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08 Marzo 2023 «A due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti». Queste le parole in occasione della presentazione del 20° Rapporto sull’attività ospedaliera 'Ospedali&Salute'
«A due anni dalla pandemia non solo non si riscontra il recupero atteso delle prestazioni mancate nel corso della fase pandemica più acuta, ma i volumi di attività e la qualità delle cure non sono tornati ai livelli pre-Covid né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti». Queste le parole di Barbara Cittadini, presidente nazionale Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), in occasione della presentazione, a Roma, del 20° Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia 'Ospedali&Salute', realizzato in collaborazione con Ermeneia. «La doppia anima pubblica e privata della nostra sanità può costituire una chiave di volta per superare le disuguaglianze che persistono a livello territoriale. A questo proposito, il provvedimento Milleproroghe proroga gli strumenti a disposizione delle regioni per superare le liste d'attesa. La norma permette alle regioni di utilizzare lo 0,3% del fondo sanitario per avvalersi delle prestazioni in convenzione con strutture private». Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un messaggio inviato per la presentazione. La pandemia, ha sottolineato il ministro, «ha portato la salute al centro dell'attenzione ma, d'altra parte, ha evidenziato le fragilità del sistema sanitario da affrontare con urgenza». I ritardi accumulati in pandemia «hanno aggravato una situazione già complessa che va gestita in un'ottica di efficienza e razionalizzazione». A tal proposito, ha sostenuto Schillaci, «implementare l'offerta sanitaria anche creando un sistema virtuoso tra pubblico e privato può aiutare a rispondere alle esigenze di prevenzione, cura e assistenza di tutti i cittadini».
Il report Aiop evidenzia, dunque, che non solo non sono state recuperate le prestazioni 'perse' nella fase acuta della pandemia, ma ad oggi i volumi di attività non sono tornati ai livelli pre-pandemici né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti. In particolare, i ricoveri urgenti 'persi' nel biennio post-pandemico sono stati circa 900mila, quelli programmati sono stati 740mila e 470mila rispettivamente nel 2020 e nel 2021. E ancora: riguardo le prestazioni di specialistica ambulatoriale, i volumi di attività restano fortemente al di sotto dei valori pre-Covid, con variazioni 2019-2021 che raggiungono scarti anche del -70% (Basilicata) e del -46% (Pa di Bolzano). Differenze negative si registrano anche nel 2022, a conferma di un perdurante 'Long Covid del Ssn', si legge nel rapporto. Il fenomeno dei tempi di attesa anomali, che già era una criticità rilevata nel nostro Ssn - prosegue il report Aiop - si incrementa ulteriormente: ai ritardi 'ordinari' pre-pandemici, si aggiungono quelli 'straordinari' del 2020 e quelli provocati da un urto pandemico che stenta a esaurirsi. Dal punto di vista della domanda, l’indagine condotta da Ermeneia su un campione di 4.020 soggetti (rappresentativo della popolazione adulta italiana) rivela come, ancora nel 2022, il 73% degli intervistati senza esperienza di contagio e il 66% di quelli con una o più esperienze Covid abbiano dovuto sostenere blocchi o rimandi di prestazioni diagnostiche per patologie di gravità medio-alta. Rispetto ai due sottogruppi, ostacoli all'accesso e procrastinazioni per terapie periodiche e controlli obbligatori sono stati sperimentati, rispettivamente, nel 89% e 97% dei casi. Lo 'straordinario', quindi - riflette l'Aiop - non riesce ad essere assorbito in un 'ordinario' che già prima dell'avvento del Covid evidenziava criticità strutturali. Tempi di attesa incongrui rappresentano uno degli elementi di maggiore iniquità nell'ambito di un sistema a vocazione universalistica, dal momento che determinano una divaricazione tra coloro che possono rivolgersi al mercato delle prestazioni sanitarie - al di fuori del Ssn - e coloro che, per ragioni economico-sociali, non possono ricorrere alla spesa out-of-pocket. Per questi ultimi l'alternativa è tra un’attesa suscettibile di compromettere, in tutto o in parte, il proprio stato di salute e la rinuncia alle cure.
«L'ospedalità privata offre un contributo fondamentale al Servizio Sanitario Nazionale» e «anche in questi anni stressanti e faticosi per la sanità ha dato un contributo molto importante». Lo ha detto Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. «Anche se sembra una contraddizione, senza ospedalità privata - ha sottolineato Gasparri - non ci sarebbe servizio sanitario pubblico, che viene garantito anche grazie al fatto che esiste la componente di diritto privato». Proprio l'ospedalità privata può dare un contributo importante per superare il long Covid di cui soffre la sanità italiana, ovvero l'impatto lasciato dalla pandemia in termini di prestazioni saltate. Ripensare un modello organizzativo per il governo delle liste d'attesa, prevedendo Centri di prenotazione unici sia per le prenotazioni sanitarie nel pubblico che nel privato accreditato, è quanto suggerito dal direttore generale dell'Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali (Agenas). «In Italia - ha detto Domenico Mantoan - abbiamo tre posti letto ospedalieri per mille abitanti, uno dei numeri più bassi in Europa. Lo scorso anno sono stati assegnati 500 milioni per il recupero delle liste d'attesa ma 300 non sono stati spesi dalle regioni», perché «il pubblico è ingolfato, anche per mancanza di medici e difficoltà organizzative. Servono Cup unici regionali, altrimenti non avremo il pieno controllo delle liste d'attesa né il polso del reale fabbisogno». Non penalizzare la sanità privata è anche l'appello che arriva dal presidente della Commissione Affari sociali della Camera, Ugo Cappellacci. «Bisogna mettere le esigenze di cura del cittadino al centro - ha detto Cappellacci - e superare una logica ostile alla sanità privata. Il ritorno alla normalità delle prestazioni sanitarie nel post pandemia, non potrà esserci senza il contributo di entrambe le componenti della sanità, sia pubblica che privata».
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