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12 Settembre 2022 «Credo che un aumento del Fondo sanitario di un miliardo, da 128 a 129 miliardi, per cinque anni consecutivi di legislatura, indipendentemente dalle fluttuazioni del prodotto interno lordo, sia obiettivo possibile e ragionevole per iniziare a ritoccare i contratti». Parla Beatrice Lorenzin ex ministro della Salute
«Credo che un aumento del Fondo sanitario di un miliardo, da 128 a 129 miliardi, per cinque anni consecutivi di legislatura, indipendentemente dalle fluttuazioni del prodotto interno lordo, sia obiettivo possibile e ragionevole per iniziare a ritoccare i contratti». Beatrice Lorenzin ex ministro della Salute e coordinatrice Rete Sanità e Regioni del Pd spiega quale sarà la linea del partito leader di centro sinistra in sanità dopo le elezioni del 25 settembre. Lo fa in un incontro indetto da Altems, l’alta scuola di management dell’Università Cattolica, con i principali partiti politici. Pe Lorenzin servono a servizio sanitario nazionale medici ed infermieri, ed altro personale, da attrarre con investimenti; e soprattutto sul territorio serve una riforma che adegui i fabbisogni di personale (e prestazioni) alle dotazioni chieste dal decreto 77 di riordino. «Durante la legislatura appena finita, la pandemia ha smascherato un deficit di operatori al quale abbiamo sopperito rivedendo i tetti di spesa sul personale, che erano rimasti identici a sé stessi per 15 anni. Abbiamo inoltre aperto alla vaccinazione in farmacia, e fatto sì che specializzandi e neolaureati lavorassero subito nel Ssn. Abbiamo assunto e stabilizzato infermieri e medici. Abbiamo aperto inoltre sull’accesso a Medicina e sulle specializzazioni che quest’anno ospitano oltre 16 mila posti. Ma resta molto da fare. Chi entra adesso in facoltà come studente uscirà tra 8-11 anni e nel frattempo dobbiamo mantenere il servizio pubblico con il personale che c’è. Si rischia di chiudere interi reparti e Rsa per mancanza di infermieri. La formazione infermieristica quest’anno ha visto un numero di ingressi inferiore al fabbisogno: mancano iscritti ai corsi di laurea. Dobbiamo lavorare su attrattività delle professioni e delle discipline mediche, a partire dalla medicina di urgenza. E dobbiamo agire sui salari: se un infermiere professionale guadagna quanto una tata qualcosa non funziona.
Andrea Mandelli si sofferma ulteriormente sull’assistenza territoriale. Per il responsabile Sanità di Forza Italia, «il decreto ministeriale 77 sugli standard territoriali (approvato a fine giugno, ndr) è l’opportunità per iniziare un percorso di cura del paziente nella sua interezza. Tuttavia, non ci convince ancora. Serve uno sforzo per realizzare una vera sanità di prossimità. La pandemia ha generato sul territorio la richiesta di risposte rapide e vicine a casa. Nella programmazione serve attenzione all’abbattimento delle liste d’attesa e all’allentamento delle difficoltà economiche che spingono i cittadini a rimandare la prevenzione. Il Covid-19 ci ha anche rivelato che dopo decenni di tagli e mancate previsioni dei fabbisogni di personale dovevamo fare marcia indietro e che la spesa sulla sanità è un investimento sul futuro. Il problema per Mandelli non è finanziare la sanità, nella prossima legislatura, ma dare una spinta allo sviluppo dell’assistenza territoriale. Medici e farmacisti sul territorio ed in ospedale hanno fatto un miracolo in questi due anni, in particolare l’idea della farmacia dei servizi elaborata a partire dal 2005 sul modello di quanto fatto in altri paesi europei si è rivelata vincente, siamo pure riusciti a rendere il farmacista protagonista dell’atto vaccinale, un’altra idea scaturita 15 anni prima. Ora le farmacie sono punti di assistenza qualificata ma dobbiamo rivedere i percorsi di formazione, servirà tanto lavoro in parlamento».
Sollecitato dal moderatore Amerigo Cicchetti, direttore Altems, Andrea Costa di Noi Moderati (coalizione di Centro-Destra) sollecita una riflessione sul federalismo spinto, lo stato deve assumere la responsabilità di garantire il diritto alla salute in tutta la penisola. A sorpresa giunge ad una conclusione simile Luca Coletto responsabile sanità della Lega: «Ci siamo resi conto che qualche regione ha realizzato la legge Balduzzi con le sue aggregazioni di medicina generale, qualcun’altra non lo ha fatto e la differenza durante il Covid si è vista. In futuro serve una regia forte a livello centrale così come è necessario un grande investimento sul territorio. Alle regioni deve restare la programmazione, anche dei posti per il personale, è “da vicino” che si sa cosa manca». Costa sponsorizza da parte pubblica un investimento sulla prevenzione, tema troppo trascurato: «Si riporti il medico nelle scuole e giungeranno risparmi dalle minori ripercussioni di patologie sulla popolazione adulta. Quanto alla formazione in Medicina, delegare con atto di meritocrazia ad un quizzone d’ingresso il futuro di un aspirante medico non va bene, meglio creare un percorso che dia al giovane tempo per capire se la scelta fatta è adeguata».
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