sanità
07 Marzo 2023 Nei paesi dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, resta basso l'accesso tempestivo a cure di fine vita per alleviare i sintomi di malattie terminali come dolore, dispnea e angoscia: meno del 40% di coloro che ne hanno bisogno le ricevono. È quanto emerge da un rapporto Ocse
Nei paesi dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, resta basso l'accesso tempestivo a cure di fine vita per alleviare i sintomi di malattie terminali come dolore, dispnea e angoscia: meno del 40% di coloro che ne hanno bisogno le ricevono. È quanto emerge da un rapporto Ocse, che evidenzia come la fornitura di adeguate cure palliative sia "ostacolata da carenze di finanziamento e la copertura pubblica è spesso parziale".
Nel 2019 quasi 7 milioni di persone avevano bisogno di cure di fine vita nell'Ocse, ma questo numero aumenterà a 10 milioni entro il 2050. "Nonostante si preferisca morire a casa - evidenzia il rapporto - attualmente la metà dei decessi avviene in ospedale, spesso a causa della mancanza di supporto a domicilio e da parte della comunità". La fornitura di cure palliative spesso avviene in una fase avanzata di malattia perché i meccanismi per garantire un accesso tempestivo sono scarsi. Meno di un terzo dei paesi Ocse dispone di programmi nazionali per monitorare i tempi di arrivo di cure palliative dal momento della richiesta.
La qualità dell'assistenza è ancora troppo spesso scarsa per le persone in fin di vita. Non sempre ricevono un adeguato sollievo dai sintomi, dal 10% al 25% di quelle decedute dopo i 65 anni ricevono troppo pochi antidolorifici o aiuto nella respirazione o contro l'ansia. A scarseggiare è anche la misurazione: più di un paese Ocse su 4 non dispone di programmi di audit e valutazione per monitorare la qualità del fine della vita. L'assistenza soffre anche di carenze di finanziamento e quando le risorse ci sono, sono spesso limitate alle cure ricevute in ospedale. Anche la ricerca sulle cure di fine vita è insufficiente così come la formazione di personale sanitario. In generale, conclude il rapporto, "la priorità politica attribuita alle cure di fine vita è troppo bassa rispetto al suo impatto sulla società".
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