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24 Ottobre 2023 L'americana Moderna annuncia l'avvio della fase 3 - l'ultimo step di sperimentazione clinica - per il candidato vaccino mRna-1083, primo vaccino '2 in 1' contro influenza e Covid
Potrebbe arrivare nel 2025 il primo vaccino '2 in 1' contro influenza e Covid. L'americana Moderna annuncia l'avvio della fase 3 - l'ultimo step di sperimentazione clinica - per il candidato vaccino mRna-1083. La prima dose è stata somministrata oggi, informa l'azienda. Secondo le previsioni, il trial arruolerà circa 8mila adulti nell'emisfero settentrionale. Moderna, si legge in una nota, "continua a puntare a una potenziale approvazione normativa iniziale per il vaccino combinato nel 2025". Lo studio di fase 3 - spiega Moderna - valuterà "l'immunogenicità, la sicurezza e la reattogenicità" di mRna-1083 rispetto a un controllo attivo, ossia rispetto alla co-somministrazione di vaccini già autorizzati contro influenza e Sars-CoV-2. Due le coorti indipendenti di adulti sulle quali il candidato vaccino combinato verrà testato: 4mila persone over 65 e 4mila di età compresa fra 50 e 65 anni.
Il trial - ricorda l'azienda - segue lo studio di fase 1-2 in cui mRna-1083 ha mostrato "una forte immunogenicità contro influenza e Covid-19, con una reattogenicità e un profilo di sicurezza accettabili, rispetto ai vaccini singoli approvati". Più nel dettaglio, tecnicamente il prodotto "ha raggiunto titoli anticorpali di inibizione dell'emoagglutinazione simili o superiori a quelli di entrambi i vaccini antinfluenzali quadrivalenti autorizzati, e titoli anticorpali neutralizzanti Sars-CoV-2 simili al booster bivalente Spikevax".
Per Moderna, "mRna-1083 ha il potenziale per ridurre efficacemente il carico complessivo delle malattie respiratorie virali acute, fornendo una protezione simultanea contro i virus dell'influenza e Sars-CoV-2, con una singola iniezione". Il candidato vaccino '2 in 1' offre inoltre "una maggiore comodità" e potrebbe accrescere l'adesione alla vaccinazione, così da arrivare a "una maggiore conformità alle raccomandazioni" sulla quota di popolazione da proteggere. In definitiva, "questo approccio potrebbe apportare benefici alla salute pubblica, aumentando sinergicamente i tassi di copertura contro i virus dell'influenza e Sars-CoV-2".
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