Farmaci
12 Giugno 2023Negli anni '70 era circa 30-40% la quota di principi attivi che venivano prodotti fuori dall'Europa. Vent'anni dopo - negli anni '90-2000 - era diventata del 60-70% e ora siamo anche oltre. Quindi è un problema reale di sicurezza, oltre che di salute, ed è anche un tema economico
"Do un dato per quantificare il problema: negli anni '70 era circa 30-40% la quota di principi attivi che venivano prodotti fuori dall'Europa. Vent'anni dopo - negli anni '90-2000 - era diventata del 60-70% e ora siamo anche oltre. Quindi è un problema reale di sicurezza, oltre che di salute, ed è anche un tema economico". È il quadro tracciato da Valentino Confalone, Country President di Novartis Italia, durante uno spazio dedicato al tema salute nell'ambito del 'Forum in Masseria', in corso in Puglia. "C'è un altro dato che mi piace ricordare: quando si parla di potenza di fuoco dell'export italiano si pensa subito al design, alla moda. In realtà la prima industria esportatrice italiana è l'industria farmaceutica", ha puntualizzato Confalone, spiegando che per "tutelare questo grande asset" va garantita "la sicurezza di tutta la fornitura e di tutta la filiera" e riportata, "dove e per quanto necessario, la manifattura di principi attivi, ma anche di terapie innovative, all'interno del Paese".
In Italia, in realtà, ha aggiunto, "abbiamo cominciato un dialogo, non solo con il ministro Orazio Schillaci, ma anche con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, con le Regioni e con il ministero delle Finanze" per "creare le condizioni amministrative e legislative che consentano alle aziende di trovare un terreno fertile per l'investimento in manifattura e in ricerca e sviluppo. Questa iniziativa è stata avviata ad aprile con un primo incontro" che "ha lanciato questa piattaforma".
"Il prossimo passo - ha osservato Confalone - è quello di dare concretezza, delle proposte che possono essere portate sul tavolo di lavoro anche ai nostri amministratori delegati a livello globale. È un sistema competitivo. La Francia e la Spagna già lo stanno facendo, ci sono alcuni primi passi che sono stati già avviati. Ad esempio, in tema di ricerca, a gennaio il ministro ha emesso i decreti attuativi di una normativa europea che ci consente di diventare più competitivi per attrarre investimenti in ricerca e sviluppo, attraverso una centralizzazione dei contratti, dei comitati etici, che consentirà di essere molto più veloci nell'avviare studi clinici". Questi "sono uno strumento essenziale non solo per la ricerca ma anche da un punto di vista economico. Perché ogni euro investito in ricerca ne genera 3 di valore economico nel Paese in cui viene investito".
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