Governo e Parlamento
07 Marzo 2024 Almeno in prima battuta, l'Italia non sembra voler aderire al nuovo accordo tra Unione Europea ed Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche se il “sì” è per ora presente nei 48 articoli del testo approvato dal consiglio dei ministri il 26 febbraio scorso, ma il ministro della Salute fa sapere che ci saranno dei correttivi
L’Italia approva il green pass globale dell’OMS nel decreto-legge PNRR pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 52 del 2 marzo 2024, ma il decreto è ora atteso per la conversione alle camere e il ministro della Salute fa sapere che ci saranno dei correttivi. Almeno in prima battuta, l'Italia non sembra voler aderire al nuovo accordo tra Unione Europea ed Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche se il “sì” è per ora presente nei 48 articoli del testo approvato dal consiglio dei ministri il 26 febbraio scorso. Premettiamo, il decreto-legge 32/24 non è dedicato alla sanità. Contiene in primis norme per la sicurezza sul lavoro con patente a punti e una sorta di percorso “bonus malus” per le imprese appaltatrici dei cantieri. Interviene anche su questioni scottanti quali alloggi universitari e reclutamento dei magistrati. In campo sanitario ci sono norme organizzative che investono sul futuro. Ad esempio, fa discutere gli operatori la nomina al Ministero della Salute di un dirigente generale – costo 294 mila euro l’anno – nell’Ufficio di Gabinetto del Ministro. Il DG avrà compiti di “consulenza e ricerca nell’ambito di analisi, valutazione delle politiche pubbliche e revisione della spesa in materia sanitaria nonché per coadiuvare e supportare il Ministero nelle funzioni strategiche di indirizzo e di coordinamento delle articolazioni ministeriali nel settore delle politiche di bilancio”. In parallelo, si avvia appunto il “riciclo” della piattaforma nazionale “Digital green certificate” (Piattaforma nazionale - DGC) che, sviluppata a livello comunitario in tempo di pandemia da Covid-19, è entrata l’anno scorso in un accordo UE-OMS. L’accordo mira a far sì che i cittadini dei paesi aderenti alla rete globale di certificazione digitale viaggino in tutto il mondo, potendo mostrare sul telefonino a richiesta i certificati vaccinali di cui sono in possesso. Ma in prospettiva la possibilità di leggere i dati dei fascicoli sanitari contenuti nei telefonini consentirebbe la creazione di una banca dati globale al servizio della ricerca scientifica.
I dati degli italiani sarebbero trattati in teoria nei paesi Oms a fini di ricerca, anche con l’intelligenza artificiale, consentendo una grande accelerazione delle conoscenze. Certo, anche se l’Oms assicura la tutela della privacy, serve prima garantire in Italia l’anonimizzazione di questi dati. Ricordiamo come l’affidamento ai sanitari dell’invio di dati dei pazienti online nel sistema d’interscambio SDI, dove viaggiano le fatture elettroniche, continui a slittare proprio per motivi di sicurezza della rete e come i dati delle transazioni di medici, dentisti ed altri sanitari continuino da anni a viaggiare nel Sistema Tessera Sanitaria proprio per motivi di sicurezza del dato sensibile. Nella stesura attuale del decreto-legge, sarebbero Ministri di Salute ed Economia previo parere del Garante privacy ad individuare i certificati da inserire nella piattaforma (costo di manutenzione 1,85 milioni l’anno, avvio più manutenzione quest’anno 3,85 milioni). Schillaci afferma ora che un emendamento al decreto-legge PNRR riformulerà il testo della norma. L’accordo Oms-Ue in ogni caso non è vincolante per gli stati comunitari.
Peraltro, il decreto-legge si porta avanti sulla pseudonimizzazione dei dati dei cittadini italiani. Per consentire il monitoraggio dell'erogazione dei servizi di telemedicina e anche per mettere in pista il Progetto pilota di intelligenza artificiale, all’articolo 42 investe l'Agenas del compito di avviare raccolta e gestione dei dati dei pazienti trattati garantendo che non siano direttamente identificabili. Nel frattempo, si pensa anche alla qualità delle cure ospedaliere. E per assicurare l’ammodernamento degli ospedali previsto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza supportato da Fondi europei e dai Fondi italiani del Piano nazionale per gli investimenti complementari, si consente alle regioni di impegnare le risorse stanziate in origine nel 1988 per l’edilizia sanitaria, integrando i progetti inseriti nei Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) già sottoscritti.
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