Governo e Parlamento
30 Novembre 2023 La Commissione Europea ha dato l’ok alla revisione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e alla quarta rata da 16,5 miliardi dei fondi europei. E anche la sanità tira un sospiro di sollievo. Ma faremo un 20% di cose in meno di quanto immaginavamo
La Commissione Europea ha dato l’ok alla revisione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e alla quarta rata da 16,5 miliardi dei fondi europei. E anche la sanità tira un sospiro di sollievo. Ma faremo un 20% di cose in meno di quanto immaginavamo e in qualche caso taglieremo i nastri più tardi. Lo spiega la Fondazione Gimbe in un’analisi comparativa sulla “rimodulazione” delle cose proposte inizialmente e quelle ora previste. Con i 15,6 miliardi di fondi europei della missione 6 Salute del PNRR non costruiremo più le 1350 case di comunità previste ma 1038, 312 in meno. Le centrali operative territoriali per la continuità assistenziale fra ospedale e territorio (e sociosanitaria) saranno 480 anziché le 600 previste; quindi, non tutti i distretti Asl le avranno a meno di non attingere ad altre risorse; inoltre, la loro realizzazione slitta di sei mesi, da giugno a dicembre del prossimo anno. Avremo 307 ospedali di comunità anziché 381. Avremo 2692 posti di terapia intensiva anziché 3500 (-808) e 3230 letti di terapia sub-intensiva contro i 4225 previsti, quasi mille in meno. Gli interventi di antisismica saranno 84 rispetto ai 109 preventivati. Quanto ai ritardi, pesa il posticipo di un anno e mezzo della scadenza sul riammodernamento delle grandi apparecchiature degli ospedali: non si compirà entro il 2024 ma entro giugno 2026.
Nei prossimi giorni il Governo varerà un decreto-legge che attua il Pnrr modificato. Il Ministro per gli Affari Europei, il Sud e il Pnrr Raffaele Fitto osserva che siamo l’unico paese UE ad aver ottenuto fin qui la quarta rata da Bruxelles. Il presidente Gimbe Nino Cartabellotta però ricorda che ci sono degli investimenti espunti. E sebbene si dica che questi investimenti saranno finanziati con risorse del programma di investimenti in edilizia sanitaria (legge 67/1988 articolo 20), «il documento approvato dalla Commissione Europea menziona tali fondi solo per compensare gli investimenti relativi all’antisismica». In particolare, nella nuova misura M6C2-10 bis si legano alla legge di 35 anni fa 225 milioni da destinare a progetti di ristrutturazione e modernizzazione degli ospedali. La rimodulazione alza inoltre da 800 mila a 842 mila il target minimo di cittadini sopra i 65 anni da prendere in carico in assistenza domiciliare e da almeno 200 mila a 300 mila il numero di pazienti assistiti in telemedicina, «un impegno indubbiamente condivisibile, la cui implementazione è tuttavia condizionata dall’inserimento delle varie prestazioni nei livelli essenziali di assistenza, che oggi includono solo la tele-neuroriabilitazione».
Ritardi e ridimensionamenti non sono tanto colpa di “inerzie” italiane: inflazione ed aumento dei costi di energia ed edilizia, sottolinea Cartabellotta, hanno fatto la loro parte. Ma adesso, visto «che tra gli obiettivi del PNRR vi è la riduzione delle diseguaglianze e che la distribuzione regionale delle opere da edificare non è omogenea, è indispensabile trovare un meccanismo di perequazione per evitare di lasciare indietro le Regioni meridionali». E in merito al Sud al momento nel documento approvato dalla Commissione Europea non vi è traccia dell’integrazione del “tesoretto” con i fondi dell’edilizia sanitaria, integrazione già ritenuta “non applicabile dalle Regioni”. Infine, «sull’incomprensibile taglio ai posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva sarebbe opportuno che le Istituzioni fornissero chiarimenti».
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