Europa
08 Settembre 2022 Importanti scadenze si approssimano per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in sanità. La prima è a giorni, entro il 14 settembre devono essere presentati 1189 progetti per case di comunità, ospedali di comunità, centrali ospedalieri, territori...
Importanti scadenze si approssimano per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in sanità. La prima è a giorni, entro il 14 settembre devono essere presentati 1189 progetti per case di comunità, ospedali di comunità, centrali ospedaliero-territoriali e, sul fronte ospedali, strutture sicure dal punto di vista antisismico. La gara indetta da Invitalia a luglio è finanziata con 3,2 miliardi di euro complessivi. Le procedure sono state suddivise in lotti geografici e ogni lotto in sub-lotti relativi alle singole tipologie di prestazioni necessarie per realizzare le opere previste, ovvero servizi tecnici e di verifica della progettazione, lavori, lavori in appalto integrato e servizi di collaudo. La scadenza è un’occasione per fare il punto sulla realizzazione dei progetti previsti nella missione 6 Salute nel PNRR, a sua volta divisa in due componenti: la “territoriale” C1- Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza territoriale, finanziata per 7 miliardi complessivi, e la più “ospedaliera”, la C2- Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale, finanziata con 8,6 miliardi. Per quanto attiene alla prima componente, a giugno è stato varato il decreto del ministero della salute numero 77 che detta le specifiche delle case di comunità, degli ospedali di comunità e delle centrali ospedaliero-territoriali da costituire. Lo stesso decreto ha gettato le basi per la nuova assistenza domiciliare che dovrà prendere in carico 800 mila nuovi ultrasessantacinquenni con problemi cognitivi o di deambulazione entro metà 2026. Il 24 maggio un decreto ulteriore aveva dettato le specifiche per far entrare la telemedicina nell’assistenza di prossimità.Per gli ospedali, si attende la revisione del decreto ministeriale 70 del 2015, una volta completato il giro dei pareri delle società scientifiche.
Metà dei circa 17,5 miliardi complessivi previsti per realizzare le missioni del PNRR è già stata erogata all’Italia. Nell’ottica del PNRR, e dell’Unione Europea, ognuno dei capitoli delle componenti territoriale ed ospedaliera in cui è suddivisa la missione 6 è finanziato con somme da impiegare in contemporanea. Vanno cioè realizzati tendenzialmente insieme sia le Case di comunità finanziate per complessivi 4 miliardi (ma il DM 77 si è soffermato sulle principali, le “hub”, due a distretto Asl), sia l’assistenza domiciliare che pesa per 2 miliardi includendo ormai la voce “telemedicina” che attinge ad un miliardo, sia le cure intermedie e gli Ospedali di comunità finanziati per 1 miliardo, sia le centrali ospedaliero territoriali che pesano per 280 milioni. E in ospedale, vanno finanziati insieme il rinnovo del parco macchine, l’antisismica, i fondi per implementare il Fascicolo Sanitario Elettronico e per la formazione degli operatori sanitari, inclusi i temi di telemedicina (che per inciso è voce della componente territoriale).
Tra i target raggiunti, il riparto: lo Stato ha suddiviso i fondi per il PNRR alle Regioni, al Sud nella componente territoriale è andato il 40% dell’ammontare globale. Resta un importante capitolo da scrivere: il rinnovo a livello nazionale delle convenzioni dei medici del di famiglia-continuità assistenziale, pediatri, specialisti, che darà il via agli accordi regionali incaricati di far entrare le aggregazioni di medici di famiglia, gli infermieri di comunità ed il resto del personale nelle “case” secondo gli indici dettati dal decreto ministeriale 77. Va inoltre espunto dal DM 77 il dettaglio organizzativo della futura assistenza domiciliare, che andrà messo a fuoco dalle singole regioni: ogni regione deve presentare un progetto di ADI in cui siano contemplate anche visite e prestazioni da remoto, da attuarsi realizzando progetti di telemedicina. Alcune regioni hanno gettato le basi (la Lombardia ha revisionato il suo modello organizzativo di sanità già a fine 2021 con un intervento legislativo), altre sono attese, si va come sempre in ordine sparso.
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