sanità
23 Febbraio 2024 Stili di vita, nutrizione, adeguata attività fisica e mentale e uso di specifici supplementi possono modificare i processi di invecchiamento e di neurodegenerazione, con un conseguente miglioramento della qualità della vita e con il mantenimento il più a lungo possibile di una vita socialmente attiva
Stili di vita, nutrizione, adeguata attività fisica e mentale e uso di specifici supplementi possono modificare i processi di invecchiamento e di neurodegenerazione, con un conseguente miglioramento della qualità della vita e con il mantenimento il più a lungo possibile di una vita socialmente attiva. È questa la conclusione alla quale giunge una revisione della letteratura, redatta da un panel di clinici e ricercatori esperti di longevità e pubblicata sul “Giornale del Medico online”.
Stiamo attualmente vivendo il “Decennio dell’invecchiamento in buona salute”, la decade 2021-2030 che l’ONU ha dedicato all’active and healty longevity, cioè alla longevità attiva e in salute.1 «Anche il Ministero della Salute del nostro Paese ha accolto questo indirizzo globale, dedicando attenzione a un invecchiamento favorito dagli stili di vita sani e dalla prevenzione2 » premettono gli autori, che si pongono come obiettivo del documento quello di analizzare la situazione attuale e proporre strategie mirate a favorire la sostenibilità di un invecchiamento in salute, compatibile con l’allungamento della vita media. Il punto di partenza dell’analisi risiede nei dodici segni distintivi dell’invecchiamento (instabilità genomica, logoramento dei telomeri, alterazioni epigenetiche, perdita di proteostasi, macroautofagia disabilitata, deregolazione dei sensori nutrizionali, disfunzione mitocondriale, senescenza cellulare, esaurimento delle cellule staminali, comunicazione intercellulare alterata, infiammazione cronica, microbiota/disbiosi), individuati recentemente da López-Otín C, et al.3
La situazione attuale del nostro Paese presenta delle criticità, avvisa il pool di esperti. «L’Italia è un Paese longevo, ma che non garantisce aging in salute, rimanendo poco attento alla fragilità degli anziani. Una maggiore attenzione al tema, oltre a un’esigenza sociale, è anche un’esigenza economica. La sostenibilità del nostro sistema di welfare richiede la capacità di bilanciare il tempo del lavoro e quello del pensionamento, in primis perché quanto si risparmia durante la vita lavorativa deve sostenere quanto si consuma nella fase successiva della vita». Si passa quindi a precisare più in dettaglio la definizione di salute e il funzionamento del suo stato. «La salute è definita come assenza di patologia, ma può essere definita anche come l’insieme delle caratteristiche organizzative e delle dinamiche metaboliche che mantengono la corretta fisiologia dell’organismo» ricordano gli autori. Una causa importante di invecchiamento in cattiva salute è stata individuata in quello che viene definita come “inflammaging”, ovvero un aumento dei livelli di marcatori pro-infiammatori nel sangue e nei tessuti, legato all’età, sottolineano. «Il ruolo dell’infiammazione non è di per sé negativo, essendo un meccanismo volto a riportare alla regolarità le funzioni corporee, ma se si instaura quando sono presenti altre disfunzionalità nell’organismo può peggiorare la situazione» precisano. «L’infiammazione cronica rappresenta, quindi, un fattore chiave unificante alla base dello sviluppo delle malattie dell’invecchiamento». Una migliore comprensione dei meccanismi che portano all’infiammazione cronica associata all’invecchiamento potrebbe fornire nuovi bersagli terapeutici e potenziali interventi contro l’invecchiamento umano».
A tale proposito, gli esperti sottolineano che «una causa importante di invecchiamento in cattiva salute è stata individuata in quello che viene definito come “inflammaging”, ovvero un aumento dei livelli di marcatori pro-infiammatori nel sangue e nei tessuti, legato all’età; le citochine infiammatorie TNF α, IL-1 e IL-6 sono marcatori importanti per una valutazione dell’infiammazione cronica di basso grado e sono un fattore di rischio per molteplici malattie altamente prevalenti e causa di disabilità, negli individui anziani. Una modulazione di queste citochine, per esempio utilizzando miscele combinate di bromelina, papaina, mirra e curcuma, può ridurre lo stato infiammatorio. La supplementazione con questa combinazione ha dimostrato, per esempio, di ridurre lo stato infiammatorio caratteristico dei soggetti in sovrappeso e anche in quelli normopeso con grasso viscerale elevato».4
«Esistono connessioni tra senescenza, sindrome dell’intestino permeabile – una condizione in cui la barriera intestinale non è più in grado di svolgere la sua funzione protettiva – e attivazione immunitaria innata. Il microbiota intestinale è il modulatore chiave sia della nutrizione sia dell’infiammazione, trasformando i segnali ambientali e le molecole alimentari in metaboliti assorbibili» proseguono. «L’utilizzo di preparati nutraceutici adiuvanti (contenenti, per esempio, glutatione ridotto) potrebbe prevenire la riduzione della senescenza cellulare e preservare le funzioni cellulari delle cellule staminali mesenchimali derivate dal tessuto adiposo, aggiungono gli esperti del panel.5 La strategia più ovvia per aumentare i livelli di GSH sembra essere la sua somministrazione diretta, che può essere fatta per via orale, oltre che endovenosa. Lo scarso assorbimento del GSH ridotto in forma orale viene risolto grazie al ricorso alla tecnica farmaceutica di rilascio Oro-FS-Release, che consente l’assorbimento di GSH direttamente attraverso la mucosa oro-buccale, senza interferenze da parte della γ-glutamiltransferasi intestinale. Tra gli altri prodotti nutraceutici che hanno azione antiossidante, gli estratti della papaya vantano studi che ne dimostrano l’effetto anche sulla telomerasi.
Similarmente, aggiungono gli autori della revisione, i probiotici possono aiutare a mantenere l’equilibrio intestinale necessario alla digestione, all’assorbimento dei nutrienti e alla modulazione del sistema immunitario. «In generale» dichiarano «il potenziale dei probiotici nel promuovere longevità e un invecchiamento sano risiede nella loro capacità di mantenere un microbiota intestinale equilibrato, ridurre l’infiammazione, sostenere la funzione immunitaria e potenzialmente affrontare specifici problemi di salute comunemente associati all’invecchiamento.
Riguardo al ruolo del microbiota intestinale nel processo dell’invecchiamento, «il microbiota descrive una sorta di traiettoria adattativa nel corso dell’esistenza: è come se invecchiasse con noi, modificando la propria composizione e funzionalità dall’infanzia fino all’età adulta, in relazione ai fattori che accompagnano la vita. È importante quindi non solo mantenere in buona salute il microbiota intestinale in ogni fase della vita, ma anche mantenerne uno sviluppo eubiotico». Il sostegno appropriato con probiotici e prebiotici può costituire uno strumento per il mantenimento dello sviluppo eubiotico.
Questo concetto è tanto più rilevante nelle Rsa. «La correlazione è con la dieta più povera tipica delle strutture residenziali, che si accompagna alla riduzione dei microrganismi correlati alla salute e comporta aumento dell’inflammaging e dell’immunosenescenza, che a loro volta contribuiscono a rompere la simbiosi mutualistica con il microbiota, forzando alterazioni disfunzionali, che poi con un meccanismo di feedback determinano il declino funzionale e la fragilità che, legata anche alla malnutrizione, può causare per esempio sarcopenia» sottolineano nuovamente gli esperti. A tale proposito, sono disponibili diversi tool di manipolazione del microbiota per correggere alcune caratteristiche disbiotiche e promuovere un invecchiamento in salute, e possibilmente un aumento della longevità, ma devono essere personalizzati e il più possibile “di precisione”: si parla di prebiotici, probiotici, simbiotici e latti fermentati, e postbiotici.6,7 «In particolare, è emerso che il microbiota core rimane presente lungo tutto l’arco dell’esistenza, ma diminuisce in proporzione con l’invecchiamento, parallelamente all’aumento di microrganismi potenzialmente patogeni, come gli enterobatteri e i solfobatteri». Un aspetto importante, aggiungono, «è che un microbiota in salute mantiene la sua unicità, la sua impronta individuale (fingerprint), e questo si associa a longevità. Una bassa unicità, cioè, la perdita del proprio fingerprint, è infatti associata a diminuita sopravvivenza». Quindi, sostengono, è possibile affermare che il microbiota intestinale stia emergendo come fattore chiave dell’invecchiamento sano e della longevità.
Un altro capitolo importante riguarda la salute della donna da considerare nelle sue peculiarità biopsicosociali, perché come sottolineano gli esperti. «È grande l’interesse, sia fra i medici sia fra le pazienti, per la fitoterapia (dal greco “curare con le piante”), che si propone di trattare specifiche situazioni mediante l’uso di piante medicinali e preparazioni da esse ottenute. Tradizionalmente in ginecologia si parla di fito-estrogeni, per esempio gli isoflavoni della soia e del trifoglio rosso, per trattare i disturbi climaterici.8 Di recente si è sviluppato un interesse sulle molecole fito-progestiniche, in particolare la dioscorea villosa,9 l’agnocasto e la damiana.10 La letteratura conferma che i fitoprogestinici come la diosgenina da dioscorea possono compensare la riduzione ormonale apportando benefici sia sulle vampate sia sulla prevenzione osteoarticolare, cardiometabolica e neurodegenerativa.11 «Nella donna, per poter raggiungere l’obiettivo di una longevità sana e di ridurre il numero di anni con disabilità, ogni clinico deve porsi l’obiettivo di raggiungere uno stato subclinico delle condizioni croniche, come risultato del rallentamento dei meccanismi fisiologici dell’invecchiamento a partire dalla vita intrauterina, per proseguire durante tutte le fasi di passaggio nella vita della donna e finanche nelle generazioni future».
Un altro tema introdotto riguarda la nutraceutica come possibile supporto della longevità, con un focus iniziale sulle malattie cardio-vascolari. «Se la prevenzione primaria e quella secondaria sono ormai approcci relativamente condivisi nella pratica clinica, è importante approfondire il tema della prevenzione primordiale» spiegano gli esperti. «La prevenzione primordiale non è soltanto cercare di ridurre o eliminare un fattore di rischio, ma anche fare in modo che non si venga nemmeno in contatto con un preciso fattore di rischio. Ci sono aspetti, dunque, su cui si può agire, per esempio evitare di aumentare il peso corporeo permette di evitare la tendenza verso l’ipertensione». I target di prevenzione sono supportati dalle società scientifiche e dalla letteratura mondiale: anche le linee guida iniziano a introdurre questo concetto, per esempio nel caso del controllo delle dislipidemie e la riduzione delle LDL, definite fattore di rischio causale per le patologie cardiovascolari. «In termini di associazioni di componenti la letteratura scientifica recente riporta diverse esperienze cliniche con mix di principi attivi per il controllo delle dislipidemie, per esempio l’utilizzo di composti contenenti monacoline da riso rosso fermentato, berberina e bergamotto, con aggiunte di coenzima Q10 e vitamina K2 (fondamentale per permettere il transito del calcio circolante verso le ossa) che ne ottimizzano l’efficacia, in virtù della tecnica farmaceutica utilizzata» riporta il documento.
«Non bisogna trascurare, in ogni caso, che la prevenzione primaria mantiene il suo ruolo fondamentale per tutto l’arco della vita, e neppure quello della prevenzione secondaria, che si instaura quando un evento si è già verificato, per evitare che l’evento stesso si riverifichi» osservano i componenti del panel. «Anche in questo caso, infatti, il miglioramento degli stili di vita e un approccio nutraceutico sartoriale possono supportare l’efficacia e la tollerabilità della terapia farmacologica. Per esempio, intervenire con la nutraceutica, attraverso il ricorso a miscele aminoacidiche che combinino EAA e NEAA (aminoacidi non essenziali) nei giusti rapporti stechiometrici, per contrastare la sarcopenia in soggetti infartuati, può migliorare la percezione di performance e qualità della vita anche nel paziente trattato con la migliore terapia farmacologica. Uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo in pazienti ambulatoriali anziani con insufficienza cardiaca cronica ha dimostrato come l’integrazione di EAA per via orale, insieme alla terapia farmacologica standard, possa aumentare la capacità di esercizio, migliorando la funzione circolatoria e ottimizzando il consumo di ossigeno».12
Gli autori dichiarano infine che «è importante ricordare come la longevità in salute sia un percorso che inizia ancor prima della nascita di ogni individuo. Ogni fase del ciclo di vita di un individuo è fondamentale nel condizionare l’invecchiamento in salute, per questo l’approccio alla prevenzione come strumento per un buon invecchiamento è la chiave per ridurre l’incidenza e la gravità delle patologie croniche».
Riferimenti bibliografici:
1) WHO's work on the UN Decade of Healthy Ageing (2021–2030). https://www.who.int/initiatives/decade-of-healthy-ageing
2) Rapporto "Una vita sana e prospera per tutti in Italia" (“Healthy Prosperous Lives for All in Italy”). https://iris.who.int/bitstream/handle/10665/357876/WHO-EURO-2022-5211-44975-64025-ita.pdf
3) López-Otín, C., Blasco, M. A., Partridge, L., Serrano, M., & Kroemer, G. (2023). “Hallmarks of aging: An expanding universe.” Cell, 186(2), 243-278.
4) Rastmanesh R, Pathak S, Celep G, et al. Randomized study assessing the effect of nattokinase-meriva formula on low grade inflammation and blood viscosity in adults with increased visceral adiposity. Clin Pharmacol Biopharmaceutics 2022;10:2-7.
5) Liao N, Shi Y, Zhang C, et al. Antioxidants inhibit cell senescence and preserve stemness of adipose tissue-derived stem cells by reducing ROS generation during long-term in vitro expansion. Stem Cell Res Ther. 2019;10:306.
6) Barone M, Turroni S. Age-related diseases, therapies and gut microbiome: A new frontier for healthy aging. Mech Ageing Dev 2022;206:111711.
7) D’amico F, Turroni S. Gut microbiota in relation to frailty and clinical outcomes. Curr Opin Clin Nutr Metab Care 2023;6:219-25.
8) Rietjens IMCM, Louisse J, Beekmann K. The potential health effects of dietary phytoestrogens. Br J Pharmacol 2017;174:1263-80.
9) Fazil FR. Contraceptives and other steroid drugs: their production from steroidal sapogenins. Pak J Sci 1968;20:64-7.
10) Zava DT, Dollbaum CM, Blen M. Estrogen and progestin bioactivity of foods, herbs, and spices. Proc Soc Exp Biol Med 1998;217:369-78.
11) Kisling LA, M Das J. Prevention Strategies. [Updated 2023 Aug 1]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2023 Jan-. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK537222/
12) Aquilani R, Viglio S, Iadarola P, et al. Oral amino acid supplements improve exercise capacities in elderly patients with chronic heart failure. Am J Cardiol 2008;101:104-10.
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