Farmaci
07 Ottobre 2022 Finita l'emergenza Covid e con l'arrivo della crisi energetica la sanità rientra nei ranghi e non pare più una priorità della politica italiana. A rivelarlo è la nota di aggiornamento (Nadef) al documento di programmazione economica e finanziaria (Def) che il Ministero dell’Economia del governo Draghi ha rilasciato nei giorni scorsi
Finita l'emergenza Covid e con l'arrivo della crisi energetica la sanità rientra nei ranghi e non pare più una priorità della politica italiana. A rivelarlo è la nota di aggiornamento (Nadef) al documento di programmazione economica e finanziaria (Def) che il Ministero dell’Economia del governo Draghi ha rilasciato nei giorni scorsi. Il crollo del prodotto interno lordo si porterà dietro, a parità di percentuale impiegata, un calo del finanziamento della spesa sanitaria pubblica programmata sul Fondo sanitario nazionale.
Dopo sei trimestri di crescita superiore alle aspettative, che nel secondo trimestre del 2022 ha portato il PIL a superare il livello medio del 2019, anno ante-crisi pandemica, la Nadef prende atto di prospettive meno favorevoli. “L’economia globale e l’economia europea sono in marcato rallentamento”, recita il comunicato del dicastero guidato da Daniele Franco. Colpa non solo della crescita dei costi dell’energia e della grave situazione geopolitica, ma anche della salita dell’inflazione e del rialzo dei tassi di interesse deciso dagli stati per arginare l’aumento dei prezzi delle materie prime. E se è vero che l’aumento dell’inflazione ha contribuito a un aumento del gettito fiscale oltre le stime è anche vero che questo extra-gettito in Italia se n’è andato in misure volte a mitigare l’impatto dei rincari energetici per famiglie e imprese.
Per il 2022, si prevede innanzi tutto che il livello tendenziale del prodotto interno lordo (PIL) aumenti al 3,3%, dal 3,1% previsto in aprile dal Def; inoltre, si prevede che il deficit tendenziale scenda dal 7,2% del 2021 al 5,1%, livello inferiore al 5,6% programmatico definito nel Def. Anche il rapporto debito/PIL è previsto in netto calo quest’anno, al 145,4% dal 150,3% del 2021, e si spera arrivi al 139,3% nel 2025. Ma nel 2023 rispetto alle previsioni di aprile l’incremento del Pil scenderà dal 2,4% allo 0,6% causa crisi. E il peggioramento del prodotto interno lordo porterà a rivedere il finanziamento della spesa sanitaria che nel 2023 scenderà al 6,7% del Pil pari a 131,724 miliardi (nel Def era prevista al 6,6%) e nel 2024 dovrebbe scendere al 6,2% del Pil per un finanziamento pari a 128,708 miliardi. Risalirebbe infine a 129,43 miliardi (6,1-6,2% del Pil) nel 2025. Siamo intorno ai 4-5 miliardi in meno del 2022, una cifra che contempla una auspicabile stabilizzazione della pandemia e minori oneri connessi alla gestione Covid, ma non lascia tranquilli. Complessivamente, per il triennio 2023-25, la spesa corrente è data in crescita per 736 milioni di euro. Ricordiamo tuttavia nel contempo che dal Fondo sanitario sono tratte le risorse per pagare i contratti e che mentre gli aumenti per finanziare la medicina territoriale possono godere fino ad un miliardo in più nel ’25 ulteriori rispetto alla spesa del personale, i contratti di medici, infermieri, tecnici ospedalieri non sono ricompresi. Più probabilmente, come affermano del resto le regioni, lo stanziamento non sarà sufficiente neanche a compensare l’aumento delle spese per l'energia.
Alla fine della presentazione il ministero dell’Economia sul portale avverte come in ogni caso le previsioni contenute nella Nadef in esame, così “come quelle presenti nei precedenti documenti di programmazione, sono basate su un approccio prudenziale e non tengono conto dell’azione di politica economica che potrà essere realizzata con la prossima legge di bilancio e con altre misure”.
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