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13 Luglio 2022 Alle industrie farmaceutiche, vanno date certezze in ambito regolatorio e di tutela degli investimenti. Lo afferma il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti
Non bastano misure come il credito d’imposta quintuplicato sugli investimenti in ricerca: alle industrie farmaceutiche, strategiche per il futuro di un paese “anziano”, vanno date certezze in ambito regolatorio e di tutela degli investimenti. Lo afferma il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti nella sua relazione al novantennale della presenza di Glaxo Smith Kline in Italia. Dopo la pandemia tra governo italiano e sistema delle imprese farmaceutiche si è aperta una interlocuzione sulla regolamentazione della domanda pubblica di prodotti e sulle norme che regolano la commercializzazione e la fissazione dei prezzi. Obiettivo: attrarre investimenti mantenendo la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. «Il dialogo intrapreso con le industrie globali è strategico per capire come attuare le nuove politiche regolatorie, per definire le collaborazioni virtuose e per favorire l’innovazione in Italia. Ma va introdotta maggior convergenza anche nei sistemi di regolazione del mercato farmaceutico negli stati membri dell’Unione Europea», premette Giorgetti. In tema di attrazione di investimenti in ricerca e sviluppo, sostegno pubblico agli investimenti privati e politiche regolatorie sono temi di pari importanza. Sotto il primo profilo, «occorre che il pubblico si spenda nei campi della filiera ove il rischio economico è maggiore così da coprire eventuali deficit di finanziamento che ostacolino innovazione e da offrire la possibilità di rimodellare le produzioni in Europa. Sotto il profilo regolatorio, invece, urge riprogettare il sistema normativo del settore e la sua efficienza». La pandemia, con l’UE limitatasi ad organizzare l’acquisto di vaccini da paesi terzi, «ha dimostrato il ritardo delle istituzioni comunitarie sia nel finanziare la ricerca di nuovi vaccini sia nell’attrarne la produzione. La complessa questione delle norme europee sugli aiuti di stato non aiuta né il sostegno finanziario diretto né l’offerta di agevolazioni fiscali all’industria», spiega Giorgetti. «Norme volte a tutelare la concorrenza interna all’Europa frenano le politiche volte a rafforzare la competitività europea nel mondo e a perseguire obiettivi di preparedness e sicurezza. Adottando il temporary framework, l’Unione Europea di fronte alla pandemia ha superato le restrizioni poste agli aiuti di stato, ma solo temporaneamente. Le regole restano, e la loro presenza è parte della difficoltà di arrivare ad una rapida ed efficiente collaborazione tra pubblico e privato per localizzare aree di investimento in ricerca e sviluppo, un tema su cui s’è aperto da tempo un dialogo fruttuoso tra ministero dello Sviluppo ed industria».
«Il MISE – dice Giorgetti – ha già posto l’indicazione del carattere strategico dell’industria farmaceutica: per questo settore andrebbero adottate norme e politiche specifiche vicine a quelle adottate per i settori attinenti la sicurezza nazionale. La partita si gioca in gran parte anche in Europa; l’attuale momento appare corretto per mettere sul tavolo la questione, le risorse pubbliche destinate a rafforzare i servizi sanitari e le industrie sono più abbondanti che in passato e vi è la volontà politica nazionale di usarle rapidamente. Quanto alle agevolazioni fiscali, MiSE e ministero dell’Economia hanno deciso nel 2021 di aumentare di cinque volte il massimale del credito d’imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo; altri strumenti di sostegno al settore sono stati adeguatamente rifinanziati cercando di superare la logica dello sportello per inseguire un’azione di politica industriale di più ampio raggio». In tale prospetiva, vanno anche considerate le risorse assegnate alla Fondazione Enea Tech & Biomedical guidata da Giovanni Tria (consigliere di Giorgetti al MiSE) per intervenire nelle lifescience rafforzando la filiera nelle fasi che vanno da ricerca a trial a riconversione industriale. Anche qui però serve una modifica delle norme UE per rendere efficaci questi strumenti. Per Giorgetti,« le industrie dovrebbero discutere dapprima in sede di stato membro una revisione delle norme UE sugli aiuti di stato nel settore farmaceutico e successivamente porla all’attenzione di Bruxelles».
C’è infine il capitolo tutto “nazionale” dell’efficientamento del sistema regolatorio. Giorgetti ricorda come si sia avviato un dialogo tra Agenzia del farmaco ed industrie. «Si deve agire per rendere più rapidi ed efficienti i sistemi autorizzativi nelle varie fasi della filiera, dalla ricerca alla produzione. Ma è soprattutto l’immissione nel mercato da rendere più rapida superando disomogeneità regionali al fine di portare rapidamente il beneficio delle innovazioni ai cittadini e rendere più remunerativi gli investimenti che queste operazioni hanno reso possibile. Sappiamo che gran parte della spesa viene per questi farmaci dal bilancio pubblico ma sappiamo anche che questo va considerato nel suo insieme. Dal risparmio su un capitolo possono derivare una maggior spesa su un altro capitolo o minori entrate da minor crescita economica». Di analogo tenore l’intervento del capodelegazione delle regioni, Massimiliano Fedriga, sempre della Lega: «Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non finisce nel 2026 ma per allora la politica dovrà aver avviato con le regioni un’interlocuzione per dare risposte al paese attraverso la programmazione. In Italia fin qui è mancata la certezza delle regole: nell’edilizia come in campo farmaceutico le normative possono cambiare rapidamente, e invece si deve intraprendere una stagione di continuità, un valore fondamentale».
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