Intervista
31 Luglio 2023 Da grande appassionato di tennis, e giocatore dilettante, Giuliano Amato utilizza una metafora efficace in una intervista uscita oggi su Repubblica
Da grande appassionato di tennis, e giocatore dilettante, Giuliano Amato utilizza una metafora efficace in una intervista uscita oggi su Repubblica: «La battaglia contro le palle da tennis che ci piovono in testa, e che in realtà sono palle di grandine mai viste, non è né di destra né di sinistra, ma una comune lotta contro la sopravvivenza».
L’ex presidente del Consiglio e della Corte Costituzionale interviene a tutto campo sulle questioni politiche nazionali e continentali, senza usare mezzi termini: parla esplicitamente di «terrorismo climatico» e di necessità di una concordia europea per combatterlo, come a suo tempo avvenne con il terrorismo politico. Restando all’Italia, un Paese vittima più di altri del cambiamento climatico, «non c’è più tempo per una transizione ecologica graduale».
Ma il problema non è solo nostro, si tratta di una questione di “salute planetaria”: «La transizione ecologica comporta un cambiamento radicale nella abitudini, nelle case che abitiamo, nelle automobili con cui ci muoviamo, nelle pratiche agricole, nei metodi di allevamento e pesca». Ai politici l’arduo compito di «convincere chi resiste, oppure ci avviamo verso un autentico disastro».
Dopo la diagnosi sui pericoli del futuro prossimo, la terapia. Secondo Amato, la tenuta alle elezioni spagnole dei socialisti e la contemporanea sconfitta dell’estrema destra di Vox sono di buon auspicio anche per le elezioni europee del prossimo anno: probabile che ne uscirà vittoriosa la “maggioranza Ursula” che sta governando oggi, basata sull’alleanza tra popolari e socialisti. Maggioranza di cui, auspica Amato, dovrebbe entrare a far parte anche Giorgia Meloni con i conservatori europei, di cui è presidente, evitando derive estremiste come quelle di certi negazionisti del clima: «Il terrorismo del clima non si sconfigge senza una voce politica uniforme».
Infine, parole molto dure nei confronti del progetto di autonomia differenziata portato avanti, in termini di riforma costituzionale, dal ministro Calderoli: occorrerebbe molto più tempo per approntare misure volte a evitare che il progetto crei ulteriori disuguaglianze tra Regione e Regione. Tempo che però il governo non concede: in questo modo si rischia di approvare una riforma che «spacca il Paese ed è incostituzionale».
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