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Farmaci

22 Dicembre 2025

Manovra 2026, Egualia: segnali incoraggianti per farmaci essenziali

La Manovra 2026 contiene segnali incoraggianti per i farmaci essenziali, ma senza riforme strutturali, certezza delle regole e risorse adeguate il sostegno rischia di restare temporaneo


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Dal governo arrivano “segnali di attenzione inequivocabili” a sostegno della filiera dei farmaci essenziali presenti nella Manovra ma vanno aggiunte “riforme strutturali e certezza delle norme” e individuate nel Testo Unico di riordino della farmaceutica soluzioni concrete ai problemi noti: prezzi equi e sostenibili per imprese e SSN, payback fuori controllo, indipendenza e sviluppo industriale, accesso all’innovazione. Lo ha affermato il presidente di Egualia, Stefano Collatina, nella trasmissione Coffee Break, su La7: “Serve mettersi subito al lavoro per dare concretezza al percorso del Testo unico e dotazioni economiche adeguate a trasformare una iniziale boccata d’ossigeno in un percorso strutturale di consolidamento del nostro settore, essenziale per le cure di milioni di cittadini”. 

Risposte concrete dal Testo unico

Secondo il presidente dell’associazione delle aziende produttrici equivalenti, biosimilari e value added medicines nella Manovra in discussione al Senato ci sono segnali positivi, ma “vanno aggiunte riforme strutturali e certezza delle norme, indispensabili per invertire definitivamente la rotta sulle politiche del passato”. Il riferimento è al Testo Unico di riordino della farmaceutica in cui “andranno individuate soluzioni concrete ai problemi noti: prezzi equi e sostenibili per imprese e SSN, payback fuori controllo, indipendenza e sviluppo industriale, accesso all’innovazione”. 

“Sul piano delle regole – ha aggiunto Collatina – la proposta emendativa sull’Accordo Quadro per le gare sui farmaci fuori brevetto in discussione è sicuramente un primo passo importante per cambiare le modalità di procurement delle Regioni, orientandole alla continuità delle forniture piuttosto che alla sola logica del risparmio. In un contesto in cui il fenomeno delle carenze sta diventando sempre più preoccupante per i cittadini, serve una svolta che metta al centro la sicurezza degli approvvigionamenti e la disponibilità dei farmaci essenziali, superando logiche che possono indebolire le filiere”.

Politiche europee e impatto industriale

Equilibrio e pragmatismo sono gli ingredienti indispensabili secondo Collatina anche per affrontare il grande rebus delle politiche europee di settore, disegnate senza tenere conto dell’impatto industriale, che rischiano di compromettere la produzione e l’accesso a farmaci essenziali.

“A livello europeo – ha spiegato Collatina – il Critical Medicines Act parte correttamente dal principio che le carenze evidenziano un problema strutturale di filiere fragili, ma stanzia solo risorse minimali. Viceversa, se vogliamo davvero più produzione in Europa è essenziale che ci siano incentivi finanziati da fondi europei aggiuntivi, accessibili anche alle PMI e senza barriere “geografiche” che, nel caso italiano, rischiano di tagliare fuori molte imprese d’eccellenza del nord Italia”.

“E poi l’ambiente: siamo molto preoccupati, ma ho l’impressione che nessuno si stia accorgendo dei rischi che anche il nostro Paese si sta assumendo nell’implementare la folle direttiva sulle acque reflue urbane. Tutto il settore farmaceutico è già fortemente impegnato sull’obiettivo di ridurre la propria impronta ambientale con ingenti investimenti in sostenibilità, supply chain più pulite, misurazione degli impatti. Egualia ha adottato le proprie linee guida operative ESG proprio per garantire al settore un percorso serio e misurabile e non solo di facciata – ha spiegato -. Ma se le regole ambientali sono disegnate senza tenere conto dell’impatto industriale, come accade con la direttiva sulla gestione delle acque reflue urbane, in vigore nell’UE dal 2025 e in attesa di recepimento in Italia, si rischia di spingere fuori mercato i medicinali a basso prezzo e alto utilizzo. E se un farmaco essenziale diventa insostenibile da produrre – ha concluso Collatina - il problema non è dell’industria: è del paziente e del Servizio Sanitario Nazionale”.  

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