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17 Giugno 2024

Ospedali del futuro e sostenibilità, l’intervista a Stefano Capolongo (Politecnico Milano)

Il punto di partenza di un articolo di Stefano Capolongo direttore dipartimento ABC e coordinatore scientifico Design Health Lab del Politecnico di Milano che ha contribuito al “Libro Bianco: 2030, La Sostenibilità della Salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e SSN” 


Ospedali del futuro e sostenibilità, l’intervista a Stefano Capolongo (Politecnico Milano)

Forse non tutti sanno che il tempo medio di vita di un ospedale in Italia è 40-50 anni ma dovrebbe essere molto inferiore. E che dai 10 ai 20 anni si spendono tra progettazione e realizzazione. Né tutti sanno che gli ospedali sono macchine divoratrici di energia, i sistemi sanitari contribuiscono al 5% e passa del gas serra a livello mondiale. Oggi l’ingegneria civile e l’architettura si occupano di ospedali sostenibili, da un punto di vista ambientale, economico e sociale. È il punto di partenza di un articolo di Stefano Capolongo direttore dipartimento ABC e coordinatore scientifico Design Health Lab del Politecnico di Milano che ha contribuito al “Libro Bianco: 2030, La Sostenibilità della Salute. Nuovi equilibri tra dati, welfare e SSN” promosso da Fondazione Roche ed edito da Edra, con un articolo dedicato a “sostenibilità ed ospedale”. Per costruire ospedali sostenibili la parola d’ordine è “iniziare a misurare”. Secondo Capolongo, le tecnologie più avanzate aiutano fino ad un certo punto. «Abbiamo bisogno di indicatori e tool che provino la sostenibilità e la capacità di produrre salute e benessere delle nostre strategie progettuali. L’ospedale è una struttura funzionante 24 ore su 24, energivora, di cui occorre ridurre al massimo l’impatto ambientale. Ma la sostenibilità va misurata anche dal punto di vista dell’inclusione sociale, dell’accessibilità a tutti, e utilizzando anche indicatori qualitativi, un esempio: studi di evidence based design dimostrano che un paziente ricoverato in camera con vista verso il verde ha una capacità di recupero più elevata». 



Da quali punti chiave partire per progettare ospedali? «Ci sono tecnologie attive e passive da mettere in campo. Intanto, si deve saper localizzare ospedale, studiare la componente climatica ei luoghi, la forma dell’edificio (quelle troppo articolate disperdono energia, le compatte meno), l’orientamento, il percorso del sole in funzione di latitudine e stagioni. Poi servono sistemi di monitoraggio: accanto a strumenti digitali che consentono di migliorare prestazione medica a distanza ce ne sono altri per monitorare le performance ambientali, quanto si inquina, quanto si fa in relazione a quanto si inquina, quanto si riesce a mantenere le performance energetiche, con quali sistemi si corregge l’impatto inquinante». Autore di metaprogetti Agenas su Case ed ospedali di comunità e di pubblicazioni OMS sull’ospedale del futuro, sempre per l’Organizzazione Mondiale della Sanità Capolongo sta producendo un technical brief che mette al centro le problematiche energetiche con riferimento all’Europa, per contribuire a politiche comunitarie più uniformi. «L’obiettivo è sensibilizzare sia i decision maker, le istituzioni, sia i progettisti su un problema: oggi, oltre alle norme generali sulle costruzioni ed a requisiti obsoleti di accreditamento non esistono guideline per evitare eterogeneità progettuale sui temi di energia e sostenibilità». Per quanto riguarda infine i tempi molto lunghi di “messa a regime” dei progetti, non solo in Italia ma in tutta Europa, si lavora su due direzioni: la tecnologica costruttiva e la burocrazia. «Per accelerare i processi di costruzione bisogna utilizzare ove possibile elementi prefabbricati, assemblaggio a secco, moduli. La vera sostenibilità di un progetto è che trascorso il suo ciclo un ospedale sia smontato, l’area ri-edificata e gli elementi riutilizzati per costruire nuovi edifici. A regola, sono meglio cento ospedali nuovi che mille ospedali vecchi».

Per il link all’intervista https://www.youtube.com/live/gtKMuXXOZBs

Ludovico Baldessin

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