Medicina
20 Giugno 2023 In Italia sono presenti 94 Unità operative ospedaliere e territoriali di nutrizione clinica. A censirle il gruppo di lavoro della Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo), identificato nella prima edizione del Forum Nutrendo
In Italia sono presenti 94 Unità operative ospedaliere e territoriali di nutrizione clinica. A censirle il gruppo di lavoro della Sinuc (Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo), identificato nella prima edizione del Forum Nutrendo. "Per percorrere le vie del cambiamento era necessario fotografare la situazione per poi valutarne l'evoluzione nel tempo - spiega Maurizio Muscaritoli, presidente Sinuc - abbiamo quindi descritto sia la distribuzione geografica dei servizi, che il tipo di prestazioni erogate. La mappa ci parla di un sistema che non tiene in adeguata considerazione la malnutrizione dei pazienti acuti e cronici e che soprattutto non è in grado di rispondere efficacemente ai bisogni".
I questionari somministrati "hanno permesso di censire 94 strutture organizzative - prosegue Muscaritoli - che, a vario titolo, svolgono attività di nutrizione clinica in Italia. La Regione che conta più strutture è il Piemonte (14), seguito dal Lazio (13) e dalla Campania (11). Cinque Regioni hanno una sola struttura: Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna e Valle d'Aosta. Sorprende favorevolmente la diffusione di 11 Unità operative in Campania, mentre risulta deludente la situazione della Sicilia con solo 3 strutture su un territorio ampio e popolato. Così come 8 unità operative in Lombardia appaiono insufficienti a soddisfare i bisogni della regione più popolosa di Italia con quasi 10 milioni di abitanti".
Per colmare questa disomogeneità̀ territoriale - si legge in una nota - che comporta una diversa possibilità̀ di accesso dei pazienti ai servizi e alle prestazioni, sarebbe opportuno promuovere una distribuzione più equa delle risorse e delle strutture specializzate, attraverso la creazione di nuove strutture nelle regioni in cui si evidenzia una carenza di servizi e professionalità̀ specifiche. Un altro aspetto è un evidente sbilanciamento nella distribuzione dei servizi di Nutrizione clinica tra ospedali e territorio - dettaglia la nota - che potrebbe condizionare la continuità̀ assistenziale con una minore efficacia della presa in carico domiciliare per quei pazienti che vengano dimessi con prescrizioni dietetiche, o con una prescrizione di supplementi nutrizionali orali o un piano di nutrizione artificiale domiciliare.
Un servizio di dietologia e nutrizione clinica si compone di almeno di due professionalità̀ di base, che sono il medico specialista e il dietista, a cui si affiancano, a seconda dello sviluppo del servizio, operatori diversi, come personale infermieristico, ausiliario e amministrativo. L'indagine ha evidenziato che nel 26% dei casi non esiste un documento in cui vengono precisate le funzioni e la pianta organica dell'unità operativa. Alla domanda rispetto al responsabile della struttura organizzativa, il 56% degli intervistati ha riferito che non si tratta di un medico specialista in scienza dell'alimentazione e dietetica, quindi solo il 44% ha le competenze più opportune per quel ruolo.
I questionari - prosegue la nota - hanno rivelato che le attività più presenti sono l'ambulatorio di Nutrizione clinica in 80 strutture, e le consulenze nutrizionali nei reparti di degenza ospedalieri svolte da 78 strutture. La gestione della Nutrizione artificiale domiciliare (Nad) viene svolta da 66 strutture, poco più di una struttura su due si occupa della gestione della ristorazione ospedaliera e quasi una sutre delle consulenze presso le residenze sanitarie assistenziali.
Sia a livello ospedaliero che a livello territoriale, le strutture che si occupano di attività di nutrizione clinica dovrebbero fungere anche da referenti organizzativi per gli Enti cui appartengono, partecipando a commissioni per la stesura di capitolati di gara per il servizio di ristorazione e per l'acquisizione di prodotti, attrezzature e presidi per la nutrizione artificiale. Delle 94 strutture censite, 62 sono coinvolte in questo tipo di attività e 32 ne sono escluse. In pratica 1 su 3 non può̀ fare nessun tipo di valutazione qualitativa inerente alle forniture per il dietetico ospedaliero, le miscele per nutrizione artificiale e i supplementi nutrizionali orali.
Per quel che riguarda la figura del responsabile delle Unità operative di nutrizione clinica, dal questionario è emerso che in oltre il 50% dei casi non si tratta di un medico specialista in Scienza dell'Alimentazione. ''Altro dato emerso dal questionario, è l'assenza della figura del dietista nel team di nutrizione clinica in 10 strutture - sottolinea Muscaritoli - peraltro, 8 di queste strutture sono previste e organizzate sulla base di un documento aziendale. I dietisti sono professionisti con una formazione specifica sui temi nutrizionali che possono fornire un'ampia gamma di servizi, tra cui la valutazione dello stato nutrizionale, la pianificazione dietetica personalizzata e la consulenza nutrizionale''.
Altrettanto sorprendente è il dato sulle patologie gestite negli ambulatori; solo in 15 casi su 80 vengono coperte tutte le aree di competenza della nutrizione clinica, con un prevedibile e giustificabile sbilanciamento verso la patologia oncologica che in alcuni casi sembrerebbe portare ad una minore attenzione nei confronti di altri pazienti. Alle strutture di nutrizione clinica afferenti all'ospedale - conclude la nota - sono demandate attività̀ di consulenza e presa in carico dei pazienti in regime di degenza, Day-hospital, attività̀ ambulatoriale, attività̀ di nutrizione artificiale domiciliare. Alle strutture territoriali, invece, sono attribuite le attività di referenza organizzativa per i residenti di Rsa o in Assistenza domiciliare integrata, di consulenza nutrizionale a domicilio e di Nutrizione artificiale domiciliare nel caso dei centri Nad territoriali.
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