sanità
21 Novembre 2023 Il messaggio arriva dal 18° Forum Meridiano Sanità, a Roma, dedicato a “Prevenzione e innovazione per l’evoluzione sostenibile del sistema sanitario e la crescita economica dell’Italia”. Realizzato da The European House - Ambrosetti e patrocinato da Istituto Superiore di Sanità e Conferenza delle Regioni
Prevenzione, ricerca, cooperazione con altri paesi. Qui, per disporre di soluzioni competitive, deve investire la sanità italiana. Il messaggio arriva dal 18° Forum Meridiano Sanità, a Roma, dedicato a “Prevenzione e innovazione per l’evoluzione sostenibile del sistema sanitario e la crescita economica dell’Italia”. Realizzato da The European House - Ambrosetti e patrocinato da Istituto Superiore di Sanità e Conferenza delle Regioni il forum culmina con l’intervento del ministro della Salute alla fine della prima giornata di lavori. Il contributo di Orazio Schillaci alza li velo sui conti della sanità visti dal governo di centro-destra: se tra 2014 e 2019 c’è stato un definanziamento di 20 miliardi, è anche vero che nei prossimi 3 anni ci sarà un investimento 11,5 miliardi. Ma i soldi vanno spesi bene, «vanno migliorate delle situazioni e servono analisi di fabbisogni e programmazione tra governo e regioni», dice il Ministro. Soprattutto, «non servono maggiori fondi se le misure sono inefficaci». Schillaci annuncia l’avvio di una revisione degli standard della medicina ospedaliera e territoriale definiti rispettivamente dai decreti 70 del 2015 e 77 del 2022, per evitare gli sprechi. E sempre in chiave di “buona spesa” ricorda l’impegno del Governo in Finanziaria sul personale: al rinnovo dei contratti di medici e comparto sono indirizzati 2,4 miliardi su 3 stanziati per la sanità. «Con il Ministro dell’Economia lavoriamo per risolvere la norma sulle pensioni (i tagli ai coefficienti di trasformazione dei contributi ai dipendenti pubblici e del SSN che lavorano da prima del 1996, ndr) e sto lavorando a metter mano all’indennità di specificità per tutti gli operatori sanitari, che vanno pagati meglio».
Ma torniamo al paese che invecchia e alla ricetta presentata da Valerio De Molli, Managing Partner e CEO, The European House – Ambrosetti. Il Ssn rincorre l’aumento dei bisogni di salute in un paese falcidiato da stagnazione dell’economia, inflazione a due cifre causa guerra, fertilità scesa nel 2023 a 1,2 figli per donna. Per soddisfare i crescenti bisogni di salute e assistenza, secondo gli scenari del think tank, la spesa sanitaria pubblica nel 2050 dovrebbe raggiungere i 211,3 miliardi di euro, a prezzi correnti, pari a circa il 9% del PIL, rispetto ai 134,7 attuali. Dovremo fare i conti con il crollo del Pil e del numero di occupati, appena 19 milioni. La spesa sanitaria pubblica in capo a ciascun lavoratore italiano al 2050 quasi raddoppierà, da 5.886 a 11.151 euro. Dovremmo rendere sostenibile questa spesa riallineando il tasso di natalità italiano alle medie dei primi 5 Paesi europei (11,1 nati per 1.000 abitanti contro 6,7 in Italia). E dovremmo attrarre capitale umano qualificato dall’estero – 300 mila oggi gli immigrati annui – promuovendo la partecipazione al mercato del lavoro, oggi al 62% contro l’82% medio dei primi 5 Paesi europei. In sanità servirà mettere in campo 15 linee di azione, riconducibili a tre ambiti di intervento prioritari. Primo ambito, investire in prevenzione, in quel 5% del Fondo Sanitario Nazionale di cui almeno il 50% del riparto tra regioni va destinato a sorveglianza, prevenzione e controllo delle malattie infettive e croniche (previsti 13 miliardi di risparmio con la sola immunità di gregge). Seconda linea, premiare la ricerca, con sforzi in termini di semplificazione e di investimenti. Va finanziato adeguatamente l’arrivo sul mercato di nuovi farmaci e vaccini; l’avanzo del Fondo farmaci Innovativi deve coprire la spesa per i farmaci con innovatività condizionata; nel medio termine e l’Italia va resa più competitiva nel panorama internazionale come tempi di approvazione dei farmaci, facilità di arruolamento dei pazienti e trial clinici “decentralized”. Terza linea, l’Italia dovrebbe promuovere nell’Unione Europea una revisione delle regole di contabilizzazione delle spese sanitarie: tutte, a partire dalla prevenzione, da considerare investimenti cioè spesa in conto capitale anziché corrente.
Negli interventi di altri protagonisti (Rocco Bellantone Istituto Superiore di Sanità-ISS, Americo Cicchetti DG programmazione Ministero della Salute) si sottolinea l’importanza di un quarto pilastro: l’educazione sanitaria della popolazione e dei sanitari. Per questi ultimi Schillaci ha lanciato con ISS ed AIFA una campagna contro le antibioticoresistenze, «che portano 1,3 milioni di degenze ospedaliera in più ...e ancora in alcune realtà non è pratica il lavaggio delle mani. Il piano in manovra da 40 milioni euro/anno 2022-25 deve includere anche il contrasto a questi fenomeni». Altro tema, la telemedicina e i 58 milioni di fascicoli attivi, uno per cittadino, ma tra gli italiani solo il 38% ha sentito parlare di fascicolo sanitario e solo il 12% lo ha usato una volta. Ma si tratta di strumenti strategici nel realizzare la sanità di prossimità».
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