Diritto sanitario
30 Maggio 2023 La procura di Brescia ha chiesto al tribunale dei ministri di archiviare l'inchiesta nei confronti dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia
La procura di Brescia ha chiesto al tribunale dei ministri di archiviare l'inchiesta nei confronti dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. È quanto si è appreso da fonti legali. La richiesta motivata della procura segue gli interrogatori dello scorso 10 maggio, quando i due esponenti politici si erano difesi davanti al tribunale dei ministri. I giudici ora hanno ancora qualche settimana di tempo (termine non perentorio) per decidere.
Secondo i familiari dell'associazione #Sereniesempreuniti, che riunisce le famiglie vittime del Covid "questa non è giustizia, con questa richiesta è stata tradita per l'ennesima volta la memoria dei nostri cari e il loro sacrificio".
"Ricordiamo che la procura di Bergamo, partendo anche dai nostri esposti - sottolineano - ha lavorato 3 anni a questa maxi indagine che coinvolge politici e funzionari a tutti i livelli. Le responsabilità accertate che hanno causato le morti dei nostri cari sono inconfutabili. Anche noi, con i nostri legali, da 3 anni ci battiamo per fare memoria e per ottenere la verità. Ora toccherà al tribunale dei ministri esprimersi: la questione non è chiusa. Confidiamo nella presa di coscienza di quanto accaduto, perché il Covid-19 non è stato uno tsunami come ci vogliono far credere: molte morti si sarebbero dovute evitare e qualcuno è responsabile di ciò".
Il team dei legali (avvocati Consuelo Locati, Giovanni Benedetto, Luca Berni, Piero Pasini, Alessandro Pedone) attendono ora la decisione del tribunale dei ministri e "di capire le motivazioni della richiesta avanzata dalla procura di Brescia, soprattutto a fronte delle evidenze documentali contestualizzate in un'indagine di 3 anni espletata in modo approfondito e coraggioso dalla procura di Bergamo. Come figlia di una vittima - conclude l'avvocata Locati - personalmente sento questa richiesta poco rispettosa, sotto il profilo squisitamente umano, della memoria delle vittime e dei familiari sopravvissuti che chiedono che la verità emerga all'esito di un procedimento in contraddittorio, come prevede peraltro un ordinamento democratico".
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