Fondazione Italiana per il Cuore
25 Maggio 2023 Un confronto tra gli specialisti coinvolti ha ribadito l’importanza dell’approccio multidisciplinare al diabetico
Per il 70% dei pazienti con diabete di tipo 2 che è colpito da sindrome cardio-metabolica, per i quali gli eventi cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte, è fondamentale l’interazione tra gli specialisti. A fare il punto sull’epidemiologia della malattia cardiovascolare tra i pazienti con diabete in Italia e sugli scenari che si aprono per l’assistenza è stato il recente incontro “La malattia cardiovascolare nella persona con diabete in Italia”, che si è tenuto a fine marzo a Milano e nel corso del quale si sono confrontati i principali attori della gestione del paziente con diabete: cardiologi, diabetologi e MMG.
L’incontro, promosso da Fondazione Italiana per il Cuore e World Heart Federation (WHF), con la collaborazione dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio e il patrocinio di SIPREC, è stato aperto da Emanuela Folco, presidente della Fondazione Italiana per il Cuore, che ha ricordato l’impegno della Fondazione nel campo della prevenzione cardiovascolare, focalizzato anche sulla sindrome cardio-metabolica nelle persone con diabete. Ha sottolineato, inoltre, che “il paziente è un unicum e non un insieme di tanti organi e patologie separate”.
All’evento è stato presentato il progetto di WHF ‘A Roadmap on the Prevention of CVD Among People Living With Diabetes’. Si tratta, come ha spiegato Dan Gaita, cardiologo dell’Expert Group della WHF, di un percorso che mira alla prevenzione, che può essere usato da chiunque sia coinvolto nella gestione della salute cardiovascolare del diabetico. “La roadmap è un documento di riferimento fondamentale per la gestione delle malattie cardiovascolari nel paziente diabetico”, ha spiegato Gaita. Alla base di tutto, però, “ci sono lo screening e la comunicazione tra gli esperti, dato che la metà dei diabetici non sa di avere la malattia e non c’è conoscenza del rischio cardiovascolare”, ha concluso il cardiologo.
Nell’ambito della roadmap è stata messa a punto la Scorecard Italiana sulle malattie cardiovascolari che ha fatto emergere una situazione non confortante a livello di stili di vita, come ha sottolineato Roberto Volpe, della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (SIPREC). Gli italiani, infatti, sono in sovrappeso, oltre uno su due, e meno della metà fa attività fisica regolarmente. Inoltre, in Italia fumano un quarto degli uomini e un quinto delle donne e più del 60% ha livelli di colesterolo totale oltre la soglia. Di conseguenza, “la mortalità per cause cardiovascolari è responsabile del 32,84% delle morti, tra gli uomini, e del 40,51%, tra le donne”, ha concluso l’esperto, secondo il quale bisogna lavorare soprattutto sulla riduzione della mortalità prematura. Sempre dalla Scorecard Italiana, come ha evidenziato Paolo Magni del dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università di Milano, è emerso che in Italia il numero di medici per abitante è in linea alla media europea, mentre scarseggiano gli infermieri. Tra gli altri aspetti analizzati, ha ricordato che in Italia c’è alta disponibilità di farmaci, anche quelli innovativi, mentre per quel che riguarda l'applicazione delle linee guida, “nel nostro Paese pesa la presenza di 20 sistemi sanitari regionali che portano a differenze a livello locale”, ha osservato l’esperto.
Dopo questa panoramica, sono stati invitati a parlare gli esperti diabetologi e cardiologi. Paolo Di Bartolo, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), ha presentato il lavoro degli annali AMD, che hanno l’obiettivo di misurare la qualità della cura dei pazienti diabetici. “Il diabete è una malattia multiorgano – ha spiegato Di Bartolo - e toglie anni di vita, tra sei e dieci, più alla donna che all’uomo, e in questo contesto la prima causa di morte è la malattia cardiovascolare”. Le nuove linee guida, ormai, prendono in considerazione questo rischio, anche perché, come emerge dagli annali, “il 99,4% dei diabetici ha un rischio cardiovascolare altissimo o alto, e questo vale anche per il diabete di tipo 1”, come ha concluso l’esperto.
A rappresentare i cardiologi all’incontro è stato Massimo Volpe, presidente SIPREC, secondo il quale “Le conseguenze cardiovascolari del diabete, soprattutto di tipo 2, si evidenziano con un rischio aumentato del 53% di angina instabile e del 54% di infarto del miocardio e con l’aumento di scompenso e ictus”. È necessario, dunque, secondo l’esperto, “rafforzare l’interazione tra operatori che si occupano di cuore e di diabete e tra le società scientifiche”. A questo proposito, Volpe ha presentato il progetto UNITE, del Sant’Andrea di Roma, che “disegna il percorso del paziente diabetico tra diverse specialità, dall’arrivo al pronto soccorso fino al ricovero e alle dimissioni, compreso il follow-up, per un vero approccio multidisciplinare”.
Angelo Avogaro, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), ricorda che la SID, insieme all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e all'Associazione Medici Diabetologi (AMD), ha prodotto un documento di linee guida per migliorare il percorso di cura del paziente con diabete. L’esigenza di avere nuove indicazioni, come ha spiegato Avogaro, “deriva dal nuovo armamentario farmacologico, con terapie che, oltre a ridurre la glicemia, riducono anche il rischio di eventi cardiovascolari e di malattia renale cronica”. Tuttavia, “senza l’aderenza, anche un ottimo farmaco non agisce”, ha sottolineato l’esperto. Inoltre, il diabetologo ha evidenziato il problema dell’inerzia terapeutica per cui “nel trattamento del diabete di tipo 2, si aspettano fino a sette anni per modificare la terapia, indipendentemente dai valori dell’emoglobina glicata”. I diabetologi, dunque, devono “motivare i pazienti e puntare ad obiettivi precisici quali diagnosi appropriata, un buon controllo della glicemia e della pressione arteriosa e trattare i diabetici dai 40 anni in su con le statine, visto che la riduzione del colesterolo LDL in questa popolazione ha portato grande beneficio”. Anche Avogaro, quindi, sottolinea l’importanza della collaborazione tra i diversi specialisti, ma anche della rinascita del rapporto medico-paziente.
25/05/2023
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