Governo e Parlamento
27 Novembre 2023 Sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi sulla normativa relativa payback dei dispositivi medici. Per il Tar del Lazio: irragionevoli le scelte del legislatore
Sarà la Corte costituzionale a pronunciarsi sulla normativa relativa payback dei dispositivi medici. Il Tar del Lazio, con più ordinanze di identico contenuto ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, con riferimento agli articoli 3, 23, 41 e 117 della Costituzione. Secondo l'organo di giustizia amministrativa le scelte legislative potrebbero risultare "irragionevoli sotto molteplici profili". “È una grande notizia per tutte le aziende di dispositivi medici che, ringraziandole personalmente per la compattezza, sono state in questi anni ferme contro questa norma”, è stato il commento di Massimiliano Boggetti, presidente Confindustria dispositivi medici, in merito alla pronuncia del Tar del Lazio che sulla norma del 'payback' del settore dei dispositivi medici ha sollevato la questione di legittimità costituzionale.
“Significa aver vinto una prima battaglia fondamentale per la cancellazione del payback. Questa ordinanza ha finalmente dato un senso di dignità al nostro settore e ringraziamo che la Giustizia abbia fatto il suo corso. È una giustizia che ci fa essere orgogliosi di essere italiani, ricordando a tutti che viviamo in una democrazia evoluta dove esiste uno stato di diritto”, dichiara Boggetti. “Il rinvio alla Corte Costituzionale non sancisce ancora la fine del payback – ha dichiarato Boggetti -, ma segna un punto importante perché nell’ordinanza vengono sottolineati tutti gli aspetti di incostituzionalità della norma: dalla retroattività, alla rinegoziazione delle gare, passando per l’assenza di specificità nel considerare l’uno per l’altro gli oltre un milione e mezzo di dispositivi medici, fino a citare la possibile violazione del Protocollo addizionale alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), sotto il profilo dell’affidamento, della ragionevolezza e dell’irretroattività. Insomma, tutto quello che abbiamo da anni sostenuto. “Speriamo che il Governo – ha concluso Boggetti -, adesso che è scritto nero su bianco, metta fine a questa vicenda. Avrebbe dovuto farlo tempo fa, adesso non aspetti più, lasciando il comparto in una situazione di ulteriore inutile immobilismo. Da tempo sosteniamo che esiste un modo per governare il comparto senza il payback, senza i tetti imposti e le gare centralizzate al prezzo, insomma senza queste norme che arrecano danno alla salute dei cittadini”.
A commentare la notizia anche Giandomenico Nollo, presidente Società Italiana di Health Technology Assessment (SIHTA). Sottolinea l’urgenza di tornare a ragionare su soluzioni alternative ad un provvedimento, il Pay Back, che così congeniato è senza dubbio da considerarci iniquo: “Sihta ha sempre avuto a cuore il servizio sanitario nazionale, la salute dei cittadini e lo sviluppo delle medie e piccole imprese italiane che producono innovazione. La soluzione del payback, che non possiamo far altro che chiamare pasticcio, non fa bene di certo a nessuno di questi tre elementi. Credo sia giunto il momento di provare con tutte le nostre forze a trovare una soluzione equa che tenga conto tanto dell’equilibrio del bilancio dello Stato, quanto della sopravvivenza delle piccole e medie imprese. Ora occorre quindi guardare al futuro partendo con il constatare che i tetti di spesa sono inadeguati e che quello proposto è un tipo di approccio iniquo che determina diseguaglianze tra Regioni che privilegiano la sanità pubblica rispetto a quelle guardano maggiormente al privato. A scapito delle prime. Senza attendere il giudizio in merito alla costituzionalità, è dunque giunto il tempo di sedersi al tavolo e ragionare”.
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