sanità
06 Dicembre 2022 Due miliardi in più per il fondo sanitario nazionale basteranno solo per pagare le bollette degli ospedali. I sindacati medici hanno risposto così alla conferma dello stanziamento in manovra per il 2023. In realtà, anche negli anni del Covid, la spesa sanitaria non è andata fuori controllo
Due miliardi in più per il fondo sanitario nazionale basteranno solo per pagare le bollette degli ospedali. I sindacati medici hanno risposto così alla conferma dello stanziamento in manovra per il 2023. In realtà, anche negli anni del Covid, la spesa sanitaria non è andata fuori controllo, secondo i dati della Ragioneria dello Stato presentati nei giorni scorsi. Anzi la pandemia è stata occasione per un ulteriore ritiro del SSN dalle coperture che già garantisce. Una riprova? Gli italiani dal 2021 stanno recuperando le prestazioni saltate a seguito dell’emergenza Covid-19 pagando di tasca propria gli specialisti, con buona pace di chi parla di “ripresa” delle attività ambulatoriali pubbliche. Andiamo a vedere i dati: nel 2021 la spesa privata è stata 37,1 miliardi, in crescita del 20% su 2020, mentre la spesa pubblica è stata 126,6 miliardi. Il Fondo sanitario è aumentato di 16 miliardi rispetto ai 110,6 del 2012, crescendo ad un tasso medio dell’1,5% l’anno, ma nel 2020 c’è stata un’impennata del 5,7% e nel 2021 del 2,7%. Si tratta di percentuali inferiori alle soglie di sforamento (10%) oltre i quali scatta l’emergenza classica, il commissariamento. I dati vanno però letti anche in valore assoluto, vista la carenza di risorse. La maggior spesa ha provocato deficit in tutte le regioni per un ammontare totale poco superiore al miliardo di euro, ancora non ripianato.
La spesa per il personale è cresciuta ancora meno, sia perché si sono persi addetti per i pensionamenti, sia soprattutto per il blocco dei contratti dei dipendenti SSN. Tale blocco è persistito dal 2011 al 2018: su 10 annualità dal 2012 al 2021 si registra un incremento da 35,65 a 37,65 miliardi. Si tratta di 2 miliardi in 10 anni, pari ad un tasso di crescita dello 0,6% annuo che s’è impennato solo dal 2018 (+2,4%) una volta firmati i primi accordi, e ha avuto un ulteriore picco del 3,6% nel 2020. Ancora nel 2021 si è continuato ad assumere, specie a tempo determinato: si attende quindi che i valori di questo tasso non scendano a breve. Parimenti, nelle convenzioni con i medici il tasso di crescita è stato dello 0,8% annuo, con punte del 3,8% dopo il 2020, anno di erogazione delle risorse delle convenzioni di medicina e pediatria di famiglia e di specialistica ambulatoriale; l’esborso nei 10 anni considerati è aumentato da 6,65 a 7,16 miliardi di euro. Sui farmaci, tra 2012 e 2021 si registra prima un boom della spesa per acquisti diretti delle Asl e delle centrali di acquisto e negli ultimi 2 anni un lieve calo. Nel complesso, tra farmaci ospedalieri e distribuiti direttamente o per conto sul territorio, l’esborso è aumentato dai 7,85 miliardi del 2012 agli 11,8 del 2021 ad un tasso del 4,6% – 3 volte superiore al tasso della spesa totale – con un calo però tra 2018, quand’era al 10%, e 2021, anno in cui è sceso al 9,3%. In parallelo, gli ultimissimi anni, è tornata a crescere la spesa per la farmaceutica convenzionata che si è assestata sui 7,37 miliardi del 2021 contro gli 8,87 del 2012 e scendendo dall’8 al 5,8% della spesa sanitaria totale. Il calo della spesa farmaceutica si deve negli ultimi 2 anni anche agli effetti del pay-back, il ripiano che le industrie devono alle regioni in deficit su questa voce, ma non va sopravvalutato per via della crescita generalizzata, specie nel 2020, di altre voci di spesa sanitaria che hanno diluito il peso dei valori assoluti. Hanno avuto un trend intermedio tra “farma” e contratti le spese per i consumi intermedi (dispositivi medici, servizi etc) che sono passate da 22 a 27 miliardi nei dieci anni considerati, crescendo ad un tasso del 2,4% annuo che in realtà fino al 2019 era simile a zero e nel 2020 e 2021 è cresciuto del 9%. Cresciute ad un tasso minore, invece, le altre prestazioni richieste a privati (ci sono convenzioni con cliniche, servizi sanitari direttamente erogati da presidi Asl, vaccinazioni eseguite da esterni) e passate da 22,5 a 25,4 miliardi. Anche a livello regionale si confermano tassi di crescita limitati e si conferma che la spesa maggiore per i farmaci impatta di più là dove è aumentata di meno (o è diminuita di più nel tempo, la spesa complessiva.
La spesa dei privati cittadini, out of pocket, registra invece un trend anomalo: -11,6 miliardi nel 2020 e +37,16 miliardi nel 2021 con un balzo distribuito in modo equo tra regioni. Quasi metà delle prestazioni appartiene alla medicina specialistica e le prestazioni del dentista pur facendo la parte del leone restano un terzo o poco meno del totale delle prestazioni acquistate da privati.
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