Pharma
14 Ottobre 2022 L'Europa sarà in grado di sostenere i pazienti e l'innovazione, mantenendo un ecosistema delle scienze che promuovono la vita, aiutando ad affrontare i problemi di accesso alla cura in collaborazione con l'industria e i paesi europei? Dopo la pubblicazione della legislazione farmaceutica dell’UE, il futuro del settore europeo delle scienze della vita rimane in primo piano
L'Europa sarà in grado di sostenere i pazienti e l'innovazione, mantenendo un ecosistema delle scienze che promuovono la vita, aiutando ad affrontare i problemi di accesso alla cura in collaborazione con l'industria e i paesi europei?
Dopo la pubblicazione della legislazione farmaceutica dell’UE, il futuro del settore europeo delle scienze della vita rimane in primo piano e Nathalie Moll, direttore generale di Efpia, lancia il tema cruciale degli investimenti e dell'innovazione sanitaria nello sviluppo europeo dei farmaci.
Fin dall'inizio di questa Commissione, gli obiettivi della Presidente Von der Leyen di garantire all'Europa la fornitura di medicinali a prezzi accessibili per soddisfare le sue esigenze e sostenere l'industria farmaceutica europea affinché rimanga un innovatore e un leader mondiale, hanno dato speranza a un’industria in cui gli investimenti sono sempre più diretti verso Asia e Stati Uniti. Oggi, infatti, il 47% dei nuovi trattamenti è di origine statunitense rispetto a solo il 25% proveniente dall'Europa (2014-2018).
La Dg di Efpia sostiene che questa Commissione, attraverso la revisione della legislazione, ha un'opportunità unica e forse l'ultima per mantenere un ecosistema di ricerca farmaceutica in Europa. Non è corretto pensare che ci troviamo davanti ad una scelta tra migliorare l'accesso, la disponibilità e l'accessibilità dei medicinali grazie all'ingresso anticipato dei vecchi farmaci generici, oppure garantire che la ricerca, lo sviluppo e l'accesso agli ultimi progressi per la cura del paziente avvengano in Europa.
Efpia chiede di sviluppare una strategia europea a più lungo termine (15-20 anni), creare stabilità e fiducia per attrarre investimenti biofarmaceutici nei 10-15 anni necessari per sviluppare un medicinale. Questo significa ripensare l’approccio alla ricerca, sviluppo e produzione di terapie avanzate, realizzando il potenziale della digitalizzazione, promuovendo politiche di approvvigionamento e tariffazione sostenibili. Inoltre, occorrerà investire in hub di livello mondiale per l'innovazione medica. La base per attuare tutto questo passa da un solido quadro di proprietà intellettuale leader a livello mondiale e un'evoluzione ambiziosa del quadro normativo dell'UE per garantire efficacia in futuro a fronte alla crescente domanda di risorse e rapido progresso scientifico.
In Europa la maggior parte degli strumenti politici che incidono sull'accesso alle cure, la disponibilità e il costo dei medicinali sono di competenza degli stati nazionali. Per compiere progressi reali è necessaria una comprensione condivisa e certa delle cause degli ostacoli e dei ritardi, mettendo in campo le giuste competenze. E alcune modifiche possono essere fatte a livello europeo.
Con oltre 8.000 nuovi farmaci in fase di sviluppo, la domanda per i responsabili politici europei non è se l'innovazione ci sarà, ma dove avverrà. E questo fa la differenza. È importante per i pazienti, per i nostri sistemi sanitari e per l'ecosistema della ricerca. È importante per la nostra resilienza, per l'occupazione e la crescita. Moll afferma che è necessario garantire che i pazienti europei non siano in coda o facciano affidamento su diagnostiche, trattamenti e vaccini sviluppati in altre parti del mondo. È cruciale garantire che la nostra comunità accademica, le PMI e la ricerca continuino a beneficiare dei 42 miliardi di euro che l'industria investe in ricerca e sviluppo in tutta la regione. L’obiettivo è che gli 840.000 dipendenti del settore in Europa continuino a poter scoprire, sviluppare e fornire nuovi farmaci proprio qui nell'UE, aiutando il settore a rimanere il principale contributore alla bilancia commerciale dell'Unione Europea.
Cristoforo Zervos
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