita da un dottorato di ricerca in Inghilterra. «Ma non basta trovarsi in una realtà d’eccellenza, l’eccellenza va trovata dentro di sé, ovvero occorre la motivazione per lavorare anche di notte in laboratorio e fare tante rinunce». In seguito, Lanna fece scoperte importanti, pubblicate su riviste prestigiose ma afferma di essersi conto che «era un percorso che non aveva un impatto sul mondo» portandolo a una scelta di coraggio, ovvero «parlare con gli investitori, immergersi nel mondo del venture capital, imparare altri linguaggi e tipi di interazioni sociali, per arrivare a creare la realtà di Sentcell» fondata nel 2019. «L’anno prossimo sarà lanciato il first in human trial di una classe di composti detti Dos, distruttori di un complesso macromolecolare sMac; si tratta di composti ringiovanenti che possono estendere la vita umana forse fino a 120 anni, ma che possono essere usati nei vaccini e per molte altre patologie umane».

Elena Sgaravatti, vicepresidente Federchimica Assobiotec, CEO & Founder PlantaRei Biotech, afferma di essere entrata nel mondo delle biotecnologie dopo un percorso molto lungo nell’industria farmaceutica. Di recente, ha fondato l’azienda biotecnologica PlantaRei Biotech, incubata nel parco scientifico biotecnologico di Venezia Marghera, dove si trova sia una parte di ricerca con laboratorio analitico ma anche sviluppo e produzione. «È un’azienda biotecnologica a filiera completa che si occupa di biotecnologie vegetali» spiega Sgaravatti. «Il mio focus è proprio l’utilizzo delle piante per l’estrazione di metaboliti secondari. Le piante sono una straordinaria risorsa e sono utilizzate in un’economia circolare. Abbiamo sviluppato (con il Cnr di Napoli) e brevettato un prodotto tratto dalla lecitina di girasole realizzato con conversione enzimatica senza uso di solventi che è eccellente in ambito dermatologico in quanto è un antinfiammatorio molto efficace, pari ai cortisonici ma senza i loro effetti collaterali. Ora si cerca di sviluppare da qui un farmaco contro la sepsi batterica e virale».





Di biotecnologie verdi o blu bioeconomy, ovvero di microalghe, si occupa Antonio Idà, Ceo Algaria. «Conosciamo attualmente 40mila specie di alghe e si ipotizza che ne esistano 80mila. Si tratta di una materia prima di eccellenza con diverse opportunità di impiego per vari mercati: dalla creazione del farmaco agli integratori alimentari, fino a processi molto più industriali come la produzione del biodiesel» afferma Idà, che ha iniziato a studiare le microalghe proprio per l’opportunità di creare biodiesel: sono efficaci ma purtroppo molto costose. Ora si sta esplorando di introdurle nel mondo del food, passando da integratori alimentari a ingrediente funzionale.

«Per gli studenti incontrati oggi penso sia importante vedere che è possibile creare impresa dall’Università, dalla ricerca» osserva Pierluigi Paracchi, co-founder & Ceo Genenta Science. «Noi nasciamo dal San Raffaele di Milano come spin-off universitario insieme all’Ospedale San Raffaele che è uno dei soci perché ha conferito la proprietà intellettuale oltre ai laboratori per tutta la fase di sperimentazione preclinica (e oggi facciamo anche l’attività clinica)». Di che cosa si occupa Genenta Science? «Ci occupiamo di terapia cellulare nella cura dei tumori, con una piattaforma che è in grado di controllare l’espressione di potenti proteine antitumorali. Tratteremo pazienti affetti da glioblastoma e cancro renale. Inoltre, ci siamo quotati sul mercato azionario del Nasdaq, unica società italiana».

Per i giovani che si affacciano in questo settore, possono nascere contenziosi sulla proprietà intellettuale. Ne ha parlato Vincenzo Jandoli, partner Studio legale Lexsential. «I ragazzi che escono dalle università con un’idea da sviluppare possono correre dei rischi e devono proteggerla in qualche modo, sia nell’interfacciarsi con un’azienda biotech sia nel sviluppare l’idea facendo dei test» sottolinea Jandoli. «Per evitare che le informazioni possano essere divulgate occorre proteggerle con accordi o contratti, così che possano creare ricchezza per loro e per la comunità». 








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