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27 Marzo 2023

Tumori, Foce: Italia investe solo 1,43% del Pil in ricerca. Bisogna invertire la rotta

Ogni studio clinico sul cancro fa risparmiare al sistema oltre 1 milione in cure e assistenza ma l'Italia è ancora lontana dall'obiettivo di investire in questo settore il 3% del Pil e si ferma all'1,43% con solo lo 0,5%. A puntare i riflettori sui benedici e le criticità legate all'innovazione è il convegno ‘Valore della ricerca clinica in oncologia, ematologia e cardiologia', organizzato da Foce


Tumori, Foce: Italia investe solo 1,43% del Pil in ricerca. Bisogna invertire la rotta

Ogni studio clinico sul cancro fa risparmiare al sistema oltre 1 milione in cure e assistenza ma l'Italia è ancora lontana dall'obiettivo di investire in questo settore il 3% del Pil, come raccomandato dall'Europa, e si ferma all'1,43% con solo lo 0,5% di investimento pubblico. A puntare i riflettori sui benedici e le criticità legate all'innovazione è il convegno ‘Valore della ricerca clinica in oncologia, ematologia e cardiologia', organizzato da Foce (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi), che rileva come  nel 2021 nel nostro Paese siano state autorizzate 818 sperimentazioni.

Un euro investito in uno studio clinico, sottolineano gli esperti, ne genera quasi 3 (2,95) in termini di benefici per il Servizio Sanitario Nazionale. L'effetto leva, determinato dai costi evitati per l'erogazione a titolo gratuito di terapie sperimentali e prestazioni diagnostiche alle persone arruolate nei trial perchè sostenuti dalle aziende sponsor, raggiunge addirittura 3,35 euro nelle sperimentazioni contro il cancro. Basti pensare che il costo medio di una ricerca in oncologia è di 512mila euro, ma quelli evitati sono più del doppio, pari a 1,2 milioni di euro. È stato stimato, soltanto nell'area della oncoematologia, un risparmio potenziale di circa 400 mln di euro ogni anno. Cifre che raggiungono alcuni miliardi di euro, se si considerano tutte le sperimentazioni svolte in Italia. La ricerca scientifica è "la chiave di volta per garantire a ogni persona le migliori opportunità di cura e assistenza sanitaria - afferma in un messaggio il ministro della Salute, Orazio Schillaci -. Permettere ai pazienti di accedere a farmaci innovativi in tempi più brevi nonché garantire una maggiore competitività dell'Italia sono due priorità dell'agenda del mio mandato".
"In questa visione – continua Schillaci - si inseriscono i Decreti sui Comitati Etici, che ho recentemente firmato e che costituiscono un passo in avanti decisivo verso la piena implementazione nel nostro ordinamento del Regolamento europeo 536 del 2014 in materia di sperimentazioni cliniche, muovendosi nella direzione di una minore burocrazia, senza rinunciare al livello di rigore scientifico. Dobbiamo mettere in campo ogni iniziativa per dare impulso all'innovazione e alla ricerca sanitaria. I fondi per la ricerca e per la sanità sono stati sempre inferiori rispetto alla media Ue. È arrivato il momento di invertire la rotta". In cinque anni il numero di nuovi studi clinici autorizzati nel nostro Paese "è aumentato in maniera esponenziale: da 564 nel 2017 a 818 nel 2021, in un quinquennio sono stati 3403 – spiega Francesco Cognetti, Presidente Foce -. Ogni anno in Italia sono circa 40mila i cittadini coinvolti nelle sperimentazioni. Due terzi dei trial interessano le neoplasie, le malattie ematologiche e cardiovascolari, che tra l'altro producono i due terzi della mortalità annuale. I vantaggi che derivano dalla ricerca sono a 360 gradi ed i pazienti possono beneficiare di terapie innovative con grande anticipo rispetto alla loro disponibilità". Gli investimenti complessivi pubblici e privati in questo settore, in Italia, equivalgono a oltre 750 milioni di euro all'anno, di cui il 92% proveniente da aziende farmaceutiche per studi profit. Inoltre, circa l'80% delle ricerche svolte nella Penisola è di origine internazionale e rappresenta un'esportazione di servizi, contribuendo positivamente alla bilancia commerciale del nostro Paese. In particolare, l'oncologia assorbe ben il 40% dei trial (330 nel 2021). Oggi però, per sviluppare un farmaco anticancro innovativo "serve circa un miliardo di dollari. Se le aziende farmaceutiche non riuscissero a recuperare questi costi, non investirebbero più nella ricerca. Un patto fra industria, clinici, Istituzioni e Università è la via da seguire per dare nuovo impulso alla ricerca", afferma Carlo Croce, Professore di Medicina Interna alla Ohio State University. Inoltre, rileva il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Giorgio Palù, "una delle maggiori criticità riguarda i tempi di avvio dei trial, caratterizzati da un iter regolatorio lungo e difficoltoso. Questi elementi possono minare l'attrattività dell'Italia. Ci auguriamo che i nuovi standard stabiliti dal Regolamento europeo 536, che ha armonizzato il processo di valutazione e autorizzazione di uno studio clinico condotto in più Stati membri, consentano di superare queste difficoltà, accelerando le decisioni e riducendo i vincoli burocratici". Oggi il nostro Paese è "in quarta posizione in Europa per studi clinici aderenti al nuovo Regolamento europeo, dopo Francia, Spagna e Germania. Va recuperato - conclude Cognetti - il tempo perduto".

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