Governo e Parlamento
03 Ottobre 2022 Il legislatore non deve dimenticarsi dell’obesità. Il messaggio emerge dal 4° Obesity Summit, organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation ed Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”. Nel 2019 la Camera approvò la Mozione per riconoscere l’obesità come malattia cronica; oggi gli esperti chiedono ai politici italiani di agire in continuità
Il legislatore non deve dimenticarsi dell’obesità. Il messaggio emerge dal 4° Obesity Summit, organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation ed Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”. Nel novembre 2019 all’unanimità la Camera approvò la Mozione per riconoscere l’obesità come malattia cronica; oggi gli esperti chiedono ai politici italiani di agire in continuità con la mozione e di garantire alle persone con obesità il pieno accesso alle cure del Servizio sanitario e ai trattamenti farmacologici. «L’obesità è una malattia cronica non una colpa», recita la lettera firmata dai presidenti delle società scientifiche in apertura dell’evento, tappa del programma internazionale Driving Change in Obesity promosso con un contributo non condizionato da Novo Nordisk per sensibilizzare l’opinione pubblica e favorire l'empatia e il rispetto verso chi soffre della patologia. «L’obesità troppo spesso è purtroppo ancora considerata una responsabilità del singolo, una scelta di stile di vita dovuta a una scarsa auto-disciplina e mancanza di motivazione», afferma Iris Zani, Presidente di Amici Obesi.
«Lo stigma sociale sfocia in tutti gli ambiti della vita delle persone, il non riconoscere alla malattia un percorso clinico‐terapeutico‐assistenziale specifico è altrettanto discriminante. Oggi, insieme a tutti i rappresentati del mondo scientifico, lanciamo un appello ai nuovi parlamentari italiani, affinché non venga abbandonata la strada tracciata della vecchia legislatura». Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata” ricorda come ad oggi siano ancora pochi gli operatori sanitari specificamente formati in materia, «c’è ancora molto da fare e soprattutto, le persone che ne soffrono sono ancora vittime di stigma sociale e medico». «L’obesità risulta causare il 44% dei casi di diabete 2, il 23 % dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41 % di alcuni tumori e sono circa 57mila le morti annuali in Italia», dice Luca Busetto, Presidente della società Italiana dell’Obesità, Università di Padova. «Nonostante questi dati, non è ancora definito un percorso di assistenza e di cura nel Servizio sanitario né l’obesità è inserita nei Livelli essenziali di assistenza, nel sistema nazionale delle linee guida e nelle reti regionali di assistenza».
«Le persone con obesità hanno il diritto di vivere una vita sociale, educativa, lavorativa alla pari delle altre persone e ciò deve essere obiettivo primario delle azioni di governo a livello nazionale e regionale», osserva Andrea Lenzi, Coordinatore Italia dell’Obesity Policy Engagement Network (OPEN). «È fondamentale inserire l’obesità nella lista delle malattie croniche, agendo unitariamente e subito per garantire alla persona il pieno accesso alle cure e ai trattamenti farmacologici». «Soprattutto nell’ultima legislatura, siamo riusciti a facilitare il dialogo inter-istituzionale, tra tutti i livelli di governo, diffondendo le previsioni della Mozione e dando voce a ogni iniziativa congiunta. Ma restano dei nodi», dice Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Obesità e Diabete” e Vicepresidente vicario ANCI. «I fondi stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un’opportunità significativa. Non possiamo permetterci più i costi dell’inerzia».«Con il nostro sostegno alla Ibdo Foundation e l’Obesity Summit– dichiara infine Drago Vuina, General Manager e Corporate Vice President Novo Nordisk Italy– vogliamo contribuire a favorire il confronto tra tutte le parti interessate affinché le persone che vivono con l’obesità possano godere della migliore assistenza possibile e ricevere trattamenti adeguati».
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