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16 Ottobre 2024

La correlazione tra la salute della donna e salute planetaria

Garantire la sostenibilità a lungo termine del nostro Pianeta significa garantire la nostra stessa salute. Un valore universale che in quanto tale non però può discriminare il genere d’appartenenza


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La salute è un bene indivisibile e globale. L’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute planetaria è profondo e multifattoriale e purtroppo mette a repentaglio la salute umana e del pianeta. Una minaccia per la biodiversità che svolge un ruolo cruciale nella salute umana e nel mantenimento degli equilibri ecologici determinando la diffusione di malattie infettive, compromettendo la sicurezza alimentare e peggiorando sempre di più la qualità dell’aria. Garantire la sostenibilità a lungo termine del nostro Pianeta significa garantire la nostra stessa salute.
Un valore universale che in quanto tale non però può discriminare il genere d’appartenenza. Studi recenti, tuttavia, suggeriscono che gli effetti dell'inquinamento ambientale possano giocare un ruolo cruciale nella salute delle donne. Le disuguaglianze di genere infatti possono essere aggravate dalla crisi climatica perché questa è in grado di alterare stili di vita, modificare mezzi di sussistenza, creando nuove minacce alla salute e alla sicurezza delle donne di tutto il pianeta. Inoltre, nonostante le condizioni di salute delle donne nel tempo siano migliorate in quasi tutti i Paesi del mondo, persistono ancora delle differenze sociali tra uomini e donne sia per gruppi di appartenenza che all’interno di ciascun genere. E queste spesso nascondono iniquità strettamente connesse alla diversa posizione sociale, all’accesso alle risorse, alle regole sociali.

Il ruolo della donna nella società tra lavoro e famiglia
 

Il ruolo diverso assunto dalle donne nella società e il loro sempre maggior contributo al mondo del lavoro le ha portate spesso ad assumere comportamenti e stili di vita con forme di stress cronico che possono fortemente influenzare la loro salute. Così come le condizioni di disuguaglianza sociale che continuano a persistere anche nella società contemporanea. Diseguaglianze che si evidenziano in base all’area di residenza, alle condizioni socio-economiche e culturali. Spesso queste condizioni di vulnerabilità interagiscono nell’aggravare le possibilità di cura delle donne, di accedere alle opportunità di assistenza e di beneficiare così del loro maggior potenziale di salute. 
Eppure la salute della donna è una discriminante essenziale per la salvaguardia del pianeta.  La prospettiva di genere, in misura della differenza biologica, tra donne e uomini rappresenta una questione fondamentale in cui la prevenzione gioca un ruolo essenziale nel garantire il benessere a lungo termine delle donne. 
Salute e benessere femminile rappresentano ormai un parametro indispensabile per assicurare la personalizzazione delle cure sia in ambito clinico che sociale e un importante chiave per aiutare a mantenere la salute femminile.
Nonostante a livello globale le donne vivano in media circa il 5% in più rispetto agli uomini, le loro condizioni di salute sono peggiori. È quanto accade in Europa e nel mondo alle donne, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) infatti sono gli uomini a trascorrere un maggior numero di anni da vivere in buona salute. La speranza di vita in buona salute alla nascita è pari a 60,5 anni per gli uomini e 57,9 per le donne. La salute delle donne per gli esperti deve essere, invece, considerato il paradigma dello stato di salute di un’intera popolazione e un vero e proprio indice per misurare il livello di civiltà, democrazia e sviluppo di un Paese. In termini di politiche socio-sanitarie lo stato di salute e di soddisfazione femminili devono essere considerati dei veri e propri indicatori del benessere di una società nel suo complesso. Promuovere la salute e il benessere della donna significa, quindi, favorire, anche in ottica One Health, la salute del pianeta.
Le società scientifiche, ormai da tempo, hanno evidenziato le diversità con cui molte patologie, un tempo ritenute tipicamente maschili, si manifestano anche nella popolazione femminile e hanno sollecitato un approccio di genere che consenta una valutazione più complessa, considerando anche le implicazioni sociali, psicologiche, politiche e culturali della persona malata. L’Italia, tuttavia, sulla scia delle raccomandazioni che arrivano dalle organizzazioni internazionali sta dimostrando sempre di più una maggiore attenzione e sensibilità per la salute di genere. E si pone anche tra i primi paesi in Europa.
L’evoluzione civile della società ha visto aumentare ogni giorno il numero di donne che raggiungono la prima linea anche in campo lavorativo, con inevitabili aggravamenti di situazioni di stress che concorrono all’usura delle risorse psico - fisiche che le donne devono utilizzare anche sul fronte familiare. A partire dalla gravidanza, parto e maternità infatti portano da un lato un'aspettativa di felicità, dall’altro rappresentano un periodo di sconvolgimento emotivo, troppo spesso vissuto in totale solitudine. L’adattamento ai cambiamenti nello stile di vita e nelle relazioni, le difficoltà nel conciliare tempi lavorativi e domestici, possono far insorgere problemi di salute psicologica e mentale come l’ormai nota depressione post partum. Le enormi difficoltà a cui la donna deve far fronte in questa fase di vita rischiano di interferire profondamente con l’adattamento alla maternità, con la cura del neonato, con il rapporto con il compagno e con la famiglia. 



Determinati sociali a cui si aggiunge la propensione femminile ad occuparsi prima dei bisogni e della salute degli altri e poi di quelli propri, un doppio lavoro, un interesse per la salute femminile prevalentemente circoscritto agli aspetti riproduttivi, la limitata partecipazione delle donne agli studi clinici sui nuovi farmaci: sono tutti fattori che dimostrano come le donne siano ancora svantaggiate, rispetto agli uomini, nella tutela della loro salute. Peraltro, vivendo più a lungo degli uomini, le donne sono anche maggiormente soggette a patologie di tipo cronico, consumano più farmaci e svolgono un ruolo importante all’interno della famiglia nell’assicurare l’appropriatezza delle cure per partner, figli e genitori anziani. In tutto il mondo è la donna, oltre il 75%, ad assumersi maggiormente il ruolo di caregiver familiare. (Dato Istituto Superiore di Sanità) In alcuni casi, questo determina anche l’aumento di rischio di sviluppare determinate patologie rispetto alla popolazione generale. 
In quasi tutti i contesti sociali le donne curano, ma non si curano. Anzi tendono a essere meno ascoltate quando si ammalano e a non ricevere sufficienti cure all’interno del loro gruppo familiare. Sono soggette a quella che viene definita come sindrome da “compassion fatigue”, che rappresenta un tipo particolare di stress, che nasce dall’occuparsi troppo degli altri e molto poco di sé stesse. A questo va aggiunto che per lo più sono sottoposte a condizionamenti di vario genere: di tipo familiare, lavorativo, mediatico cosa che peraltro ne limita anche la libertà di azione. 
Tutti fattori che tendono a compromette le fasi di salute della donna, dalla pubertà alla menopausa. Anche se le donne vengono ormai considerate “motore” della promozione della salute.

Il ruolo del mondo scientifico e sanitario a supporto della salute della donna



La tutela della salute della donna passa in prima istanza per la prevenzione. Ogni età della vita ha caratteristiche diverse e richiede particolari controlli e accorgimenti. In qualsiasi fascia d’età il primo passo da fare è la cosiddetta prevenzione primaria, ossia adottare abitudini e comportamenti salutari per ridurre il rischio di contrarre malattie. La prevenzione rimane quindi il punto cardine, non solo per evitare patologie gravi come il cancro, ma anche per attivare uno stile di vita il più sano possibile a tutela dell’organismo nella sua complessità. Pre-adolescenza e adolescenza, età fertile, salute sessuale, riproduttiva e materno-infantile, menopausa e terza età rappresentano le tappe su cui deve concentrarsi una ricerca di genere. In cui medici e operatori sanitari sono fondamentali per informare, fin dall’età più giovane, la donna a intraprendere un percorso di tutela per la sua salute. Una specifica formazione medico-scientifica, in ottica di genere, gioca un ruolo determinante per fornire percorsi di diagnosi e cura su misura, appropriati e personalizzati, capaci di salvaguardare lo stato di salute e di benessere di una popolazione.  Una formazione continua e programmata da applicare trasversalmente in tutti percorsi di specialità mediche, per rafforzare il concetto di “centralità del paziente” in una visione di cura sulla base delle differenze biologiche. Inoltre è fondamentale per contribuire a ridurre errori, aiutare a contenere sprechi e costi sanitari e ad assicurare la sostenibilità economica della spesa del sistema sanitario. C’è un’inderogabile necessità di formare gli operatori sanitari per qualificare e garantire, in modo sostanziale, la condivisione di percorsi e modalità assistenziali promuovendone la loro appropriatezza, incentivando scelte consapevoli e interventi adeguati che tengano conto anche delle preferenze delle donne. Favorire campagne di prevenzione per malattie sessualmente trasmissibili o per incentivare la vaccinazione contro l’HPV (Papilloma Virus Umano) responsabile del 70% circa dei casi di cancro della cervice uterina. La vaccinazione, secondo le stime dell’ISS, può prevenire fino al 90% dei tumori causate da questo tipo di virus. In Italia il vaccino è raccomandata per le ragazze e i ragazzi nel corso del dodicesimo anno di età, ovvero prima che diventino sessualmente attivi. Va sottolineato che anche i maschi traggono vantaggio dalla vaccinazione perché vengono protetti dai condilomi anogenitali e da alcuni tumori correlati all’infezione, inoltre vaccinando sia maschi che femmine si limita la circolazione del virus.

Incrementare l’adesione a tutta una serie di servizi di screening ginecologici, oncologici, di prevenzione delle malattie infettive, cardiovascolari e nella gestione della cronicità significa promuovere la salute e il benessere della donna. 
Si tratta di iniziative essenziali che devono essere considerate per tutti un investimento indispensabile per il miglioramento dello stato di salute globale e una misura della qualità, dell’efficacia e dell’equità di ogni sistema sanitario. 

Le sfide per supportare la salute della donna: l’adozione di un approccio personalizzato e di genere

Nell’ampio mondo della prevenzione e della promozione della salute, quando si definiscono strategie di intervento, è importante cercare di identificare le priorità e in tal senso non c’è dubbio che le donne costituiscano uno dei target prioritari per il  loro naturale ruolo sociale, il loro vivere importanti esperienze di cambiamento nel corso della vita come per esempio la gravidanza, per essere generalmente più attente alla salute rispetto agli uomini,  tanto da renderle dei soggetti privilegiati a cui fare riferimento per individuare obiettivi, favorire azioni e individuare soluzioni di promozione per la salute. Essere donna per un sistema salute efficace è un vantaggio da difendere, ma in parte ancora da conquistare e che comporta un impegno sia individuale che collettivo. L’approccio di genere alla salute in tal senso deve collocarsi all’interno di una strategia di azioni intersettoriali, capaci di incidere sui determinati della salute e di contrastare le disuguaglianze in coerenza con l’approccio più generale della salute in tutte le politiche. 
In Italia, nonostante il crescente interesse per le argomentazioni che riguardano la salute di genere, non è ancora stato creato un sistema adeguato che comprenda indicatori sui livelli di salute della popolazione e sulle performance dei servizi sanitari, con particolare attenzione ai differenziali sociali e di genere. C’è la necessità di politiche sanitarie, lavorative e di welfare che tengano conto di un modello sociale di salute targhettizzato sulla donna, basato su partecipazione ed empowerment. Lo sviluppo economico e sociale di un paese presuppone politiche in grado di elaborare e attuare programmi efficaci per adeguare l’organizzazione del lavoro, soprattutto in termini di flessibilità, ai nuovi bisogni sociali e familiari della donna. Senza questo le donne continueranno a rincorrere il poco tempo che hanno a disposizione per loro stesse, per poi accorgersi che spesso è troppo tardi perché il loro benessere non è mai in cima alla scala delle priorità, come peraltro si evince dal Piano di uguaglianza di genere (2024-2026) redatto dall’Istat.



È tempo che la politica e la sanità italiana si facciano dunque carico del determinante “genere” e considerino gli svantaggi delle donne, senza tuttavia dimenticare quelli degli uomini. Applicare il determinate “genere” significa tener conto delle differenze biologiche tra i due sessi, ma anche di quelle dovute ai diversi ruoli che uomini e donne rivestono nella società. C’è l’inderogabile necessità di una presa in cura che sia personalizzata, con trattamenti mirati e di precisione. 
Prevenzione, ricerca medica, chirurgica, farmacologica e cure basate sulla differenza di genere, oltre ad essere scientificamente più efficaci, a lungo temine comportano anche una notevole riduzione dei costi della spesa sanitaria. 
Per troppo tempo i problemi di salute delle donne sono stati sottostimati, poco esplorati e compresi. Oggi, a fronte di una maggiore consapevolezza e di una ricerca sempre più avanzata, occorrono investimenti nell’innovazione per trovare soluzioni ai bisogni di salute disattesi delle donne. Organizzazioni nazionali e internazionali, governi, istituzioni, comunità scientifiche, stakeholder a vario titolo, dovrebbero collaborare insieme per intraprendere azioni in grado di colmare le disparità nella salute della donna.

Il commento di Alper Alptekin
 

A livello globale, Organon si concentra in particolar modo sulla salute della donna, sottolinea Alper Alptekin presidente e AD di Organon Italia, offrendo soluzioni per la contraccezione, la fertilità e la menopausa. L'azienda si posiziona inoltre come partner sostenibile della sanità pubblica, grazie al suo portfolio di biosimilari utilizzati per il trattamento di patologie oncologiche femminili. l'azienda è infatti impegnata anche nella gestione delle malattie croniche, con un'attenzione particolare alle patologie che colpiscono maggiormente le donne, come le malattie cardiovascolari e l'emicrania. Le differenze di genere nel trattamento di alcune patologie sono evidenti, con le donne che spesso vengono trattate più tardi e mostrano un'aderenza inferiore alle terapie rispetto agli uomini. L'emicrania, in particolare, colpisce le donne in modo sproporzionato, con un impatto socio-economico significativo a causa della ridotta produttività. Organon continua a stringere partnership globali per innovare nel settore della salute femminile e nel 2024 ha siglato nuovi accordi per l'espansione del suo portfolio, con particolare attenzione all'emicrania e alla psoriasi. Questi risultati dimostrano il costante impegno dell'azienda verso l'eccellenza e il miglioramento della salute delle donne.

In Italia, Organon ha la sua sede principale a Roma, e adotta un approccio di lavoro flessibile basato sulle attività (Activity Based Working). Circa il 52% dei dipendenti dell'azienda in Italia sono donne, e la leadership femminile è rappresentata da un 50% del team dirigenziale.
Organon sottolinea anche l'importanza sociale ed economica della salute delle donne. Le donne, infatti, trascorrono in media nove anni della loro vita in cattiva salute e affrontano problemi di salute il 25% in più rispetto agli uomini. Secondo dati dell'OMS, ogni dollaro investito nella salute femminile può generare venti dollari di benefici economici, e una gestione adeguata della salute delle donne potrebbe far crescere l'economia globale di un trilione di dollari all'anno entro il 2040.



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