sanità
06 Luglio 2023 Passi in avanti nel trattamento del tumore al fegato avanzato. I risultati aggiornati dello studio di Fase 3 Himalaya hanno mostrato che la combinazione di durvalumab di AstraZeneca associato ad una singola dose di tremelimumab ha prodotto un beneficio di sopravvivenza globale clinicamente significativo
Passi in avanti nel trattamento del tumore al fegato avanzato. I risultati aggiornati dello studio di Fase 3 Himalaya hanno mostrato che la combinazione di durvalumab di AstraZeneca associato ad una singola dose di tremelimumab ha prodotto un beneficio di sopravvivenza globale (Os) clinicamente significativo e sostenuto a quattro anni nel trattamento dei pazienti con carcinoma epatocellulare (Hcc). I risultati aggiornati dello studio Himalaya sono stati presentati al World Congress on Gastrointestinal Cancer 2023 della Società Europea di Oncologia Medica (European Society for Medical Oncology - ESMO) a Barcellona, in Spagna. Al follow-up a quattro anni, i dati recenti mostrano che una singola dose priming di tremelimumab associata a durvalumab, il cosiddetto regime Stride (Single Tremelimumab Regular Interval Durvalumab), ha ridotto il rischio di morte del 22% rispetto a sorafenib. In base alle stime, il 25,2% dei pazienti trattati con il regime Stride era vivo a quattro anni rispetto al 15,1% di quelli trattati con sorafenib.
"I dati di sopravvivenza a lungo termine dello studio Himalaya sono unici nel panorama dell'epatocarcinoma avanzato - afferma Lorenza Rimassa, professore associato di oncologia medica presso Humanitas University e IRCCS Humanitas Research Hospital di Rozzano (Milano) -. È importante osservare che un paziente su quattro trattato con il regime Stride, basato sulla duplice immunoterapia, è vivo a quattro anni. Nessun altro regime terapeutico ha dimostrato finora questi risultati. Se confrontato con i dati storici a disposizione, solo il 7% dei pazienti con tumore del fegato avanzato è vivo a cinque anni. Stride prevede una singola dose di tremelimumab seguita da durvalumab in monoterapia. Quest'unica somministrazione di tremelimumab, a un dosaggio superiore rispetto a quello tradizionale, è in grado di fornire una 'spinta' alla risposta immunitaria. Il trattamento dell'epatocarcinoma è complesso perché bisogna trattare il tumore senza sottovalutare il fatto che il paziente molto spesso è affetto da un'altra patologia molto importante, l'epatopatia cronica".
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