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20 Settembre 2022

Lettera aperta AMD/SID ai politici italiani, l'attuale assistenza diabetologica va salvaguardata

In vista della prossima legislatura, l’Associazione Medici Diabetologi  e la Società Italiana di Diabetologia hanno indirizzato una lettera aperta rivolta ai leader politici e ai candidati per sottolineare la necessità di mantenere e potenziare l’attuale livello di assistenza alle persone con diabete


Lettera aperta AMD/SID ai politici italiani, l'attuale assistenza diabetologica va salvaguardata

In vista della prossima legislatura, l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e la Società Italiana di Diabetologia (SID) hanno indirizzato una lettera aperta rivolta a tutti i leader politici e ai candidati per sottolineare la necessità di mantenere e potenziare l’attuale livello di assistenza alle persone con diabete.

Perché si è sentita l’esigenza di questo appello?
«Diciamo che si tratta della seconda fase di un'opera di divulgazione iniziata con la presentazione di un position paper AMD/SID sul diabete alla luce delle evoluzioni assistenziali che ci saranno in relazione al PNRR, con una disamina della patologia in Italia, i costi, le complicanze e un modello di come la stessa assistenza deve essere sviluppata» premette Graziano Di Cianni, Presidente AMD. «Questo documento è stato presentato tra maggio e giugno scorsi alle Istituzioni: ai Presidenti delle Commissioni della Camera e del Senato (con un’audizione pubblica), al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità».

Perché questo documento? Quali erano i vostri timori?
«Di fronte al discorso della territorialità e del nuovo sviluppo delle Case di Comunità e della Salute abbiamo voluto mettere in guardia dal non smembrare i servizi di diabetologia: siamo sì d’accordo sul fatto di migliorare l’assistenza sul territorio e rafforzare la telemedicina; però, quello che già esiste, come l'assistenza in team, deve essere salvaguardata e non è opportuno - per inseguire l’innovazione – ‘distruggere’ quello che c’è di buono». Di Cianni fa riferimento alla legge sul diabete del 1987 «che ci invidiano tutti». L’assistenza diabetologica – sottolinea il Presidente AMD – non può basarsi su un diabetologo singolo che si muove tra 10 distretti. «A questo primo passo avrebbe dovuto seguire un incontro con la Conferenza Stato Regioni, poi è intervenuto lo scioglimento del Parlamento e si è entrati in campagna elettorale. Allora [e si arriva così all’attuale lettera aperta], abbiamo voluto mandare a tutti i leader politici un documento di sensibilizzazione per ricordare loro che esiste una patologia che è il prototipo della cronicità, colpisce il 5% della popolazione e ha bisogno di un'assistenza specialistica integrata con la medicina generale, che assorbe circa il 10% dei costi delle risorse del sistema sanitario e per la quale si dovrebbe svolgere un’attività costante di prevenzione». Del resto, fa notare Di Cianni, in questa campagna elettorale non si è quasi mai parlato di temi di Sanità, in un momento in cui, oltre a quanto previsto dal PNRR, persistono problemi irrisolti come la carenza di personale medico e infermieristico.

Qual è il messaggio forte che avete voluto lanciare?
«In una fase in cui si valorizza l’ospedale per acuti rispetto al modello tradizionale della lungodegenza, chiaramente bisogna sfruttare la medicina sul territorio. È però altrettanto chiaro che emerge un problema in relazione al fatto che, da un lato vi è l'aumento dell'età media della popolazione, dall’altro i pazienti con malattie croniche hanno bisogno di un intervento continuativo per 30-40 anni, da quando compare la malattia fino all’ultimo giorno di vita. In tal senso, il diabete rappresenta il prototipo della cronicità perché abbraccia complicanze che vanno da quelle cardiologiche a quelle renali e oculari. Corretto dunque ricoverare le malattie acute, ma AMD e SID hanno detto con forza ai politici che – qualunque sarà il governo - il modello organizzativo dell’assistenza diabetologica deve essere salvaguardato».

Che cosa richiedete, pertanto?
«Il modello disegnato a livello nazionale, e poi ripreso da tutte le Regioni, si fonda su un’assistenza di team diabetologici con disponibilità di centri - senza i quali oggi sarebbe impossibile pensare alla cura del piede diabetico o all’applicazione di tecnologie per i giovani diabetici - a contatto con altri specialisti (cardiologi, nefrologi, oculisti, dietista, psicologo, podologo e medicina generale) per formare una squadra. Di qui si può sviluppare una telemedicina organizzata, con collegamenti periferici mirati a raggiungere gli ospedali isolati, piccole realtà con ridotti bacini d’utenza, e la medicina generale, le Case di Comunità e soprattutto le RSA. Tali collegamenti naturalmente devono prevedere protocolli informatizzati integrati per poter dialogare tra di loro». Soprattutto, sottolinea Di Cianni «bisogna garantire alle persone con diabete il superamento delle difformità regionali sull’utilizzo del materiale diagnostico, sull'accesso alle tecnologie, al fine di uniformare le opportunità terapeutiche in modo che siano uguali da nord a sud, tra Regioni e nell’ambito della stessa Regione. Ora, approfittando degli obiettivi della missione 6 del PNRR - che sono quelli proprio della prossimità di cura e dell'attenzione maggiore al territorio e alla cronicità - ci siamo inseriti in questo dibattito».

TAG: DIABETE, DIABETOLOGIA, ELEZIONI, SANITà

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