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Farmaci

20 Gennaio 2023

Distribuzione farmaci, la Toscana vara dipartimento interaziendale del farmaco. Ecco di cosa si tratta

Il farmaco innovativo di qui al 2027 transiterà dal medico di famiglia e dalla casa di comunità, mentre la somministrazione di molti medicinali innovativi è appannaggio dell’ospedale. Come farli parlare insieme? La risposta alcune regioni l’hanno trovata. Si chiama Dipartimento interaziendale del farmaco. Esiste in Emilia-Romagna e Lazio, mentre è di prossima istituzione in Toscana


Distribuzione farmaci, la Toscana vara dipartimento interaziendale del farmaco. Ecco di cosa si tratta

Il farmaco innovativo di qui al 2027 transiterà dal medico di famiglia e dalla casa della salute, anzi di comunità, ma quest’ultima è dell’Asl, mentre la somministrazione di molti medicinali innovativi è appannaggio dell’ospedale, che è azienda diversa. Come farli parlare insieme? La risposta alcune regioni l’hanno trovata. Si chiama Dipartimento interaziendale del farmaco. Esiste in Emilia-Romagna, limitata ai territori delle Ausl, ed esiste nel Lazio, mentre è di prossima istituzione in Toscana dove sarà su base regionale ma molto radicato nei territori: lo istituisce una delibera della giunta regionale approvata prima di Natale. I direttori delle Aziende Usl Centro, NordOvest e SudEst, aziende ospedaliere Careggi, Meyer, Pisa e Siena e Fondazione Monasterio (ospedale di ricerca regionale e centro di eccellenza cardiologico con sedi a Massa e Pisa) hanno tempo fino al 31 gennaio 2023 per costituirlo. «Ci aiuterà ad armonizzare ed ottimizzare politiche ed interventi per migliorare l’erogazione dei farmaci a malati cronici o ai pazienti in dimissione– afferma l’assessore alla salute toscano Simone Bezzini che ha formulato la proposta normativa – ma ci servirà anche a mettere a punto azioni volte ad ottimizzare la spesa».

I compiti - «In molti casi –recita il comunicato della Regione– la diagnosi, la cura ed il monitoraggio della patologia avviene nei centri ospedalieri, ma l'assunzione dei farmaci è erogata a pazienti che assumono la terapia a domicilio. Questa evoluzione ha reso necessario il coinvolgimento interattivo tra strutture territoriali delle Asl e strutture specialistiche ospedaliere: da qui la necessità di creare una struttura dipartimentale interaziendale per uniformare e governare il rapporto tra ospedale e territorio nella distribuzione di farmaci per malati cronici o per pazienti in dimissione». In Toscana non manca una commissione che, sulla base dei dettami dell’agenzia del farmaco AIFA, plasmi l’assistenza farmaceutica sui bisogni dei residenti: si tratta della commissione terapeutica regionale (Ctr) di cui però da circa un anno non si hanno notizie assidue. Il Dipartimento non sembra comunque avere compiti sovrapponibili: esso farebbe più che altro da “facilitatore” dei servizi di prossimità. Composto da un’assemblea e da un coordinatore, dovrebbe “individuare strategie comuni per la produzione di farmaci galenici e percorsi integrati per l’erogazione di farmaci nei reparti di diagnosi e cura e direttamente a cittadini da parte delle farmacie ospedaliere e convenzionate; proporre iniziative per migliorare l’appropriatezza della prescrizione, definire procedure per rendere più efficiente l’erogazione di farmaci a pazienti in dimissione e coordinare azioni per migliorare l'organizzazione per erogare farmaci ospedalieri sul territorio”. Se diamo uno sguardo dall’altra parte dell’Abetone, a Modena “il Dipartimento farmaco uniforma le politiche distributive decise da Ausl ed AOU gestendo le farmacie delle strutture ospedaliere e i servizi di distribuzione diretta dei farmaci, assicurando la continuità assistenziale ospedale-territorio attraverso la distribuzione dei farmaci e di altro materiale sanitario alla dimissione del paziente, la fornitura dei prodotti farmaceutici alle strutture aziendali e il loro corretto utilizzo secondo criteri di appropriatezza ed economicità, farmacovigilanza, monitoraggio e analisi delle prescrizioni e persino allestimento di galenici”.

I medici di famiglia – Il comunicato chiude sottolineando come urga coinvolgere i medici di famiglia, “componente professionale necessaria per porre il paziente al centro dell’organizzazione assistenziale”. «E’ difficile delineare oggi come si muoverà un organismo tutto da definire. Nel comunicato emergono il peso correttamente attribuito al medico di medicina generale, e nel contempo delle azioni organizzative disegnate in particolare sul paziente cronico», commenta Saffi Ettore Giustini, medico generalista esperto nell’uso corretto dei farmaci e già membro della commissione terapeutica regionale. «Non è da escludere un ruolo importante del Dipartimento nella formazione dei medici del territorio. Peraltro, ci troviamo in un momento storico in cui la medicina territoriale vive una carenza di nuovi farmaci. E’ stata chiamata a prescrivere nuovi antidiabetici e farmaci contro la bpco prima riservati al piano terapeutico specialistico; ma può e deve avere un ruolo anche nella prescrizione di medicinali, di estrazione ospedaliera, come biologici e biosimilari. La medicina di prossimità non può, in prospettiva, non essere coinvolta nella prescrizione di farmaci innovativi». 

TAG: FARMACEUTICA

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