Governo e Parlamento
28 Giugno 2023 Non è né è mai stata nell’agenda del governo di Centro-Destra una sanità pubblica che ceda terreno alle assicurazioni private ed all’offerta del privato puro. Il ministro Orazio Schillaci commenta i temi al centro delle marce a difesa del Servizio sanitario nazionale che i sindacati confederali, da lui ricevuti, hanno mobilitato la scorsa settimana in varie città italiane
Non è né è mai stata nell’agenda del governo di Centro-Destra una sanità pubblica che ceda terreno alle assicurazioni private ed all’offerta del privato puro. Il ministro Orazio Schillaci commenta i temi al centro delle marce a difesa del Servizio sanitario nazionale che i sindacati confederali, da lui ricevuti, hanno mobilitato la scorsa settimana in varie città italiane. «Né io né altri esponenti del governo abbiamo mai detto di voler privatizzare la sanità. Tuttavia – rilancia il ministro della Salute in un’intervista al quotidiano Repubblica – al SSN servono 3-4 miliardi», di cui «uno e mezzo per il personale». Non bastano certo –riconosce il Ministro– i milioni stanziati per le ore straordinarie dei lavoratori dei pronti soccorso: urge rilanciare tutto il personale e in particolare la medicina territoriale. Schillaci si riferisce ad un gap, uno scalone in discesa, che la spesa per il fondo sanitario sta per attraversare. Questa spesa (dati Gimbe) è passata da 132-133 miliardi del 2022 a 136 stimati per il 2023. Ma, in linea con i decreti di programmazione economica e finanziaria, scenderà di 3,5 miliardi per il 2024: è lì che Schillaci chiede di turare la falla. Come?
La ricetta è in primo luogo non buttare via i quattrini che ci sono. Quindi, spendere bene i soldi per l’altra faccia del servizio pubblico, cioè i 15 miliardi destinati dall’Unione Europea per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In merito alle realizzazioni (Adi, territorio, ammodernamento ospedali), Schillaci afferma che è avviato un dialogo proficuo con le regioni. Ma non è tutto: occorre ridurre gli sprechi, sia nella costruzione di case ed ospedali di comunità (che sconta ritardi), sia nel realizzare la digitalizzazione. E ancor prima occorre combattere, contenere, evitare le prestazioni inutili, quelle indotte dalla medicina difensiva, dalla paura di medici e tecnici sanitari di sbagliare. Il ministro aggiunge peraltro che la crisi della sanità italiana ha 20 anni. Inoltre, «non ci dimentichiamo che il mancato pagamento dei conti del Covid alle Regioni lo abbiamo ereditato dal governo precedente».
L’esperienza della pandemia indica in ogni caso che oggi i fondi vanno utilizzati al meglio, e soprattutto per la sanità territoriale. E sul territorio Schillaci risponde a una domanda precisa: il governo è favorevole o no al passaggio dei medici di famiglia a dipendenza? «Quale che sia l’inquadramento vogliamo che i medici operino con soddisfazione per aiutare il territorio. Prossima settimana li incontriamo per discutere del loro ruolo, anche nelle Case di comunità, che vengono create dallo stesso Pnrr». Sempre in tema Pnrr, la digitalizzazione diventa una sfida fondamentale per il Paese e per il SSN, «per raggiungere le persone al domicilio e combattere così le diseguaglianze, non solo tra Nord e Sud ma anche tra grandi e piccoli centri abitati. Anche su questo tema ci sono risorse del Pnrr».
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