Farmaci
26 Gennaio 2023 Il farmaco di automedicazione ha un valore speciale nei sistemi sanitari nazionali: se si rendono disponibili in farmacia, senza ricetta, principi attivi d’uso comune per patologie minori prima erogati con obbligo di prescrizione, l’aderenza terapeutica del paziente non ne risente; anzi, il più facile approvvigionamento può favorirla
Il farmaco di automedicazione ha un valore speciale nei sistemi sanitari nazionali: se si rendono disponibili in farmacia, senza ricetta, principi attivi d’uso comune per patologie minori prima erogati con obbligo di prescrizione, l’aderenza terapeutica del paziente non ne risente; anzi, il più facile approvvigionamento può favorirla.
E lo stato può disimpegnare senza rimorsi denari fin qui sborsati a copertura di terapie per malattie più gravi. Non si tratta di una teoria economica ma di un dato su cui c’è consenso da parte di medici di famiglia, specialisti, farmacisti e produttori di principi attivi, oltre alle associazioni dei pazienti e alle regioni. Il consenso si riferisce ad un’indagine dell’Università Bocconi su un panel di 11 esperti, messi a confronto su tre asserzioni: prima, il più facile accesso a un farmaco reso Otc può favorire la compliance; seconda, l’automedicazione può far spendere meglio il SSN; terzo, la digitalizzazione permetterebbe di tracciare meglio gli effetti dei farmaci e di mappare i consumi e il quadro patologico del paese. Come illustra Monica Otto, ricercatrice Cergas Bocconi, poste quattro aree specialistiche – malattie da raffreddamento, gastriche, neurologiche e cardiovascolari – almeno nelle prime due c’è sostanziale accordo sul fatto che il più facile accesso al farmaco faccia crescere l’aderenza della terapia e di qui l’efficacia, da verificarsi attraverso monitoraggi; su problemi neurologici/nervosi e cardiovascolari gli esperti chiedono più cautela. Certo, l’automedicazione presenta rischi di inappropriatezza e sarebbero utili momenti di educazione sanitaria.
Nel panel c’è consenso nel chiedere un ruolo educativo e di sorveglianza ai medici di famiglia, seguiti da farmacisti e da infermieri di famiglia (dove presenti). Ai pazienti andrebbero veicolati contenuti su cui tutti gli operatori sono d’accordo, e ciò difficilmente può prescindere da una collaborazione tra operatori sanitari. Sul tema della “governance”, il panel concorda (con risposte “omologhe” per un coefficiente di 0,42 su un indice da 0 ad 1) con l’idea che se un’AIFA disponesse lo switch a Otc di farmaci per disturbi “brevi” oggi dispensati con ricetta, si libererebbero risorse per curare malattie più gravi e cronicità, il medico di famiglia si focalizzerebbe sulle patologie più gravi, crescerebbe il ruolo del farmacista nel gestire il paziente: l’ottimismo qui caratterizza tutte le aree specialistiche. Ma a monte di una simile riforma serve tracciare le vendite di farmaci Otc cioè riportarne nota el Fascicolo sanitario elettronico (oggi sottoutilizzato ed in attesa di essere riformulato nella nuova versione); e serve il dossier farmaceutico dove il farmacista riporta tutti i dati dei medicinali dispensati inclusi quelli d’automedicazione. Ovidio Brignoli vicepresidente Società Italiana medicina generale e medico di famiglia, membro del panel, sottolinea come l’integrazione di mmg e farmacista nella compilazione del FSE potrebbe cambiare la storia della tracciabilità. «Oggi–dice– il fascicolo riporta in ordine di data gli accessi di un cittadino nei luoghi di offerta sanitaria. È illeggibile, ingarbugliato. Una puntuale compilazione risolverebbe molti problemi: noi –per esempio - oggi non possiamo sapere perché una certa quantità di antinfiammatorio è utilizzata dal cittadino, o quanto di ciò che è acquistato viene poi usato». Anche Marco Cossolo, presidente Federfarma, invoca il tandem medico-farmacista per il FSE ed avverte che oggi gli ingredienti per una tracciatura dei farmaci Otc (e di fascia C) ci sono: li ha posti la legge 106 all’articolo 34 obbligando il farmacista a tener traccia delle dispensazioni. Cossolo e Paola Minghetti (facoltà di Farmacia UniMi) evocano una possibile consensus medici-farmacisti-ateneo sia per costruire linee di indirizzo in materia di tracciatura dei farmaci Otc sia per raggiungere un obiettivo a monte: classificare principi attivi oggi riportati indifferentemente, a pari dosaggi, come farmaco e come integratore.
Fabrizio Pregliasco, virologo, sostiene una forte operazione di sensibilizzazione dei pazienti e di armonizzazione della comunicazione degli operatori sanitari. Maria Vitale (Cittadinanzattiva) mette idealmente a disposizione per una ricerca statistica il coordinamento delle associazioni di malati cronici afferente all’associazione. Infine, Claudio Jommi docente SDA Bocconi spiega come il monitoraggio dell’andamento dell’automedicazione nel dossier farmaceutico non solo può ricostruire le parabole di malattie che oggi sfuggono all’osservazione del medico, ma può individuare patologie ritenute non frequenti ovvero non adeguatamente coperte dal SSN.
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