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Intervista

11 Ottobre 2022

Verso il nuovo Governo, l’identikit del futuro ministro della Salute secondo Ivan Cavicchi

La sanità degli ultimi due anni si può leggere in due modi. Dopo lo tsunami-Covid, il ministro della Salute uscente Roberto Speranza loda il finanziamento del Servizio sanitario pubblico di 10 miliardi e altri 20 miliardi con il Recovery Plan e la comprensione dei governi del fatto che senza salute non c’è crescita economica. L'intervista a Ivan Cavicchi


La sanità degli ultimi due anni si può leggere in due modi. Dopo lo tsunami-Covid, il ministro della Salute uscente Roberto Speranza loda il finanziamento del Servizio sanitario pubblico di 10 miliardi e altri 20 miliardi con il Recovery Plan e la comprensione dei governi del fatto che senza salute non c’è crescita economica. I critici invece leggono che la sanità nei prossimi anni sarà di nuovo definanziata, nel 2025 varrà il 6,2% del prodotto interno lordo, e per l’Ocse se il finanziamento pubblico della salute scende sotto il 6,5% del Pil qualche cittadino resta fuori dall’assistenza. In ogni caso, il nuovo governo di Centro-Destra si troverà ad affrontare una situazione molto complessa. Lo sottolinea sull’Espresso Ivan Cavicchi, docente di Sociologia dell’organizzazione sanitaria all’Università di Roma Tor Vergata e autore del libro “la scienza impareggiabile”. Da una parte il Pd, partito di punta del Centro-Sinistra e dei precedenti governi, “l’importanza strategica della sanità non l’ha mai capita” anzi “ha finito con il ridurre la grande questione politica delle persone a un problema puramente amministrativo e gestionale”. La tutela del diritto alla Salute previsto dall’articolo 32 della Costituzione non ne è uscita intatta. Dall’altra parte l'attuale Centro-Destra ha tre anime. Una è quella “berlusconiana” che difende il Servizio sanitario da posizioni “neoliberiste sovrapponibili a quelle del Pd”: resiste il rifinanziamento mirato della Sanità pubblica ma lascia campo ad un privato sussidiato sia dal lato dell’offerta di prestazioni sanitarie, con le convenzioni, sia da quello della domanda, con la deducibilità dei contributi ai fondi integrativi del Ssn. Altra anima è quella leghista che difende l’autonomia delle Regioni, ma se ogni regione offre in proporzione a quanto produce qualcuna non mantiene i servizi, salta il principio di solidarietà previsto dalla Costituzione, e con esso l’articolo 32. Fratelli d’Italia potrebbe rifarsi, anziché a tali idee, a principi di una destra sociale che si sono un po’ persi in nome del controllo dei conti».

Ma con quali concetti si può esprimere oggi un’idea di destra sociale? E con quale ministro della Salute: tecnico o politico?
«Vedo male un ministro tecnico non supportato dalla politica», premette Cavicchi a Sanità 33. «Noi abbiamo avuto ministri tecnici: Girolamo Sirchia, Elio Guzzanti, Umberto Veronesi hanno affrontato complessità politiche che andavano al di là delle loro conoscenze della macchina-sanità. Oggi il SSN sta peggio di allora, le sfide fanno tremare i polsi e preoccupa la sostenibilità: il Def indica di arretrare nella spesa pubblica di due punti di Pil. Per difendere il diritto alla salute sarebbe necessario un politico supportato da grande know-how tecnico, o un tecnico sensibile politicamente, un “Ippocrate”».

Un Ippocrate di destra, dunque?
«Qui c’è un problema. La sinistra ha una storia nell’imbastire politiche sanitarie, pur deficitarie; la destra inizia da zero, è difficile individuare una strategia per tutelare l’articolo 32, che qualcuno preme per superare. La strategia indicherebbe, con l’ospedale e i pronto soccorso che si spopolano, se è prioritario potenziare subito il territorio oppure mettere mano prima agli standard ospedalieri, e di non cedere a visioni che premiano il regionalismo esasperato (Lega) o lo status quo a beneficio di un privato sussidiato (FI)».

La destra sociale potrebbe essere una terza via…?
«Ha una tradizione di grossi pensatori, una teoria della giustizia sociale, conosce i valori della comunità, il peso dello stato centrale nel difendere la solidarietà. È portatrice di una visione integrata in linea con quella che produsse negli anni Quaranta la Costituzione e che ci parla di diritti attualissimi. La pandemia ci ha insegnato come tutelare il diritto alla salute per un paese come il nostro, “vecchio”, sia basilare».

Pure la legge 833 è giovane?
«In realtà ha subito dei lifting da riforme che negli anni Novanta hanno subordinato il diritto alla salute alla disponibilità di risorse. Pure quelle riforme oggi sono vecchie. Hanno prodotto l’aziendalizzazione che ha contenuto i costi, ma ha messo dei cittadini fuori dalla sanità. E oggi ci accorgiamo che quei cittadini sono per lo più poveri. E sono milioni».

Il “nostro” ministro Ippocrate dal titolare dell’Economia prenderebbe ordini o direbbe la sua?
«Dubito che i candidati indicati dai media abbiano team di studiosi e tempo per affrontare una complessità che passa per il finanziamento del personale (nel Piano di Ripresa e Resilienza manca) e per la crisi del gas, quindi per una quarta riforma che liberi risorse trasformando i processi produttivi in sanità e cambiando i criteri di spesa statale e di finanziamento del SSN, oltre che rivedendo le politiche in modo da trattare insieme temi di salute ed ambientali come la Costituzione oggi prevede. Più probabilmente si parlerà sempre più spesso dei 37 miliardi che ci mette a disposizione l’Europa con il Mes, il fondo salvastati».

Ma mettiamo che Ippocrate abbia margini di consenso per impostare una riforma subito, come può muoversi?
«Potrebbe istituire un board per fare un punto senza pregiudizi sulla situazione della sanità, e quindi coinvolgere gli operatori delle professioni sanitarie per rivedere le cose che non hanno funzionato nel modello aziendale (occhio, qui torna il Consiglio dei Sanitari che la legge 833 prevedeva). E dovrebbe tener conto, come ho scritto, che oggi la politica controlla attraverso la scienza i destini delle persone e lui, ministro della Salute, è la voce di queste persone. Infine, libro bianco alla mano, dovrebbe mettere mano ad una quarta riforma, in controtendenza, immagino, con le precedenti».

TAG: MINISTERO SALUTE

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