Governo e Parlamento
06 Novembre 2023 "In caso di pagamento del payback, il blocco delle forniture sarebbe inevitabile e diretta conseguenza del fallimento delle imprese stesse". È l'allarme lanciato da Giacomo Guasone, vicepresidente vicario della Federazione Italiana Fornitori Sanità Sanità Confcommercio, all'indomani della scadenza della proroga al pagamento del payback
"In caso di pagamento del payback, il blocco delle forniture sarebbe inevitabile e diretta conseguenza del fallimento delle imprese stesse". È l'allarme lanciato da Giacomo Guasone, vicepresidente vicario di Fifo (Federazione Italiana Fornitori Sanità) Sanità Confcommercio, all'indomani della scadenza della proroga al pagamento del payback applicato ai dispositivi medici. Il 30 ottobre, infatti, è terminato il periodo di proroga per il pagamento da parte delle aziende del 'payback' sui dispositivi medici, la norma che impone alle imprese di ripianare gli sforamenti dei tetti di spesa regionale dal 2015 in poi. In ballo ci sono 1 mld per il periodo 2015-2018 e 3 mld 2019-2022 solo per le imprese.
"Il payback è una norma assurda e anticostituzionale. Le imprese del comparto vivono con la spada di Damocle dei rimborsi che dovremmo dare alle Regioni per le forniture che abbiamo eseguito", aggiunge Guasone. "È scaduta anche la proroga di ottobre. Le regole per pagare non ci sono e sono anche tutte sub iudice. Ormai abbiamo a che fare con una matassa intricata di norme, pareri e sospensioni che non consentono nemmeno di arrivare a regolamenti di attuazione del payback. Ci appelliamo alla presidente del Consiglio Meloni perché questo pasticcio sia risolto", prosegue il vicepresidente Fifo. "Finché resisteremo andremo avanti. Ma se sarà in pericolo la nostra esistenza imprenditoriale, il governo Meloni rischierà di essere ricordato per la fine della stessa idea del servizio sanitario nazionale", conclude Guasone.
Anche Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi medici, spiega: “In buona sostanza bisognerebbe pagare, ma davanti ci sono due binari: il primo è quello delle 2mila aziende che hanno fatto ricorso e prima che si esprima il tribunale sono esentati dal pagare. Poi ci sono le altre 4mila aziende, spesso piccole, che invece potrebbero ritrovarsi nella situazione che la Regione, le Asl o gli ospedali possano compensare i debiti con i crediti e tenersi i soldi. Il rischio è che si blocchi la sanità pubblica, le forniture agli ospedali e il supporto ai macchinari complessi". "Il Governo ha perso un'occasione straordinaria per mettere fine a questa vicenda - rimarca Boggetti - L'udienza del Tar del Lazio c'è stata il 25 ottobre ma c'è almeno un mese di attesa per il provvedimento. Si spera che venga messa la parola fine a questa situazione allucinante e che non mi sarei mai aspettato di vedere". A questo punto ci potrebbe essere una soluzione nella Legge di bilancio in discussione? "C'è margine ma deve esserci la volontà politica, al momento questo Governo ci ha abbondantemente deluso", chiosa. Con i ricorsi delle aziende, "il Tar può respingere le richieste ma non ci credo per molti motivi - spiega Boggetti elencando i possibili scenari - darci ragione e non credo, oppure può rinviare tutto alla Corte costituzionale per valutare la norma ma ci vorrà un anno. E non credo che il Governo voglia arrivare a farsi bocciare la norma dalla Corte che sicuramente evidenzierà il problema della retroattività del 'pay-back' e la questione del negoziato dei prezzi".
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