Fondazione Italiana per il Cuore
26 Giugno 2023Reti di collaborazione tra ospedali e territorio e trasformazione digitale: le “best practice” in Italia per la gestione del paziente diabetico A discutere di questi aspetti sono stati gli esperti che sono intervenuti all’evento “La malattia cardiovascolare nella persona con diabete in Italia”, nell’ambito del quale si sono confrontati diabetologi e cardiologi. La persona che soffre di diabete rappresenta un caso emblematico da gestire in ospedale e sul territorio, gestione resa possibile grazie alla fattiva collaborazione tra diversi specialisti con diverse competenze. Partendo dal presupposto che il paziente deve essere. È messo al centro, è necessario favorire la comunicazione tra i diversi specialisti ospedalieri tra loro e tra medici di base e specialisti lavorando in rete, riorganizzando i percorsi
L’incontro, nell’ultima parte, si è focalizzato sulle esperienze di eccellenza, le best practice sul territorio, esperienze che potrebbero essere sistematizzate e diffuse su scala nazionale. Isabella Bosi, diabetologa, ha parlato di quanto implementato in modo eccellente all’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. Il servizio di diabetologia è attivo dal 2003 e imposta sia visite ambulatoriali ospedaliere che sul territorio. Nel 2022, con la fusione tra il Galeazzi e il Sant’Ambrogio, “c’è stato l’incontro tra la diabetologia e la cardiologia”, ha proseguito Bosi, spiegando che ora “c’è un progetto in cui diabetologi e cardiologi condividono i pazienti, sia a livello farmacologico che clinico-organizzativo, con i due specialisti che forniscono un inquadramento clinico e impostano la terapia, rivalutano, quando necessario, il paziente e chiedono visite attraverso slot dedicati”. Si tratta di “un progetto semplice, fattibile, che nasce dall’attenzione al paziente e che ha tre obiettivi: la riduzione delle complicanze cardiovascolari, il contenimento dei costi e il miglioramento della qualità di vita del paziente”, ha concluso l’esperta.
Dopo l’esperienza di Milano, Giorgio Casati, direttore generale della Asl Roma2, ha parlato dei vari progetti implementati in quella che è una delle Aziende Sanitarie più grandi in Italia, in particolare dell’iniziativa “Curare a casa”, dedicata ai pazienti fragili, che frequentano di più l’ospedale. Il progetto “consente di gestire al domicilio questi pazienti che hanno bisogno più che altro di essere sorvegliati”, ha spiegato Casati. I pazienti vengono valutati due volte al giorno e i parametri essenziali vengono verificati dalla centrale di monitoraggio. Le situazioni di non conformità passano ai medici di reparto che, se necessario, “eseguono una video visita o attivano il servizio a domicilio o il trasferimento all’ospedale”, ha sottolineato il direttore della Asl Roma2. In questo modo, l’azienda “ha cercato di sviluppare integralmente il PNRR e il DM77, per dare risposte alle persone con cronicità, garantire che siano seguite e siano più aderenti alla terapia e ai controlli”.
“Curare a casa” è solo una delle iniziative che la Asl Roma2 ha avviato. Accanto a questa è stato creato un database che raccoglie informazioni sugli assistiti: se vanno in pronto soccorso, se vengono ricoverati, le cause del ricovero o i farmaci utilizzati. Questo perché “spesso si parla di percorsi, ma non si monitorano”, ha evidenziato Casati, spiegando che oltre al database è stata realizzata una piattaforma “per la presa in carico digitale delle persone con patologie croniche da parte del medico di medicina generale, definendo un percorso individuale e che consente al medico di prescrivere e prenotare esami”. In questa piattaforma la valutazione si basa sugli esiti e le prestazioni vengono eseguite senza passare dal CUP, “restituendo gli esiti direttamente al medico di base e allo specialista, in contatto tra loro per decidere assieme la strategia diagnostico-terapeutica per il paziente”, ha raccontato Casati che, in ultimo, ha presentato un progetto di telemedicina che consente ai pazienti, nei casi di riacutizzazione, “di recarsi in un ambulatorio e ricevere dai medici di famiglia prestazioni sanitarie e un consulto del Pronto Soccorso”.
In chiusura dell’evento è intervenuto Gianluca Aimaretti, dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Maggiore della Carità di Novara, che ha portato l’esperienza del Piemonte in cui è stata ideata una rete endocrino-diabetologica che mette assieme le strutture regionali, sia sul territorio che all’interno di aziende ospedaliere e ospedaliero-universitarie. “Il diabete mellito è un paradigma importante perché mette assieme complessità e multidisciplinarietà”, ha sottolineato l’esperto, spiegando che la multidisciplinarietà “sta diventando sempre più necessaria nella cura delle cronicità, soprattutto considerando che questi pazienti sono sempre più anziani”.
La rete attiva in Piemonte dal 2016 fornisce assistenza secondo livelli di cura, promuove l’integrazione tra specialisti territoriali, ospedalieri e medici di famiglia, elabora percorsi di cura e PDTA, coinvolgendo le diverse figure professionali, e attiva percorsi preferenziali per pazienti. Il progetto “si è occupato anche di censire le sedi di attività endocrino-diabetologica, o di strumenti di auto monitoraggio, o di implementare telemedicina”, ha evidenziato Aimaretti, spiegando che le varie attività sono state programmate fino al 2026, per supportare i professionisti che gestiscono il paziente diabetico e complesso, per non farlo sentire isolato”.
Articolo tratto dallo speciale Best Pratice sul Territorio a cura di Fondazione Italiana Per il Cuore
26/06/2023
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