Pharma
11 Maggio 2023 Il produttore di vaccini Novavax ha dichiarato un aumento del suo fatturato rispetto quanto previsto per il 2023, alimentando le speranze dell’azienda biotech in grave crisi di liquidità. Novavax, con sede nel Maryland (USA), ha anche presentato primi dati promettenti per il suo vaccino combinato Covid19/influenza
Il produttore di vaccini Novavax ha dichiarato un aumento del suo fatturato rispetto quanto previsto per il 2023, alimentando le speranze dell’azienda biotech in grave crisi di liquidità. Novavax, con sede nel Maryland (USA), ha anche presentato primi dati promettenti per il suo vaccino combinato Covid19/influenza, per il candidato vaccino antinfluenzale stand-alone e per il candidato vaccino Covid-19 ad alto dosaggio. Dopo queste dichiarazioni, le azioni Novavax sono salite del 40%.
Nel mese di febbraio, l'azienda aveva sollevato dubbi sulla sua capacità di rimanere in attività a causa dell'incertezza sulle entrate del 2023, dell’incertezza dei finanziamenti del governo statunitense e per l'arbitrato in corso con la Gavi, The Vaccine Alliance. Tuttavia, l'azienda ha dichiarato di prevedere per il 2023 un fatturato compreso tra 1,4 e 1,6 miliardi di dollari, rispetto alle stime degli analisti di 831,6 milioni di dollari. Questo aumento delle entrate è in gran parte dovuto ai contratti di acquisto "bloccati" all'estero per il vaccino contro Sars-Cov-2 che Novavax si è impegnata ad immettere sul mercato quest'anno. Al momento, l’azienda è concentrata sulla commercializzazione di un nuovo vaccino Covid aggiornato quest'autunno per adeguarlo ai ceppi circolanti – i vaccini a base di proteine come quelli di Novavax richiedono tempi di produzione più lunghi rispetto alle versioni mRNA prodotte da Moderna e Pfizer/BioNTech - e sui tagli dei costi per migliorare le sue prospettive di attività. Infatti, l’azienda ha dichiarato che prevede di licenziare circa il 20% dei suoi quasi 2.000 dipendenti a tempo pieno. Si tratta di quasi 400 posti di lavoro. Si prevede che i tagli ai costi ridurranno le spese annuali di ricerca e commerciali del 20%-25% rispetto allo scorso anno.
Cristoforo Zervos
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